Revue Romane, Bind 26 (1991) 1

Lars Larsson: La sintassi dei pronomi relativi in italiano moderno : con particolare riguardo alla concorrenza tra che e prep. + cui/il quale nella proposizione relativa ad antecedente temporale. Uppsala, 1989. 322 p.

Erling Strudsholm

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Come indicato nel titolo della tesi di Lars Larsson (LL), lo scopo del presente libro è uno studio della sintassi dei pronomi relativi nelle proposizioni relative ad antecedente temporale, specialmente della concorrenza tra le forme che, in cui/nel quale e quando nella relativa temporale. Lautore si chiede se le diverse possibilità siano intercambiabili in tutti i contesti o se ci siano fattori particolari, formali o semantici, che ne restringano l'uso a una sola di esse. LL constata che le grammatiche spesso esprimono giudizi opposti, e questo è, secondo LL, un segno che l'alternanza non è ancora stata studiata nei suoi particolari, cosicché lo scopo dell'autore è appunto di fornire dati più precisi sull'uso dei pronomi relativi, sia in generale che nella relativa temporale.

Nel primo capitolo, Introduzione, LL presenta il suo metodo. Studio sincronico basato su una solida documentazione, il cui punto di partenza è un corpus di lingua scritta: 30.000 pagine di prosa letteraria a diversi livelli stilistici, articoli di quotidiani e settimanali, tutti pubblicati dopo 1965, questo lavoro è fondato su dati empirici, tratta manifestazioni concrete e non le possibilità teoriche del sistema. Lo studio comprende

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dati statistici sulle frequenze delle diverse possibilità della lingua. Troviamo brevi definizioni dei termini fondamentali: come introduttori di proposizioni relative vengonoelencati che, come, cui, dove, il quale e quando, e un sintagma relativo viene caratterizzato come un sintagma in cui è presente un pronome relativo; una relativa avverbiale è una relativa in cui un sintagma relativo ha funzione avverbiale. Lo studio è basato sulla «classica» bipartizione fra relativa appositiva e relativa determinativa; però la problematica di questa distinzione non viene discussa. Come indica l'autore, questo studio non è una discussione sulla proposizione relativa in generale, né una discussione sulla distinzione dei vari tipi di relative.

Nel secondo capitolo, / relativi nell'italiano moderno, LL presenta la letteratura già esistente sui pronomi relativi italiani. Come principale studio precedente viene menzionato lo studio di Noordhof, La construction relative en italien, del 1937, cui si deve la conoscenza della sintassi dei pronomi relativi nell'italiano moderno; benché si tratti di uno studio diacronico, è la descrizione più completa. Sono inoltre menzionate le opere di G. Cinque, G. Herczeg, P.-M. Hottenroth e J. Schmitt Jensen, che però ogni tanto portano informazioni contraddittorie. Sono inclusi anche studi dei pronomi relativi in altre lingue, dato che questo lavoro si basa in parte su studi comparativi della sintassi dei pronomi relativi in altre lingue romanze. In un primo tentativo di descrivere e classificare i pronomi relativi e il loro uso le forme sono limitate a che, cui, il che e il quale. Il criterio fondamentale per la descrizione, il genere e la forma dell'antecedente, oppone che e cui, che sono indifferenti al criterio adottato per le forme // che e il quale; il che viene considerato una forma neutra di il quale. Il secondo criterio, la funzione del relativo all'interno della relativa o del sintagma relativo, rivela la concorrenza tra che e il quale in funzione di soggetto, cui e il quale in funzione di regime, che e il che come soggetto con antecedente neutro, e che, il che e cui in funzione di regime, essendo questi i casi in cui più forme sono in concorrenza. Come terzo criterio viene menzionata la distribuzione dei relativi nelle relative determinative e appositive, un criterio però che LL indica come insufficiente per una eliminazione di alcuno dei quattro casi di concorrenza soprammenzionati. Nelle sezioni seguenti del secondo capitolo vengono descritte le proprietà sintattiche dei relativi che, cui, il quale e il che. Fra l'altro, viene messo in rilievo che cui e il quale attributivo si distinguono dagli altri pronomi, perché possono essere subordinati a un altro membro della relativa. Una breve descrizione dell'uso dei relativi secondo la loro funzione grammaticale include quella delle forme avverbiali come, donde, dove, onde, ove e quando. Come soggetto, oggetto e predicato nominale viene descritto l'uso di che, il che e // quale, come attributo l'uso di cui e il quale, come regime quello di che, il che, cui, dove e il quale, e da ultimo, in uso avverbiale, l'uso delle forme avverbiali sopraelencate.

