Revue Romane, Bind 17 (1982) 1

Sulla storia sintattica della costruzione romanza habeo + participio*

di

Giampaolo Salvi

0. In questo lavoro propongo un'ipotesi sul cambiamento strutturale che la costruzione compì, ogg. + part. perf. + habeo ha subito nel passaggio dal latino alle lingue romanze (in particolare italiano e francese). La mia proposta, anche se esposta in maniera parzialmente informale, si inserisce nel quadro della Teoria Standard Estesa della grammatica generativo-trasformazionalel. Non nascondo che, in mancanza di lavori generativi di base sulla struttura del latino come delle lingue romanze antiche, alcune delle conclusioni a cui sono giunto in questo lavoro su un settore molto parziale, possano essere in parte arbitrarie (cfr. in particolare la nota 33).

Mi occuperò qui dei cambiamenti sintattici subiti dalla costruzione in esame;
accennerò ai cambiamenti semantici, su cui del resto esiste una vasta bibliografia2,
solo nella misura in cui siano rilevanti alle questioni esaminate.

Nella prima sez. propongo un'ipotesi su come dovrebbe essere avvenuta la ristrutturazionedella costruzione latina SNogg. + part. perf. + habeo. Nelle sezioniseguenti avanzo alcune obiezioni alle proposte della sez. 1 e suggerisco alcune modifiche di quell'analisi. Nella sez. 2 correggo la struttura proposta nella sez. 1 per la costruzione latina. Nella sez. 3 riporto alcuni esempi da italiano e francese antichi che costituiscono una difficoltà per l'analisi proposta. Nella sez. 4 cerco di risolvere questa difficoltà inserendo la proposta ristrutturazione nel processo di cambiamento dell'ordine delle parole nel passaggio dal latino alle lingue romanzee formulo una ipotesi specifica sulle modalità di questo cambiamento.



* Desidero ringraziare Guglielmo Cinque e Lorenzo Renzi, con i quali ho discusso la gran parte degli argomenti trattati in questo lavoro. Non segnalo tutte le loro obiezioni, osservazioni e suggerimenti, ma è a esse che questo articolo deve la sua forma attuale. Naturalmente la responsabilità per gli eventuali errori è soltanto mia.

1: Per la quale cfr. N. Chomsky, Essays on Form and Interprétation, New York, 1977, e 'On Binding', Linguistic Inquiry, 11 (1980), p. 1-46, ela bibliografia ivi citata.

2: Ricorderò soltanto J. Lyons, 'A Note on Possessive, Existential and Locative Sentences', Foundations of Language, 3 (1967), p. 390-396 (rifuso in J. Lyons, Introduz ion e alla linguistica teoretica, trad. it., Bari, 1971, sez. 8.4), con l'importante bibliografia ivi citata, e E. Benveniste, Trasformazioni ed evoluzione delle categorie linguistiche', in Nuove tendenze della linguistica storica, a cura di W. P. Lehmann e Y. Malkiel, trad. it., Bologna, 1977, p. 91-99.

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Nella sez. 5 propongo una sistemazione temporale per la ristrutturazione sintatticaproposta
nella sez. 1 (e modificata nelle sezioni 2 e 4).

1. Nel mio articolo 'Gli ausiliari essere e avere in italiano'3 ho cercato di dimostrare
che la struttura a costituenti di una frase italiana che contenga l'ausiliare
avere è quella indicata dalla parentesizzazione dell'es. (l)4:

(1)


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Sarà quindi da respingere, per simili frasi, una struttura come quella indicata da (2), che è stata spesso proposta dalla grammatica tradizionale e da studi strutturalistis, in base alle possibili commutazioni paradigmatiche: essa considera l'ausiliare come un semplice morfema preverbale, mentre nella struttura (1) esso rappresenta il verbo principale che regge, invece di un SN o di un SP, un SV.

(2)


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L'antenata latina della costruzione romanza è, com'è noto, una struttura in cui habeo rappresenta il verbo principale che regge un oggetto modificato da un participio perfetto con funzione aggettivale. Il participio indica il risultato di un'azione e ha valore durativo. La struttura sintattica habeo + part. perf. è quindi interpretabile come indicante un relazione di possesso, in senso lato, fra il soggetto e il risultato di un'azione su un oggetto. Così la frase (3a)6 significherà "abbiamo molti beni ben acquistati (ben guadagnati)" e possiamo ipotizzare per essa un indicatore sintagmatico (semplificato) come quello di (3b):

(3) a. Multa bona bene parta habemus (Plauto)


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3: Acta Linguistica Academiae Scientiarum Hungarìcae, in corso di stampa.

