Revue Romane, Bind 29 (1994) 2

Giacomo Leopardi. Rezeption - Interprétation - Perspektiven. Ed. Hans Ludwig Scheel e Manfred Lentzen. Stauffenburg Verlag, Tübingen, 1992.

Jørn Moestrup

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La Deutsche Leopardi-Gesellschaft, fondata nel 1989, tenne nel novembre del 1990 il suo primo congresso, a Bonn e Colonia, di cui nel 1992 sono stati pubblicati gli atti. Si tratta di un nutrito volume di quasi 300 pagine, contenente 23 studi e manifestazioni varie, che costituisce un valido contributo alla critica leopardiana. Il libro si apre con un esposto sul progetto Leopardi nel mondo, del direttore del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati, Franco Foschi, in italiano e in tedesco. Gli altri interventi del volume, 19 in tedesco e 4 in italiano, hanno tutti in appendice il riassunto in tedesco/italiano. Leopardi nel mondo decorrerà almeno fino al 1998, anno del secondo centenario della nascita, e E F. elenca dodici punti in cui si articola il progetto che ingloba la ricerca sistematica dei manoscritti, traduzioni, edizioni, tesi di laurea, mostre ecc.

Gli studi del volume sono pubblicati in ordine alfabetico secondo autore e spaziano nei più vari campi della ricerca leopardiana. Due tematiche risaltano in ogni modo, per avere attirato il maggior numero di contributi, la prima riguarda i rapporti intertestuali, in senso lato, la seconda comprende le analisi dedicate a specifiche opere di L.

Rudolf Baehr {Rolle und Bild Giacomo Leopardis in Marbot. Eine Biographie von Wolfgang Hildesheimer, p. 9-17) informa sulla presenza di L. coprotagonista in un romanzo best-seller uscito in Germania nell'B4 e accolto con favore anche dai recensori. - Gerhardt Damblemont {Cioran e L., p. 19-28) mette in evidenza la straordinariaaffinità spirituale fra L. e il poeta-filosofo rumeno E. M. Cioran (n. 1911), confermataa voce anche dallo scrittore rumeno, a tal punto che Cioran sente la necessità di distanziarsi dal suo grande predecessore per «serbare la propria identità intellettuale ed estetica» ! (p. 27). - Tobias Eisermann {Weihnachten aufCeylon oder vom Primat der Phantasie gegeniiber der Wirklichkeit. Bemerkungen zu Leopardi und Gozzano, p. 29-41) conferma il ruolo di L. quale grande modello per la lirica di Gozzano, insistendosul tema dell'immaginazione, unica via di salvezza dalla deprimente realtà. - Vito R. Giustiniani {Leopardi und Pascoli, p. 73-84) fornisce un esposto circostanziato sul rapporto tra i due scrittori: «Nessun altro poeta ha agito sul Pascoli cosi come il Leopardi, né il Leopardi ha agito su alcun altro poeta come sul Pascoli» (p. 84). Una serie di riscontri puntuali mostrano la giustezza di questa affermazione, e la parentela spirituale fra i due comporta una grande somiglianzà nell'abbordare vari temi, fondamentalinelle rispettive liriche, amore e morte ad esempio. - La vicinanza non annulla, evidentemente, sostanziali differenze, dovute non solo alla diversità dei momenti storicicoinvolti, ma anche alla presenza di due temperamenti molto diversi e, per alcuni aspetti, opposti - basti pensare al tendenziale ottimismo del Pascoli vis-à-vis il profondopessimismo leopardiano. - Manfred Lentzen (Ungaretti und Leopardi, p. 183-200) si occupa in primo luogo dell'attività teorica di Ungaretti intorno a L., raccolta nei due volumi Saggi e interventi (1974) e Lezioni su Giacomo Leopardi (1989) e risultata soprattutto dai corsi delle università di Sao Paolo (1933-42) e Roma (1942-58). M. L. passa poi a esaminare le tracce che la poesia di L. ha lasciato in Ungaretti e passa in rassegna una serie di casi, alcuni veramente sorprendenti per la stretta affinità di sentire che rivelano fra i due poeti. Nel grande revival lirico di L. degli anni 20 e 30

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Ungaretti è indubbiamente tra coloro che con maggiore profondità hanno riassorbito
la lezione leopardiana, processo non ostacolato dalla sua conversione religiosa del '28.