Nel terzo capitolo, Che: subordinatore polivalente, troviamo una discussione dei diversi usi del che come subordinatore universale; LL però, invece di universale preferisceil termine di che polivalente, visto che il che non può apparire in qualsiasi contesto.Lo scrittore distingue fra 3 tipi diversi di che (p. 53): 1. che congiunzione semplice, 2. che elemento di congiunzione «composta» o di «locuzione congiuntiva» {benché, a condizione che, ammesso che, mentre che, ora che, prima che), 3. che relativo. E questi 3 tipi si possono ridurre a due, visto che nel secondo caso il che è o relativo (ora che) o completivo {prima che). Il che congiuntivo è un introduttore generale, una congiunzionesemplice, che troviamo nei suoi vari usi in proposizioni avverbiali e che assume il suo valore semantico secondo il contesto; in funzione relativa l'introduttore della

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relativa non è distinto in genere e numero, è privo di significato proprio, ma qui LI. assegna al che una funzione grammaticale. LL indica però come il limite fra il primo e il terzo tipo non sempre sia definibile. Per quanto riguarda l'uso del che in «italiano popolare» LL presenta vari usi del che, spesso accompagnato da un elemento anaforico/segnacaso.

Il quarto capitolo, La proposizione relativa avverbiale, è una discussione generale sulla classificazione delle proposizioni subordinate basata su criteri quali quelli della loro funzione, del loro introduttore e del loro significato. LL assegna alle proposizioni introdotte da quando (temporale), come (modale), dove (locale) 3 funzioni distinte, qui esemplificate con tempo (p. 81): 1. funzione attributiva {nel momento quando), 2. funzione avverbiale (allora quando), 3. avverbiale e/o congiunta (quando nelle relative indipendenti). Alle forme sintetiche quando, come, dove corrispondono costrutti con antecedente + SP o antecedente + che. Teoricamente esistono tre possibilità di introduttori di relative avverbiali: 1. che (nel momento che), 2. un sintagma preposizionale (nel momento in cui), 3. un avverbiale (nel momento quando); ma restrizioni più o meno forti regolano l'uso degli avverbi relativi (che, come, dove, quando) e le costruzioni con prep. +cui/il quale in relative con antecedente marcato con il tratto + tempo/luogo/modo/quantità. In italiano standard l'uso del che lo troviamo quasi esclusivamente con antecedente con il tratto +temporale: solo qui c'è una concorrenza fra che e in cui, mentre modo e luogo vengono espressi tramite le due altre possibilità. A questo va aggiunto che un termine di quantità viene sempre introdotto da che. Seguono brevi accenni all'uso dei relativi nelle proposizioni relative avverbiali non temporali (luogo, modo, causa, quantità).

Nel quinto capitolo, La proposizione relativa temporale, troviamo un'analisi più approfondita delle caratteristiche sintattiche e semantiche di cui, in cui/nel quale, durante il quale e quando in costrutti relativi sia appositivi che determinativi. LL distingue fra 3 tipi di che temporale: 1. il che non si può sostituire con prep.+relativo, perché è una congiunzione (questo tipo lo troviamo fra altro nelle frasi scisse, es. sono due ore che aspetto, è da due ore che aspetto), 2. il che è sostituibile con prep.+relativo: in cui/nel quale, dove l'antecedente è nominale e ben definito, 3. il che è intercambiabile con quando, che ha un'estensione maggiore, dove l'antecedente è avverbiale. Il che del terzo tipo può essere usato sia in funzione congiuntiva sia in funzione relativa. Esiste una preferenza fra questo che e quando: che è preferito nelle relative determinative, e quando nelle attributive.

Nel sesto capitolo, Costrutti particolari, vengono discusse costruzioni del tipo Sono due ore che aspetto, da/dopo/in 25 anni che ci abitava e costrutti introdotti da non + passare+SNtemporale+che. Specialmente le particolarità del primo costrutto, le cosiddette frasi scisse, sono analizzate in confronto con il costrutto è da due ore che aspetto. Spesso, ma non sempre, i due costrutti sono intercambiali. Vengono analizzati il tempo verbale nelle due parti della costruzione più la negazione e l'influsso di questi sui rapporti preferenziali. Visto che il che non può essere sostituito da in cui/nel quale, LL conclude che questo non è un che relativo, ma un che completivo.

