Revue Romane, Bind 19 (1984) 1

Maurizio Dardano / Wolfgang U. Dressler / Gudrun Held (Hrsg.): Parallela. Akten des 2. òsterreichisch-italienischen Linguistentreffens. Atti del 2° convegno italo-austriaco SLI. Roma, 1. — 4.2.1982. Gunter Narr Verlag Tübingen. 1983.386 p.

Gunver Skytte

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11 Io convegno italo-austriaco ebbe luogo a Bressanone nel mese di settembre 1978. Fu un incontro di tipo informale che soprattutto doveva servire a stabilire un contatto tra linguisti italiani e austriaci. Per chi assisteva a quell'incontro, intanto risultò chiaro che esistevano le basi sia in forma di capacità sia in forma di bisogno (quest'ultimo fattore,

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allora, fortemente messo in rilievo dalla scelta della località, Bressanone / Brixen, bilingue per eccellenza) per continuare e saldare il contatto. Quanto sia stato utile e fruttìfero quel primo passo, lo si può constatare ora leggendo gli atti del 2° convegno, tenuto a Roma nel mese di febbraio 1982.

Il titolo Parallela copre in modo perfetto l'intento e i risultati del convegno: i temi scelti per il convegno, cioè 1) la formazione delle parole, 2) lessicologia e lessicografia e 3) linguistica contrastiva, rappresentano aree in cui le ricerche si svolgono in modo parallelo nei due paesi, e per le quali esiste un bisogno evidente di scambi di parere e di informazioni intorno alle ricerche in corso. Gli interessi reciproci sono, senz'altro, più forti per quanto riguarda la linguistica contrastiva, ma chiaramente pertinenti anche per le altre due aree. Il fatto che ci sia una parentela assai stretta fra i tre temi scelti, contribuisce ulteriormente ad assicurare una certa integrità al volume.

Lo spazio purtroppo non mi permette di menzionare ogni singolo contributo. Darò,
invece, una caratteristica di ognuna delle tre sezioni in cui è diviso il volume, citando,
secondo i casi, passi significativi e interessanti.

Va osservato che la lingua del singolo contributo, nella maggioranza dei casi, è quella dell'autore. Infatti, gli articoli scritti in tedesco si rivolgono non soltanto agli italianisti, ma in qualche caso anche ai germanisti. Se tengo ad osservare questo, è soprattutto perché la mia lettura è quella di un italianista.

La prima sezione del volume è dedicata alla Wortbildung - formazione delle parole. È questo un campo in cui le ricerche nei due paesi hanno fatto notevoli progressi negli ultimi anni. Per l'ltalia basti ricordare La formazione delle parole nell'italiano d'oggi di Maurizio Dardano (Roma, Bulzoni, 1978). E, non senza ragione, il primo contributo è quello di Maurizio Dardano, intitolato "Problemi della formazione delle parole" (p. 9-25). Dardano, in questa relazione, rende conto dello stato della ricerca condotta finora nel campo della FP (formazione delle parole), e ne addita le nuove vie da percorrere. Mentre lo studio della FP finora è stato considerato "una sorte di appendice dell'attività lessicografica" (p. 9), ora bisogna allargare la prospettiva prendendo in considerazione altri aspetti e sviluppando la metodologia. Così, per esempio, viene rilevata la necessità di approfondire lo studio delle diverse capacità analitiche dei parlanti secondo l'appartenenza culturale e sociale. Lo studio della FP, certo, con la grammatica generativo-trasformazionale ha fatto dei progressi considerevoli per quanto riguarda la metodologia (e, infatti, fu quella la metodologia adoperata dallo stesso Dardano nel già citato libro); d'altra parte, un punto debole, secondo il Dardano, di tale metodologia è l'eccessivo formalismo: "L'eccessivo formalismo nasconde spesso una sostanziale povertà di dati" (p. 12).

Interessante da diversi punti di vista è la comunicazione di Raffaele Simone sulle "Derivazioni mancate" (p. 37-50), per cui l'autore intende le derivazioni che sono ammissibili dal punto di vista del sistema linguistico, ma che non sono effettivamente attualizzate (p. 38). Introducendo la nozione di "speranza di derivazione" (per cui Simone intende la probabilità e la predicibilità delle forme derivate e dei loro significati), Simone dimostra con esempi arabi e italiani come la speranza di derivazione possa variare da una lingua all'altra e essere un fattore importante nell'apprendimento della lingua (sia la lingua madre sia una lingua straniera).

La produttività derivativa e lalessicalizzazione nel linguaggio poetico formano l'oggetto di
un contributo austriaco, quello di Oswald Panagl: "(De-)lexikalisierung und Paretymologie
im Wortschatz Johann Nestroys" (p. 64-79), e di un contributo italiano: "Iperderivazioni"

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(p. 80-93) di Pietro Trifone. I due contributi (del resto, molto divertenti) illustrano situazioni in cui le "derivazioni mancate" di Simone trovano vita. Che siano derivazioni mancate, e cioè, ammissibili entro il sistema, viene ribadito espressamente da Pietro Trifone. Rifacendosi alle teorie di Dressler sulla formazione delle parole, Trifone ribatte come troppo limitativa l'equazione tradizionale secondo la quale "linguaggio poetico" = "deviazione dalla norma". Il poeta, invece, seguendo le possibilità e tendenze della propria "langue": "ci appare piuttosto come un parlante che "interpreta" ed "esegue" la lingua meglio degli altri parlanti, che meglio degli altri sa vederne e sfruttarne le molteplici risorse" (p. 81).

