Revue Romane, Bind 33 (1998) 1

Eugen Lozovan 1929 -1997

Paola Polito

«Partout ici on psalmodie «Stille Nacht, heilige Nacht!» : des notes douces comme les bonbons des arbres de Noël voltigent et se posent comme les flocons de neige. Oui, elle doit être joyeuse cette veillée de Noël jusque dans le foyer le plus modeste de cette grande ville d'un pays au milieu duquel je suis seul.» Così scriveva da Vienna le sue «premières lignes d'homme libre» il 24 dicembre 1950. La drammatica evasione dalla Romania, realizzata con la complicità francese in una Vienna occupata e divisa, avrebbe posto l'avventura terrestre dell'allora ventenne, brillante studente moldavo sotto il segno dell'esilio, geografico ed esistenziale. Assolvente del liceo classico nel 1947, aveva frequentato alla Facoltà di Filologia di Bucarest le sezioni di franceseitaliano e di inglese-tedesco, assistendo ai corsi di filologia romanza, linguistica generale, lingua spagnola, portoghese, russa. Superata la cortina di ferro, sono degli anni 1951-1953 gli studi di perfezionamento alla Sorbonne in lingua e letteratura italiana con Henry Bédarida, a Strasbourg in italianistica con Paul Renucci e in linguistica generale con Em. Laroche, a Louvain in dialettologia generale e romena con Sever Pop. Alla licence-ès-lettres in lingua e letteratura italiana (giugno 1953) e al diploma di studi superiori in lingue moderne (novembre 1953), faranno seguito studi specialistici (1953-1957) l'École Pratique des Hautes Études di Parigi (etruscologia, archeologia e epigrafia con Raymond Bloch, slavistica con André Vaillant, dialettologia e onomastica con Albert Dauzat, paleografia latina con R.Marichal). A questi anni di formazione risalgono i contatti con altri romeni della diaspora, tra cui Mircea Eliade, N. I. Herescu, Scarlat Lambrino, Constantin Marinescu, Basii Munteanu, Grigore Nandri§, Sever Pop, Petre Sergescu, Emil Turdeanu. Padri spirituali dichiarati saranno in particolare il latinista N. I. Herescu, cui affermava di dovere il riorientamento verso la filologia classica, e Basii Munteanu, delle cui opere — nel corso degli ultimi anni — curò amorevolmente edizioni e riedizioni insieme alla nipote di questi, Ruxandra D. Shelden. Di grande ispirazione, anche i contatti con Jules Marouzeau, Georges Dumézil, Jérôme Carcopino.

La costellazione di luoghi abitati e visitati, la molteplicità di interessi scientifici, la lista impressionante di studi sulle più prestigiose riviste di specialità, la fitta e svariata corrispondenza intellettuale con studiosi d'ogni dove testimoniano d'un inesauribile spirito da incursionista che, sostenuto da grande erudizione e libertà di pensiero, permise a quésto danese d'adozione, «rimasto il Romeno di sempre nelle fibre del corpo e nei più intimi recessi dello spirito», di rielaborare la separazione e il lutto facendone una forza di conquista del nuovo, senza soggezioni, con una facilità e un'eleganza seducenti. La Danimarca costituì nella sua geografia personale il

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rifugio, luogo della riflessione, da cui potersi aprire al mondo: la partecipazione ai tanti congressi internazionali, i viaggi come conferenziere ad Heidelberg (1961), Londra e Oxford (1967), Lund (1967-69), Roma (1977), Argentina (1968) e come visitingprofessor di filologia romanza alla Harvard University di Cambridge, Mass. (1975-76). Ma il mondo libero non significò oblìo delle radici, e gli argomenti dei principali studi pubblicati lo dimostrano, fino all'ultimo progetto (purtroppo non realizzato) di una storia della letteratura romena che, oltre a «rileggere» la cultura novecentesca, includesse gli scrittori della diaspora, la memorialistica carceraria e le opere censúrate. La formazione multilaterale attinta tra Romania e Francia si riflette nella produzione: dai primi articoli di linguistica (tra cui «Le partage politique de l'Europe et la scission linguistique. Les tendances actuelles de la langue roumaine», Boletinul Biblioteca Romàne, Freiburg i. Br., 11, 1954) e di onomastica (es. «La toponymie roumaine dans les cartes et les portulans italiens», Revue Internationale d'Onomastique, 13,1961), agli studi classicisti, precipuamente su Ovidio, di cui in qualche modo sentiva di condividere il destino («Ovide et le bilinguisme», in: N. I. Herescu (ed.), Ovidiana, Paris, 1958; «Réalités pontiques et nécessités littéraires chez Ovide», in: Atti del Convegno Internazionale Ovidiano, Roma, 11, 1959; «Ovide, agonothète de Tomes», Revue des études latines, XXXIX, 1961; «Ivs inivstum chez les Gètes de Tomes selon Ovide», Revue des études latines, 68, 1990), ai contributi eruditi di carattere storico sull'evoluzione della romanità orientale nel Basso e Medio Danubio (fra cui le prestigiose collaborazioni «Byzance et la romanità scythique» e «Romains et Barbares sur le Moyen-Danube», in: Altheim, Franz (ed.), Geschichte der Hunnen, 11, Berlin, 1960; nonché «De la Mer Baltique à la Mer Noire», in: Altheim, Franz e Stiehl, Ruth (eds), Die Araber in der Alten Welt, 11, Berlin 1965), ai saggi sui rapporti della romanità con altre popolazioni (fra cui «Autour des rapports ponticoméditerranéens»,Bollettinodell'Atlante Linguistico Mediterraneo, 2-3, 1960-1961,e«Latinité et de Dacie», in: Actas del XI Congreso international de linguistica y filologia románicas, Madrid, 1968), agli articoli sui rapporti tra spazio romeno e spazio scandinavo, dal tempo dei vichinghi all'era moderna (fra cui «Les Vikings sur le Danube», Bollettino dell'Atlante Linguistico Mediterraneo, 10-12, 1968, e «Varègues, Roméens et lions du Pirée», Revue Romane, Vili, 1973), agli studi fondamentali su Dimitrie Cantemir e su Bogdan Petriceicu Haçdeu (degli anni 70 e '80), fino alle ricerche genealogiche e agli scritti sul metodo storico (degli anni '90, cfr. «Limitele cunoaçterii istorice» (I limiti della conoscenza storica), Domi, V, 67, 1995). Degli ultimi anni, le traduzioni in italiano delle prime due raccolte poetiche di Lucian Blaga, per l'edizione «Dorul» di Aalborg, e nell'ottobre 1997 un viaggio eroico in Romania, dove si trascinò ormai gravemente

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malato, per un incontro memorabile con gli studenti di Bucarest, cui lasciò
un testamento spirituale.

Il 3 dicembre 1997, nel suo appartamento di Skodsborg davanti al mare, si è spento un amico insostituibile, un uomo di grande cultura e umanità, insieme orgoglioso e riservato, che se ne è andato come ha vissuto: solo come soltanto gli esuli sanno esserlo. Sâ-pfte farina u§oarâ, Eugène.