Come già indicato nel titolo del lavoro di LL, il fine principale è La concorrenza tra che e prep. +cui/il quale nella proposizione relativa temporale; il settimo capitolo, il più lungo del libro, più di 100 pagine, è dedicato appunto a questo scopo. Antecedenti di questo tipo di relativa possono essere sostantivi con la facoltà di avere una funzione avverbiale senza essere preceduti da una preposizione, e i relativi che possono introdurlesono

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durlesonoche, quando, dove, allorché, in cui, nel quale, durante cui, durante il quale e nel corso del quale. Dopo brevi osservazioni sulle forme marginali e meno frequenti, in tutto meno dell'l % degli esempi, vengono trattate le 4 forme comuni, in cui, che, nel quale e durante il quale; le prime due sono frequenti, mentre le altre costituiscono solo ca il 5 % degli esempi. Specialmente gli introduttori in cui e che risultano interessanti,poiché qui troviamo una vera e propria situazione di concorrenza secondo le 3 seguenti possibilità: 1. il che è obbligatorio o impossibile, 2. in cui è obbligatorio o impossibile, 3. l'uso di che e in cui è facoltativo. La maggior parte delle volte la scelta è regolata da diversi fattori fra i quali è fondamentale la distinzione tra relativa appositivao relativa determinativa. Nella distribuzione dei relativi nella relativa appositiva con antecedente temporale la funzione dell'antecedente non ha importanza; in questo caso si raggiunge quasi una parità di frequenza tra durante il quale 42,3 %, in cui 43,7 % e nel quale 14,1 %. Nella relativa determinativa la funzione dell'antecedente ha grande importanza: quando l'antecedente ha funzione di avverbiale senza essere precedutoda preposizione, il che compare con la stessa frequenza di in cui, mentre che è raro in esempi nei quali l'antecedente ha una funzione nominale. Una serie di costruttiparticolari è esclusa e descritta a parte; sono costrutti in cui la distinzione tra relativa appositiva e relativa determinativa non ha importanza, costrutti nei quali la concorrenzaè inesistente o molto limitata, e dove la relativa quasi sempre è determinativa. In esempi con antecedente + ogni/tutto+relativa determinativa troviamo quasi esclusivamenteil che come introduttore della relativa. Anche i frequenti esempi con volta nell'antecedente sono esclusi per non falsare troppo la statistica: qui il che è più frequente di in cui.

I risultati delle osservazioni del settimo capitolo vengono riassunti nella Conclusione. Il che può introdurre due tipi di relative avverbiali, relative il cui antecedente esprime tempo o quantità. I complementi che in costrutti non-relativi indicano una quantità di tempo, tempo continuato, non sono mai costruiti con una preposizione e la corrispondente proposizione relativa viene introdotta da che. I complementi di tempo determinato (quando?) invece si costruiscono con o senza preposizione, e qui la corrispondente frase relativa può essere introdotta sia da che sia da prep. + cui/il quale. Nella scelta fra in cui/quando/che/nel quale, LL usa la distinzione tra relativa appositiva e relativa determinativa: nelle appositive in cui si può sostituire con durante il quale, l'uso di quando è marginale nelle determinative, dove la scelta fra che e in cui è libera, ma la scelta di in cui è più frequente. Come indicato, lo scopo principale di LL non è una descrizione generale della proposizione relativa in italiano; un approfondimento di alcuni concetti chiave, tuttavia, sarebbe stato auspicabile. A mio avviso manca ad esempio, un resoconto più dettagliato della distinzione fra relative attributive e determinative, distinzione problematica e difficile da risolvere. Visto che questa distinzione viene usata più volte e ha una certa importanza nel lavoro, una discussione più approfondita su questa distinzione sarebbe stata appropriata.

La stilistica è un fattore importante, anche in uno studio sintattico. Nella composizionedel suo corpus LL include testi di vario livello stilistico allo scopo di ottenere un corpus il più rappresentativo possibile. I risultati delle indagini sono rivelati dalle statistiche che ci forniscono molte informazioni utili, ma nelle sue analisi LL non include osservazioni stilistiche. Nelle indicazioni di frequenza non sono prese in considerazionele differenze stilistiche. Il richissime materiale statistico avrebbe potuto