Nella sezione degli studi che prendono avvio da una determinata opera del L., o da un piccolo gruppo di opere, si raccolgono sei contributi. - Alberto Folin (L'immaginario festivo in Leopardi: La sera del di di festa, p. 43-54) presenta una originale e alquanto nebulosa lettura del testo esaminato, interpretato come meditazione sull'idea della festività. A. V. considera il concetto di festivo una «Modalitàt der Existenz» nel pensiero leopardiano, zona metafisica e punto di partenza per «ein Fragen nach dem Wesentlichen», tesi non priva di oscurità. - Cesare Galimberti (Due «incompiute»: II Natale di Manzoni e l'inno Ad Arimane di Leopardi, p. 55-62) istituisce un confronto fra due liriche il cui tema centrale è quello della teodicea, secondo la terminologia di Leibnitz: la compresenza del male e della giustizia nel mondo e il rapporto della dicotomia con una divinità considerata onnipotente dalla teologia cristiana. Nella poesia di Manzoni ne risulta un atteggiamento che finisce per inchinarsi di fronte al mistero, ma scosso e tormentato dall'inquietudine - per il L. il conflitto insolubile è un'altra testimonianza della profonda assurdità dell'esistenza e della insensatezza dell'idea cristiana di Dio, sostituita dalla divinità persiana del male che da il titolo alla sua poesia. - Albert Cìier (Die Gegenwart als Vor-Vergangenheit. Il passero solitario von Giacomo Leopardi, p. 63-71) analizza il testo, individuando nella meditazione sul concetto di tempo il suo nucleo centrale. Rafforza la sua interpretaziune con sottili indagini stilistiche, interessandosi innanzitutto alla posizione nell'insieme delle parole chiave. - Georges (ìiintert (Der Dichter und der Mond. Unromantische Betrachttingen zii einem romantischen Thema, p. 85-99) si occupa di tre poesie del L. in cui la luna ha una parte molto importante, contribuendo con uno degli studi più interessanti del volume. Il G. sceglie tre liriche che sorgono da momenti decisivi nell'esistenza del poeta, Alla luna, dell'epoca dei primi idilli, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia che appartiene al biennio (approssimativo) dei grandi idilli 1828-30, e // tramonto della luna, rappresentante gli ultimi anni. Eesame dei tre testi è condotto con perfetta padronanza dell'informazione critico-filologica attualmente disponibile. Vengono utilizzali con senso dell'equilibrio gli strumenti dello strutturalismo narratologico, commisurali alla concretezza della bio-bibliografia. Un topos della letteratura romantica viene cosi esaminato nel concreto poetare, e ne risultano estratti con finezza i significati cangianti, accordati con le necessità esistenziali e le attitudini conseguenti in ognuna di queste tre fasi tanto diverse della vita del L. - Klaus Ley (Consalvo redivivo ? Zar Rezeption von Leopardis Consalvo bei Francesco de Sanctis und Giosuè Carducci, p. 201-15) ristudia una poesia apparsa per la prima volta nell'edizione Starila del I<S35, ma di incerta datazione - tentando di gettare le basi per una nuova e più positiva valutazione del componimento, da Carducci in poi considerato tra i meno riusciti del recanatese, ma amato dai contemporanei, ad esempio da De Sanctis. In appoggio alla sua rcinterpretazione del Consalvo, e soprattutto del finale, K. L. si serve anche della parodia desanctisiana, Consalvo redivivo, forse già del 1838. - Nel contributo di Franco Musarra (Marche ironiche nella Storia del genere umano delle Operette morali, p. 217-25) vengono analizzati in dettaglio i procedimenti tecnici adottati dal !.. a sostegno dell'impianto ironico del suo discorso, nel testo prescelto in particolare e nelle Operette morali in generale.

