Revue Romane, Bind 28 (1993) 1

Leonardo Salviati: Regole della toscana favella. Edizione critica a cura di Anna Antonini Renieri. Grammatiche e lessici pubblicati dall'Accademia della Crusca. Presso l'Accademia, Firenze. 1991, 193 p.

Gunver Skytte

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Nell'anno 1573, per effetto dello spirito della Controriforma, fu pubblicata un'edizionepurgata del Decameron, risultato della cosiddetta «rassettatura». Laccoglienza del lavoro boccaccesco maltrattato fu tanto negativa che si sentì immediatamente il bisogno di rimediare con un'edizione fedele all'originale. Lincarico di curare la ristampafu affidato al cavalier Salviati, fondatore dell'Accademia della Crusca. E già nel

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1582 uscì // Decamerone di messer Giovanni Boccacci, cittadin fiorentino, di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi antichi, e alla sua vera lezione ridotta dal cavalier Lionardo Salviati, deputato dal Sereniss. Gran Duca di Toscana, con permessionede'Superiori, Venezia, Filippo, Jacopo e Fratelli Giunti, 1582.

Frutto di questo lavoro filologico fu l'opera Degli avvertimenti della lingua sopra 'l
Decamerone, Venezia, 1584, ed è soprattutto come autore di questa che il Salviati è
rimasto noto fino ad oggi.

Nel 1956, con la pubblicazione dell'articolo Una grammatichetta inedita del cav. Lionardo Salviati, in «Giornale storico della letteratura italiana», CXXXIII, 1956, pp. 544-572, lo studioso inglese Peter Brown rivela l'esistenza di una grammatichetta inedita, e fino ad allora sconosciuta, di Leonardo Salviati, della quale Brown ha scoperto due codici manoscritti nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Grazie all'attento esame filologico condotto dalla studiosa italiana Anna Antonini
Renieri, l'Accademia della Crusca ora ha potuto pubblicare un'edizione critica delle
Regole della toscana favella del Salviati.

Anna Antonini Renieri, che già con la pubblicazione dell'articolo La lessicologia di Leonardo Salviati, in «Studi di grammatica italiana», XI, 1982, pp. 101 sgg., aveva dimostrato la sua profonda conoscenza delle opere del Salviati, e che ora sta preparando un'edizione anastatica degli Avvertimenti, nella dettagliata Introduzione (p. 11-150) Regole (p. 151-186) mira soprattutto a dare una convincente dimostrazione della paternità dell'opera adducendo confronti e paralleli di stile, contenuto e metodologia riscontrabili negli Avvertimenti (di elaborazione posteriore alla grammatichetta). Ma oltre a ciò, la sua esposizione ha uno scopo ancora più interessante, e cioè di contribuire ad una rivalutazione dell'atteggiamento del Salviati rispetto alla questione della lingua. Di solito si accosta il Salviati al Bembo: «Interpretare il Salviati come il più ortodosso seguace di Pietro Bembo, è luogo comune della critica linguistica» (p. 110), considerandolo piuttosto un «retorico» o un uomo letterato, contrario alla grammatica normativa.

Con la grammatichetta in mano, A.A.R. dimostra che il Salviati, invece, non è «avverso alla legislazione grammaticale del volgare» (p. 122). Le asserzioni di antigrammaticalismo degli Avvertimenti, normalmente citate in favore di tale giudizio, sono invece dirette «contro un certo modo di far grammatica», e più precisamente, contro i «latini gramatici» (p.112). Attraverso un'analisi minuziosa A.A.R. arriva ad una coerente e rinnovata interpretaziune del concetto della lingua in Salviati. Infatti, il Salviati non si oppone alla grammatica, bensì alla grammatica «universale», accorgendosi dell'inadeguatezza delle categorie della grammatica latina per descrivere il fiorentino. In altre parole, l'analisi della AA.R. ci rivela un Salviati linguista, aderente al principio della struttura immanente della singola lingua. Se, ciononostante, egli mantiene la terminologia della tradizione, è, come avverte esplicitamente, per ragioni pratiche, per non rendere troppo difficile la lettura al lettore abituato alla terminologia della grammatica latina.

In questo contesto vorrei ricordare un lavoro (non compreso nella pur ampia bibliografia della A.A.R.) dello studioso svizzero Rudolf Engler Philologia Linguistica:Lionardo Salviatis Kommentar der Sprache Boccaccios (1584/86), in Paolo Ramat et al., TheHistory ofLinguistics in Itafy, Benjamins, Amsterdam/Philadelphia, 1986, p. 85-105. In questo articolo, Engler discute, tra l'altro, una questione di categorizzazioneassai interessante nella trattazione del Salviati: la identificazione dell'articolo

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indeterminativo uno, corne categoria diversa dal numerale omonimo italiano (e dal- YUNUS latino), sotto l'etichetta di accompagnanome. Secondo Engler, Yaccompagnanomepresso il Salviati rappresenterebbe una «'neuentdeckte' Wortart» (op. cit. p. 97). La storia dell'articolo indeterminativo merita, senz'altro, uno studio approfondito.A parte Salviati (negli Avvertimenti) e Buommattei, esso sembra inosservato per un lungo periodo dai grammatici italiani (forse fino al Fornaciari?). Nelle Regole, invece, non figura l'accompagnanome, e sotto la categoria articolo sono menzionate, come in molte grammatiche italiane successive, solo le forme dell'articolo determinativo.

Ci auguriamo che A.A.R., tanto accurata nel trattare in questa l'atteggiamento del Salviati rispetto alla categorizzazione in genere, nella prossima edizione degli Avvertimenti, che attendiamo con il massimo interesse, dedichi una parte dell'esposizione introduttiva alle singole categorie grammaticali adoperate dal Salviati, anche nella prospettiva della grammaticografia rinascimentale in Italia.

Concludendo, vorrei rilevare che l'Accademia della Crusca e Anna Antonini Renieri
con la pubblicazione delle Regole del Salviati hanno dato un importante e bellissimo
contributo alla storia della linguistica e della grammaticografia in Italia.

Università di Copenaghen