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essere utilizzato vantaggiosamente per alcune considerazioni sulle differenze tra i vari livelli dell'italiano standard. Sarebbe stata interessante e auspicabile un'analisi della distribuzione delle diverse possibilità come differenze stilistiche parallele. E, visto il grande lavoro di raccolta degli esempi, è un peccato che questa possibilità non sia stata sfruttata. Quando LL, per esempio, afferma che l'uso di durante il quale è frequente quanto quello di in cui, non parla di differenze stilistiche e ci si può allora domandare se questa affermazione sia valida per tutti i livelli stilistici; la preposizione durante èinse stessa più frequente nella lingua colta1. Senza dubbio studi stilistici rivelerebbero preferenze dipendenti dal livello stilistico. Probabilmente questo tipo di considerazioni avrebbe mostrato come durante il quale sia usato soprattutto a livello di lingua colta, mentre in cui compaia anche nella lingua popolare; sull'eventuale influsso di tali fattori queste statistiche non ci dicono nulla. Questo esempio viene menzionato solo per dimostrare quanto sarebbe stato fruttuoso includere anche la stilistica in questo tipo di indagine. Non sono d'accordo con LL quando scrive (p. 91) che «l'uso di che nelle relative temporali non è condizionato in primo luogo dal livello di lingua usato dal parlante o dallo scrittore, ma più che altro dalla struttura interna del sintagma di cui fa parte il relativo»; questo che, da alcune grammatiche assegnato alla lingua parlata, e il cui uso molto spesso si riscontra anche in casi diversi da quello temporale, senza dubbio viene maggiormente impiegato in alcuni livelli della lingua rispetto ad altri. Piuttosto che per influsso della struttura sintattica direi che il suo uso dipende da una questione di scelte stilistiche. Le diversità dei vari livelli della lingua sono molto importanti, e spesso la scelta fra che e le altre possibilità non è soltanto determinata dalla struttura sintattica ma anche da un fattore stilistico che in diversi contesti, con il tempo, è stato grammaticalizzato. Le differenze stilistiche sono importantie mai innocenti, il che viene anche affermato da Guglielmo Cinque in uno dei suoi articoli sulle proposizioni relative2.

Questo lavoro molto dotto, che ci fornisce un incredibile numero di informazioni, è però difficilmente accessibile a chi cerchi un'informazione precisa sull'argomento, non risultando un libro di facile consultazione, soprattutto a causa della mancanza di un indice analitico, indubbiamente progettato, ma, come succede spesso, probabilmente omesso per mancanza di tempo o di stanziamenti. Sarebbe auspicabile una presentazione più accessibile degli interessanti risultati raggiunti in questa vasta opera, la quale, poiché risulta di tanto in tanto troppo particolareggiata, trarrebbe giovamento da una maggiore leggibilità, sarebbe forse stato vantaggioso operare una riduzione di alcuni capitoli, così come un indice analitico avrebbe facilitato le possibilità di ritrovare e utilizzare le numerose informazioni.

In un commento conclusivo va sottolineato che LL indubbiamente ha raggiunto lo scopo che si era proposto nell'introduzione; molto dettagliatamente e con un'ampia documentazione ha approfondito la conoscenza d'un tipo di proposizioni relative che previamente non era mai stato descritto in un'indagine così accurata. La bibliografia enorme, la grande raccolta di esempi e le innumerevoli annotazioni testimoniano un lavoro molto solido e meritevole, mentre le numerose citazioni attestano un'enorme erudizione. E davanti a questo dettagliato studio delle proposizioni relative con antecedentetemporale ci si permette di desiderare altrettanto dettagliate relazioni sulle relative avverbiali con antecedente locale e modale, probabilmente con risultati più o meno paralleli dai quali sarebbe possibile trarre conclusioni su tendenze comuni a

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tutte le proposizioni relative avverbiali. Forse vedremo anche altri lavori su questo
campo firmati da Lars Larsson?

Copenaghen



Note

1. Secondo U. Bortolini, C. Tagliavini, A. Zampolli: Lessico di frequenza della lingua contemporanea. - Milano : Garzanti, 1972, p. 228, durante soccorre 11 e9 volte in 'teatro' e 'cinema', cioè nelle categorie affini alla lingua parlata, in paragone con 37 e 81 occorrenze nelle categorie 'periodici' e 'sussidiari'.

2. Cinque, Guglielmo: On thè theory of relative clauses and markedness. - in: The linguistic review, 1,1981/82, p. 247-94. - p. 247-48: «As a last, minor, generai point, it has proved a very fruitful heuristic principie to interpret thè différent stylistic levéis existing within a single area of phenomena as an indication that (partially) distinct theoretical principies, or subsystems, are involved in the analysis of that area, perhaps with différent costs (in terms of the theory of markedness) associated with each such subsystem. We may perhaps conjecture, more generally, that stylic contrasts are never theoretically innocent in this sensé.»