Come la lingua poetica può interessare lo studio della formazione delle parole per il suo modo insolito di sfruttarne le possibilità, così sono di particolare interesse pure il linguaggio dei bambini e la neurolinguistica. Questi due campi sono trattati nell'articolo di Chris Schaner-Wolles: "Zur Wortbildung in der Kindersprache: Eine Vergleichsstudie mit Kindern mit Down-Syndrom" (p. 103-113). Lo studio di Schaner-Wolles fa parte di una ricerca più estesa su fenomeni di afasia, che si svolge all'Università di Vienna sotto la dilezione di Wolfgang U. Dressler.

Dalla seconda sezione "Lexicon - lessico" vorrei rilevare soprattutto Francesco Sabatini / Rosario Coluccia / Antonio Lupis: "Prospettive meridionali nella lessicografia storica italiana" (p. 146-169). Oltre ad aggiungere molti nuovi e interessanti particolari allo studio delle etimologie, l'intento principale dei tre relatori è quello di riconsiderare la collocazione nella lessicografia storica italiana dell'area meridionale, "spesso considerata come una pura estensione dell'area centro-settentrionale" (p. 147).

Molto bello è lo studio di Ignazio Baldelli su "Lessico e prosa letteraria italiana contemporanea" (p. 234-246), in cui, citando esempi letterari di vari autori per finire coll'esempio estremista di Stefano d'Arrigo, il Baldelli discute il rapporto tra il lessico della lingua scritta, letteraria e quello della comunicazione orale.

Infine, vorrei brevemente accennare a Wolfgang U. Dressler e Ruth Wodak: "Soziolinguistische Überlegungen zum "Òsterreichischen Wòrterbuch"" (p. 247-260). Si tratta di una relazione ricca di osservazioni sui criteri da prendere in considerazione nell'elaborazione di un vocabolario monolingue. Oltre ai problemi piuttosto specifici, che riguardano il vocabolario in questione e la variante austriaca del tedesco, vengono discussi vari principi di carattere sociolinguistico e metodologico.

L'ultima sezione, "Kontrastive Linguistik — linguistica contrastiva", è senza dubbio quella da cui una collaborazione italo-ausiriaca potrebbe trarre il maggiore vantaggio. Il primo contributo di questa sezione, "Linguistica contrastiva e tipologia" (p. 263-270) di Paolo Ramai, tratta in modo generico il rapporto fecondo tra la considerazione funzionale del linguaggio, propria della ricerca tipologica, e la linguistica contrastiva, soprattutto applicato all'insegnamento.

La sezione inoltre comprende una relazione sui verbi modali di Klaus Lichem: "Modalverben in epistemischer Lesart. Ein deutsch-italienischer Vergleich" (p. 281-292), argomento favorito nella linguistica contrastiva, e essenziale, ma non ancora esplorato a fondo.

Rosita Rindler-Schjerve s'è occupata dell'articolo partitivo: "Zum Partitiv in einer kontrastiven Grammatik des Italienischen und des Deutschen" (p. 293-303). L'autrice, grosso modo, si limita ad additare la problematica. Ma anche questo mi sembra essenziale e importante, come primo passo. Perché, come osserva giustamente l'autrice, manca

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ancora una descrizione dettagliata dell'articolo partitivo, integrato nel sistema dell'articolo
in italiano: "Das gròsste Problem dürfte aber für eine adàquate Beschreibung darin bestehen,
wie denn die Variabilitàt von DI + IL und 0 in den Griff zu bekommen ist." (p. 299).

Uno degli argomenti più interessanti di questa sezione è senz'altro "Zum Subjektspronomen aus Kontrastiver Sicht: Deutsch - Italienisch" (p. 304-315) di Erwin Koller. Come per tanti altri argomenti grammaticali, è soltanto attraverso l'approccio contrastivo che si riesce a riconoscere i veri problemi. Per chi insegna l'italiano agli stranieri, la mancanza di una descrizione adeguata dell'uso del pronome soggetto è evidente. In questo contesto vorrei ricordare gli studi recenti della studiosa italiana Patrizia Cordin, sullo stesso soggetto. Il confronto tra l'italiano e il tedesco porta Erwin Koller a interpretare l'espressione esplicita del pronome soggetto in relazione alla struttura comunicativa della frase. Mi auguro che Koller abbia la possibilità di condune a termine questo lavoro, nel quale ci sono anche spunti interessanti per una descrizione del modo di tradurre. Mi permetto, tuttavia, una piccola osservazione sul corpus: Koller basa le sue conclusioni sul confronto tra un testo italiano e la sua traduzione in tedesco, e cioè, su un solo testo e un solo traduttore. Del resto, vale per la maggioranza dei contributi di questa sezione che i materiali a cui si riferiscono sono traduzioni autentiche. In ricerche del genere è utile, anzi indispensabile, servirsi di traduzioni autentiche. Tuttavia, bisogna nello stesso tempo tener presenti gli eventuali pericoli di tale procedimento, caso mai basando i risultati su vari autori e vari traduttori, e valutando nei singoli casi l'adeguatezza della traduzione (basti pensare ai casi in cui un dato testo è stato tradotto a varie riprese, da vari traduttori!).

Alla fine vorrei menzionare il contributo di Gudrun Held: ""Kommen Sie doch!" oder "Venga pure!" - Bemerkungen zu den pragmatischen Partikeln im Deutschen und Italienischen am Beispiel auffordender Sprechakte" (p. 316-336), nonché quello di Christa Helling: "Deutsche Modalpartikeln und ihre italienischen Entsprechungen" (p. 376-384), due contributi che trattano argomenti imparentati, argomenti che in gran parte sono ancora da esplorare e per i quali una collaborazione del tipo degli incontri italo-austriaci potrà rivelarsi assai fruttuosa.

Concludendo vorrei ribadire l'alto valore dell'iniziativa di cui è frutto il volume trattato,
iniziativa che merita di essere imitata da altri.

Copenaghen