4: Un'analisi simile per il francese è proposta da R. S. Kayne, Syntaxe du français. Le cycle transformationnei, trad. fr., Paris, 1977, sez. 2.21.

5: Cfr. per lo spagnolo E. Alarces Llorach, Gramática estructural. Madrid. 1951. pp. 119-125, per l'italiano P. Tekavcic, 'Saggio di un'analisi del sistema verbale italiano', Lingua e Stile, 5 (1970), pp. 1-23.

6: Da J. B. Hofmann-A. Szantyr, Lateinische Syntax und Stilistik, Miinchen, 1965, p. 319.

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In (3b) habemus è il verbo principale che regge un complemento oggetto (multa bona bene parta). Nel SNogg. la testa nominale è modificata da un SA. Che il participio debba essere considerato un aggettivo è dimostrato da esempi come quelli di (4)7, in cui il participio èai gradi comparativo e superlativo, costruzioni tipiche degli aggettivi e non dei verbi:

(4) a. comitiorum dilationes occupatiorem me habebant (Cicerone)
b. persuasissimum habeo (Columella)

Dei rapporti del participio col verbo corrispondente si renderà conto con una regola di formazione delle parole che può formare aggettivi da verbi al participio perfetto. Il fatto che l'aggettivo così formato può reggere dei complementi o essere modificato da avverbiali come il verbo corrispondente (es. (5)8) non causa nessun grosso problema: le regole che espandono SA e A prevedono rispettivamente dei modificatori avverbiali e dei complementi, come negli esempi italiani fedele per consuetudine e fedele a Maria (paralleli rispettivamente a (sb) e (sa)). Una regola di ridondanza lessicale renderà conto del fatto che i complementi retti dall'A appulsus sono gli stessi che regge il verbo appello.

(5) a. imperai, ut primo vespere omnes scaphas ad litus appulsas habeant (Cesare)
b. omnis Caesaris familiaris... habeo implicatos consuetudine (Cicerone)

Possiamo assumere che il primo passo del cambiamento diacronico per questa costruzione nel passaggio dal latino alle lingue romanze sia stata una modificazione nell'interpretazione semantica per cui la costruzione latina aveva assunto un significato vicino a quello della costruzione romanza. Questo cambiamento nell'interpretazione fu determinato (a) dallo svuotamento semantico di habeo, che, dall'originario senso di possesso era passato ad indicare una semplice relazione generica fra soggetto e oggetto (v. più sotto, sez. 2); (b) dall'estensione della costruzione a participi di verbi in cui è prevalente il carattere di attività su quello di duratività, risultato (e) dalla coincidenza, necessaria con certi verbi (specialmente verbi indicanti attività intellettuali come cognosco, comperio, ecc), fra soggetto (sintattico) di habeo e soggetto (contestuale) del participio (v. più sotto). La coincidenza dei due soggetti è una condizione imprescindibile del cambiamento semantico: infatti con lo svuotamento semantico di habeo, la predicazione principale della frase si sposta sul participio, mentre il soggetto non cambia; per la buona interpretazione della Forma Logica della frase è necessario quindi che il soggetto del nuovo predicato coincida con quello sintattico.

La nuova interpretazione semantica, dunque, sposta la predicazione principale dal semanticamente vuoto habeo al participio, così che la costruzione in esame, invece di indicare il possesso da parte del soggetto del risultato di un'azione svoltasi nel passato, finirà per indicare l'azione stessa nel passato.



7: Da Ph. Thielmann, 'Habere mit dem Part. Perf. Pass.', Archiv fur lateinische Lexikographieund Grammatik, 2 (1885), pp. 372-423, 509-549, gli ess. aile pp. 378 e 532.

8: Da Thielmann, cit., pp. 394 e 398.

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Solo con il cambiamento dell'interpretazione semantica della costruzione si sono poste le basi per un cambiamento sintattico che deve essere avvenuto sotto forma di una ristrutturazione diacronica^: il parlante protoromanzo o romanzo che si trovava di fronte a una frase come

(6) episcopum... invitatimi habes (Gregorio di Tours)lo

il cui significato era indubbiamente quello di "episcopum invitavisti", a un certo punto avrà analizzato la sequenza episcopum invitatum come un SV, perché questa era l'analisi che assegnava alla sequenza parallela episcopum invitas, e, analogamente, avrà analizzato invitatum come il V testa del sintagma e episcopum come il complemento (oggetto). La posizione di [^episcopum invitatum] come complemento di habeo sarà invece rimasta immutata. Avremo così una struttura

(7)


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che è esattamente uguale alla struttura italiana (1) (prescindendo dall'ordine
delle parole).

