Revue Romane, Bind 26 (1991) 1

Christoph Schwarze: Grammatik der italienischen Sprache. Max Niemeyer Verlag, Tubingen, 1988. XV + 708 p.

Gunver Skytte

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Stiamo assistendo in questi anni a una vera fioritura della grammatica italiana, dappertutto in Europa. Tra le novità recenti in questo campo la Grammatik der italienischen Sprache di Christoph Schwarze occupa un posto particolare per vari rinnovamenti metodologici rispetto alla grammatica descrittiva di tipo tradizionale.

Per dare un'idea della solidità su cui si basa l'esperienza di Chr. Schwarze nel campo della grammatica italiana occorre ricordare la sua attività come promotore e coordinatore di due importanti progetti grammaticali, il primo dei quali risale all'inizio degli anni '70: II progetto contrastivo italiano-tedesco (1972-75) e II progetto «Italienische Referenzgrammatìk» (1978-83). I risultati dell'ultimo progetto furono pubblicati sotto il titolo di Bausteìne fiir eine italienische Grammatik I-11, Hrsg. Chr. Schwarze, Tubingen 1983/1985. Questi due volumi, che comprendono descrizioni di argomenti separati della sintassi italiana, scritti da vari autori, segnarono già allora un passo avanti nella grammaticografia italiana. Tuttavia, in essi si poteva constatare quanto sia difficile armonizzare tra di loro brani di grammatica esposti da vari linguisti: i pareri sulla grammatica sono tanti quanti i grammatici. Oggi, con in mano il lavoro completo, definitivo, non si può fare a meno di notare il proficuo effetto sull'insieme assicurato dalla visione unitaria di un singolo autore.

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Per la storia della genesi della grammatica nonché per le premesse e le considerazioni metodologiche di Schwarze vorrei raccomandare Christoph Schwarze: Come si scrive una grammatica? Scelte ed esperienze, Arbeitspapier Nr. 8, Fachgruppe Sprachwissenschaft, Universitat Konstanz, 1989, 30 p. Questa piccola pubblicazione, inoltre, è utile per le riflessioni più generali sulla tipologia delle grammatiche.

Il lavoro di Schwarze (scritto in tedesco) si rivolge prima di tutto a un pubblico tedesco di livello accademico, dai linguisti agli studenti universitari. Si tratta di una grammatica descrittiva, piuttosto che didattica. Comunque è un lavoro che troverà un pubblico anche fuori della Germania, ed è consigliabile p.es. agli studenti universitari degli ultimi anni.

Eesposizione comprende la sintassi e la morfologia (trattate nei primi due capitoli Der einfache Satz e Der komplexe Satz), la formazione delle parole (Kapitel HI- Die Wortbildung) e la pragmatica (aspetto che nel titolo del quarto capitolo viene specificato come Der grammatische Ausdruck kognitiver und kommunikativer Kategorien). La fonologia, come nella maggioranza delle grammatiche, è esclusa. Invece, con un ottimo criterio innovatore, nella descrizione sintattica e pragmatica, Chr. Schwarze si serve in misura estesa di riferimenti alla prosodia e ai gesti accompagnanti la lingua parlata, come p. es. per spiegare la posizione e il valore dell'avverbiale, p.230-233, o nel paragrafo su Expressive Routineformeln (Kap.l, 10.3.1.), cfr.:« santo cielo! Himmel!' Ausdruck negativer Überraschung (sozusagen die Hânde zusammenschlagend).»

Per capire l'impostazione metodologica del lavoro può essere informativo leggere quanto ne scrive lo stesso Schwarze {Come si scrive una grammatica?, p. 6): Mentre una «grammatica teorica serve ad illustrare la validità di una teoria linguistica», la grammatica descrittiva «è destinata a fornire informazioni sulle regolarità grammaticali di una lingua.(...) La differenza rispetto alla grammatica teorica non sta nella presenza o meno della teoria, ma nel ruolo dato ad essa. La grammatica teorica illustra e giustifica la teoria; la grammatica descrittiva, invece, usa la teoria per specificare le proprietà di una determinata lingua. È la lingua, e non la teoria, che è al centro dell'interesse. Perciò, se ci sono delle regolarità che la teoria non è ancora capace di spiegare, la grammatica descrittiva, può, anzi deve, darne almeno una descrizione fenomenologica.»

Conforme a questo principio (assai pragmatico, nel senso generico della parola),
Chr. Schwarze si serve delle idee della grammatica valenziale per quanto riguarda la
descrizione del verbo.

Dappertutto nel lavoro traspare l'esperienza didattica dell'autore, p. es. nelle illustrazioni(«Alle Graphiken und schematischen Darstellungen dienen nur der Veranschaulichung.»p. 3), ma soprattutto nella parte più originale della grammatica, il quarto capitolo, che tratta fenomeni del discorso, sotto il titolo già citato, un po' pesante, di Der grammatische Ausdruck kognitiver und kommunikativer Kategorien. Nell'introduzione del capitolo, l'autore espone le difficoltà incontrate nell'affrontare un argomento per cui non esiste una tradizione descrittiva nella grammaticografia. L'autore, quindi, ha preferito concentrarsi intorno a singoli punti, scelti secondo la loro pertinenza, in senso contrastivo e didattico, con particolare riguardo al pubblico tedesco. Si tratta dei punti seguenti: /. Referieren auf Gegenstande; 2. Referieren auf Quantitaten und Grade; 3. Vergleiche; 4. Referieren auf zeitliche Verhâltnisse; 5. Der Ausdruck von Modalitàten; 6. Bestatigen und Zustimmen, Verneinen und Widcrsprechen;7.