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Fra i nove studi che ancora arricchiscono il libro, Horst Heintze (Zii Leopardis Petrarcaverstandnis, p. 101-08) disegna la parabola dei rapporti di L. con Petrarca, dall'ammirazione per il modello classico nel ragazzo tredicenne al deciso rifiuto del maturo poeta romantico che compila l'antologia di Stella. - Heinz Gerd Ingenkamp (Leopardi und Schopenhauer iiber die Musik, p. 109-24) cita De Sanctis che aveva insistito sulla comunanza di spirito tra L. e Schopenhauer. La più recente critica leopardiana in Italia tende a ridurre fortemente la presenza di questo elemento, e il loro diverso modo di accostarsi alla musica conferma la sostanziale diversità di vedute fra i due. - Franca Janowski (Mythos un Skepsis. Leopardis Gratwanderung zwischen Romantik und Aufklàrung, p. 125-40) indaga la concezione della natura in L., evolutasi nel tempo attraverso tre fasi, esemplificate dal Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, dalle Operette morali e dalla Ginestra. In un primo momento L. mitizza la natura, serbatoio di poetiche immagini, per poi capovolgere la propria posizione nelle Operette morali, in cui già è presente quella visione nichilistica, che F. J. vorrebbe spiegare con l'influsso della discussione francese sul problema della teodicea. F. J. tenta un paradossale e stimolante accostamento fra L. e Sade - l'unico nel 700 francese che ha ritratto con la radicalità leopardiana la malvagità della natura. Il testo che serve come punto di partenza di F. .1. in questo contesto è il Dialogo della natura e di un islandese delle Operate morali. - La terza ed ultima fase del tormentato rapporto di L. con la natura presenta un atteggiamento più dialettico, tra affermazione e negazione. - Hans Peter Klaus (Die Erziehung des Hermaphroditen. Zu Leopardis Fragmenten Seno/onte e Machiavello, p. 141-54) studia i tre frammenti della novella indicata nel titolo, e Adrian La Salvia (Nachrìcht von den Dichtern, die unsere Erde kaum berilhren. Giacomo Leopardi und Deutschland 1900-1930, p. 155-82) scrive su L. e la Germania, dove l'interesse per la sua opera è molto grande già nella seconda metà dell'Ottocento - nel 1878 esce la classica traduzione integrale dei Canti di Paul Heyse. non diminuisce nel primo terzo del nostro secolo, e A. L. S. ne elenca alcune manifestazioni: traduzioni, casi di intertestualità, contributi saggistici. Fra i nomi ricordati più importanti si trovano quelli di Rudolf Pannwitz, Otto zur Linde, Franz Spunda e Theodor Daubler. - Sebastian Neumeister (Leopardi e la fama letteraria nell'Ottocento, p. 227-40) si occupa del giudizio di L. sul pubblico letterario del suo secolo - un pubblico di massa. - Latteggiamento di L. concorda con quello di colleghi di altri paesi europei, contemporanei o leggermente posteriori, il Baudelaire ad esempio. - Massimo Mandolini Pesaresi («Platonisches» Klima bei Leopardi, p. 249-59) cerca in un insolito e penetrante contributo di dare un conenuto più concreto alla vexata quaestio del platonismo leopardiano. Dopo avere elencato una serie di temi, per i quali l'applicazione del concetto di platonismo appare vanamente giustificabile, tenta di stabilire alla fine - sulla scia di Pater in Piato and platonism - un legame fra lo stile di L. e la sua filosofia. Piatone ha formulato, nello Stato, una dottrina basata sull'askesis, termine che risponde egregiamente all'ideale stilistico perseguito da L. nella parte più alta della sua lirica e che d'altronde si trova in perfetta corrispondenza con la tragica semplicità della sua visione dell'esistenza.

Pur nella sua estrema genericità l'abbinamento dei due aspetti dell'attività leopardiana costituisce una premessa indispensabile per lo studio delle opere, e l'indicazione di una fonte platonica o - se non altro - un evidente parallelismo, costituisce una interessante proposta.

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Hans Ludvvig Schccl (Leopardi unii die Antike. Die wesentlichen Aspekte, p. 261-71) di lare il punto a una problematica cui spesso gli studiosi del L. sono ritornati negli ultimi decenni e che ha formato l'argomento di un intero congresso nel 1980, Leopardi e il mondo antico, di cui gli atti sono stati pubblicati (Firenze, 1982).

Merita una menzione particolare l'articolo di Hmilio Peruzzi: Die Handschrift der Zibaldone in der Ausgahe der Scuola Normale di Pisa (p. 241-47). Fra le pubblicazioni del decennio celebrativo 1987-9N, tra i 150 anni dalla morte e i 200 dalla nascita, l'edizione fotográfica in 10 volumi dello Zibaldone di cui parla il Peruzzi nel suo intervento - è senza dubbio una delle iniziative più importanti. Esistono ottime edizioni del testo, l'ultimo del 1992 in tre magnifici volumi, ma nessuna riproduzione tipografica è in grado di rendere piena giustizia a un manoscritto ricco di cancellature, note in margine e altre), e soprattutto dovrà fare a meno di quel prezioso fonte di datazione che è la chiarissima scrittura del poeta. Per una precisa cronologia delle aggiunte e delle correzioni, ad esempio, spesso la forma delle lettere permette conclusioni sicure, e l'analisi della scittura ci da, quindi, indirettamente, anche informazioni più valide sull'evolversi delle idee e degli atteggiamenti di L. Con questa straordinaria edizione gli studiosi hanno avuto a disposizione uno strumento di lavoro veramente unico.

Il volume termina con due appendici, il primo con una scelta da una nuova traduzione
tedesca dei Paralipomini. il secondo contenente un esposto sulla formazione
letteraria dei futuri insegnanti tedeschi di italiano.

Università di Odense