Si noti che nella costruzione latina il participio, categorizzato come A, indicava il risultato di un'azione il cui agente non era specificato sintatticamente (gli A non hanno soggetto), ma poteva solo essere dedotto dai contesto: neli'es. latino (3a) solo il contesto può dirci chi ha effettuato la spartizione (lo stesso avviene nel parallelo italiano ho la macchina rotta, dove solo il contesto può dirci chi ha rotto la macchina). Ma neli'es. italiano (1) il soggetto di mangiato è necessariamente co re ferente col soggetto di ha. Abbiamo indicato sopra nella coreferenza fra soggetto (contestuale) del participio e soggetto (sintattico) di habeo una delle cause che hanno portato alla ristrutturazione diacronica della costruzione latina. Ora, nella nuova struttura nata dalla ristrutturazione come postulata più sopra, il participio è un V e deve quindi avere un soggetto ; esso si viene inoltre a trovare in una configurazione tale per cui il suo soggetto dev'essere lo stesso di quello di avere: questo se assumiamo, come mi ha suggerito Luigi Rizzi, una definizione di soggetto, indipendentemente necessaria, come la seguente:

(8) "Soggetto di " Vi = , „ il SN dominato immediatamente dal nodo F che domina immediatamente la proiezione massimale di Vi (dove: Vi è qualunque proiezione di V, incluso V stesso; "proiezione massimale" di un nodo X* è il primo nodo che domina Xi ed è immediatamente dominato da un nodo di diverso tipo categoriale).



9: Del tipo proposto, per altri fenomeni, da D. Lightfoot, 'Explaining Syntactic Change', Recherches linguistiques à Montréal/Montreal Workìng Papers in Linguistics, 7 (1978), pp. 55-91.

10: Da Hofmann—Szantyr, cit., p. 320. La data in cui la ristrutturazione è avvenuta, non è chiara. Come vedremo sotto, e però probabilmente molto tarda. L es,, di Oregono di Tours dev'essere quindi preso come un esempio ideale, tanto più perché si tratta di un es. di lingua scritta in un periodo in cui la sua distanza dalla lingua parlata era ormai molto grande.

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In base a questa definizione, in (1), sia SV!, Vx che SV2, V2 ricevono automaticamente come soggetto SNi. In questo modo la ristrutturazione proposta grammaticalizza la coreferenza dei soggetti di habeo e del participio che nella struttura latina era solo contestuale (ma in alcuni casi semanticamente determinata, come notato più sopra).

2. Nella sez. 1 ho assunto senza discussione che il participio sia in posizione
attributiva rispetto all'oggetto di habeo. Se però guardiamo alle frasi di (9)11, la
nostra analisi incontra subito delle difficoltà:

(9) a. (Fidem) quam habent spectatam iam et cognitam (Cicerone)
b. (Equitatum) quem ex omni provincia coactum habebat (Cesare)

Infatti i pronomi (relativi, interrogativi, personali) vengono generati basicamente sotto SN e non sotto N (o N), per cui non possono essere modificati da SA, che sono espansioni di SNI2. Non sono così possibili frasi come *hai picchiato [c^chi alto], formata sul modello di haipicchiatogli ragazzo alto] e neanche il suo corrispondente latino. Perciò quam spectatam iam et cognitam di (9a) non potrà essere analizzato come [g^N SA] (prima del movimento Wh), e allo stesso modo multa bona bene parta di (3a) non potrà essere analizzato come [cxtQ N SA].

Se ci volgiamo a considerare un es. come quello riportato in (IO)13, in cui habeo
compare con il suo significato pieno di 'tenere',

(10) sub gemmane abstrusos habeo tuam matrem et patrem? (Plauto)

si presenta subito evidente quale sia la struttura da assegnare alle nostra costruzione: come nel corrispondente italiano tengo forse tua madre e tuo padre nascosti sotto la gemma dell'anello, il SA di cui il participio è la testa sarà da considerare un complemento predicativo dell'oggetto*4, per cui la struttura della frase (3a) sarà quella rappresentata dalla parentesizzazione in (11):

(11)


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Questa analisi risolve il problema costituito dagli es. di (9) perché in (11) il SNogg. può benissimo essere sostituito da un pronome relativo senza che questo impedisca la presenza di un SA esterno ad esso: [^quae] [^pbene parta] yhabemus] non: *[^quae[s^bene parta]]).