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chen;7.Der Ausdruck der kommunikativen Gewichtung. Il capitolo, oltre al suo alto
valore descrittivo, offre una stimolante ispirazione a chiunque si occupi di descrizione
grammaticale.

Il corpus degli esempi è per la maggioranza costituito da esempi costruiti, destinati ad illustrare le regole grammaticali. La lingua descritta rappresenta lo scritto di stile neutro-medio e il parlato comune. A parte certi casi eccezionali, non vengono considerate varietà particolari.

Il libro comprende un utile indice delle parole, mentre si sente la mancanza di un indice terminológico. Tale mancanza, tuttavia, è resa meno grave grazie a un dettagliato indice generale che facilita la consultazione del libro. La terminologia, secondo me, è abbastanza semplice nella maggioranza dei casi, e non dovrebbe presentare ostacoli o difficoltà al lettore abituato a un vocabolario terminológico diverso. Mi chiedo però se non possa creare perplessità il triplo uso del termine Thema: in senso morfologico (p. 72), in senso valenziale (p. 101) e in senso comunicativo (p. 679). Soprattutto per quanto riguarda la differenza tra uso valenziale e uso comunicativo, potrebbe essere utile avvertirne il lettore.

Del resto, il punto di vista «valenziale» mi sembra vantaggioso in una grammatica di questo tipo. La costruzione del verbo costituisce un campo spesso trascurato sia nella grammatica che nel lessico. Nella fase di apprendimento bisognerebbe riconoscere l'importanza di integrare nel lemma lessicale la costruzione (come informazione necessaria per servirsi del lemma). Il lavoro di Schwarze contiene una ricchezza di queste informazioni (del tipo: jemandem danken (Dativobjekt) vs. ringraziare qualcuno (Objekt), p.110), tutte presentate in forma sistematica, e con paragoni col tedesco.

La struttura della grammatica di Schwarze, in genere, sembra chiara. Tuttavia, mi sembra che il «sistema» del libro in qualche caso possa creare delle situazioni artificiali. Così trovo meno felice la separazione della descrizione delle frasi subordinate (Kap. ILI. Nebensatze) da quella dell'espressione della modalità (Kap. IVS. Der Ausdruck von Modalitaten). Infatti, inevitabilmente, ci sono informazioni anticipate sull'uso del congiuntivo nel capitolo 11, e nel capitolo IV l'esposizione è strutturata, in parte, secondo la classificazione presentata nel capitolo IL

A parte questo, il paragrafo 1V.5. sull'espressione delle modalità è uno dei paragrafi più interessanti del lavoro. Schwarze parte da una divisione generale delle modalità: oltre alla modalità 0 {Anna geht weg) si tratta di «Einsteilung» {Leider geht Anna weg), «Verankerung in Wille oder Notwendigkeit» {Anna muss weggehen), «Virtualità't» {Anna wù'rde weggehen). Invece, nel sistema di Schwarze, non sono considerate modalità né la negazione né l'interrogazione. Secondo la divisione indicata, vengono presentate le varie espressioni linguistiche del singolo tipo di modalità. È un procedimento assai felice per l'insegnamento di una lingua straniera.

Come espressione della virtualità controfattuale, viene citato anche l'uso del condizionale. Questa forma, però, secondo Chr. Schwarze, sarebbe un tempo verbale (p. 613). I pareri dei romanisti su questo punto sono, come si sa, divisi: alcuni considerano il condizionale come categoria temporale, altri come categoria modale. Nella esposizione di Schwarze non mi sembra giustificata la categorizazzione del condizionale come tempo. Gli ess. (7), p. 618 Leggo quel romanzo proprio adesso! Leggerei quel romanzo proprio adesso, che debbono illustrare l'uso del presente e del condizionale per indicare la contemporaneità, senza spiegare la differenza fra i due casi, non sembrano convincenti in tale senso.

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Infatti, Schwarze ha dichiarato di voler assumere un atteggiamento piuttosto pragmatico rispetto alla teoria linguistica per arrivare a una buona descrizione fenomenologica. Da questo punto di vista può anche meravigliare l'eliminazione della categoria dei verbi modali: è questa una categoria che è assai utile per illustrare il fenomeno di modalità. E l'argomentazione per eliminarli (p. 137-38) non mi sembra pienamente soddisfacente: «keine weiteren gemeinsamen Eigenschaften» e «keine abweichende Flexion» (come i verbi modali dell'inglese e del tedesco). Tra l'altro si potrebbe obiettare che la possibilità di risalita del pronome clitico è tratto distintivo di vari tipi di verbi ausiliari, come p. es. stare che Schwarze categorizza come ausiliare aspettuale.

Più importante di una discussione pedantesca intorno a minuscole questioni teoriche mi sembra il fatto che Chr. Schwarze ha fornito al mondo dell'italianistica un prezioso e eccellente contributo allo studio della grammatica italiana, prezioso sia per la ricchezza e solidità di informazioni che per le nuove prospettive di esposizione grammaticale.

Università di Copenaghen