La viabilità di questa soluzione è confermata da un es. come (12)l5, dove habeo
è coordinato con teneo con la stessa reggenza,



11: Da A. Ernout-F. Thomas, Syntaxelatine, Paris, 1964^, p. 223.

12: N" nel sistema di R. Jackendoff, X Syntax: A Study of Phrase Structure, Cambridge, Mass., 1977, p. 74.

13: Da Thielmann, cit., p. 396.

14: Del resto questa è anche l'analisi tradizionale: cfr. per es. W. Meyer-Lù'bke, Grammatik (ler Romanischen Sprachen, III: Syntax, Leipzig, 1899 (Hildesheim, 1972), § 288.

15: Da Hofmann-Szantyr, cit., p. 320.

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(12) (eum) persuasum habet ac tenet (Pseudo Agostino)

dalla variazione paradigmática vinctum, occupatum, ecc, e soprattutto
dalla variazione p^^ognito habeo, dove appare chiarissimo il valore predicativo
che ha il participio rispetto a verbo e oggetto.

Più complesso sembra il caso in cui habeo ha il significato di 'ritenere, reputare,
credere', perché in un es. come

(13) Piso dolo caesus habetur (Tacito) 16

si può pensare a una cancellazione di esse, come per l'analogo es. italiano Maria
era creduta bellaX^. Avremmo quindi una struttura profonda del tipo rappresentato
in (14), con habere che regge una F oggettiva:

(14)


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Un'analisi simile non è sostenibile per i casi in cui habeo ha il significato di tenere', è diffìcilmente immaginabile una predicazione completiva di habeo. Niente però impedisce di supporre che il tipo di es. rappresentato qui da (13) venga generato come tale (eccetto l'eventuale trasformazione passiva) nella base e che la frase subordinata (la predicazione completiva) sia ricostruita nella Forma Logica da una structure-building rule^. In tal modo potremmo ricondurre anche questo tipo di es. alla struttura [çySN SA V] postulata sopra per i casi in cui habeo significa 'tenere'. In ogni caso es. come quello di (13) sono relativamente marginali per il nostro assunto,dato che habeo, per poter essere alla base della perifrasi temporale romanza, deve essersi svuotato semanticamente (e non avere quindi il significato di 'ritenere').

Nell'es. (3a) habeo ha il senso di 'possedere'; negli es. di (15)19 \\ suo significato
è molto più sbiadito : habeo indica solo una relazione generica fra soggetto e
oggetto e compì, predicativo:

(15) a. Cum d0m0... esset egressus iamque fugae expeditum initium haberet (Valerio
Massimo)
b. Nec(dum) omnia... edita facinora habent (Livio)

In essi l'analisi predicativa del participio è molto meno intuitiva che nei casi di
(10) e (13). Però essa può essere messa in evidenza da parafrasi come quelle di
(16a) per (15b) e di (16b) per (17):

(16) a. Necdum omnia eorum facinora edita sunt
b. Haec hostia tibi accepta sit

(17) hanc hostiam acceptam habeas (CIL)2O



16: Da A.Traina-P. Bertotti, Sintassinormativa délia lingua latina, I, Bologna, 1965, p. 50.

17: Per un'analisi a cancellazione di 'essere' per i corrispondenti francesi di queste frasi, cfr. Kayne, cit , se7 4.6.

18: Per cui cfr. Chomsky, 'On Binding', cit.

19: Rispettivamente da Thielmann, cit., p. 393, e Hofmann-Szantyr, cit., p. 319.

20: Da Thielmann, cit., p. 386.

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Nel costruire queste prafrasi si è considerato habeo come l'inverso di esse2l: in esse l'oggetto di habeo diventa il soggetto di sum, il soggetto di habeo diventa invece un dativo (con una vasta gamma di significati, dal dativo etico al dativo di possesso) o un genitivo possessivo. Quello che è importante per la nostra analisi è che il participio, in queste parafrasi, diventa il predicato nominale retto da sum, confermando così ancora una volta l'analisi predicativa proposta sopra.

In conclusione possiamo assegnare a tutti i casi della costruzione compì, ogg. + part. perf. + habeo la struttura [<$ySN SA V]22. Le differenze fra i significati che la costruzione può assumere dipendono in ultima analisi dalla vasta gamma semantica coperta da habeo, che va dal significato originano di 'tenere' a quello di 'possedere' fino al significato semplicemente relazionale23. In sostanza il significato che la costruzione assume dipende dagli elementi che il 'verbo-copula' habeo congiunge: il soggetto,l'oggetto e il predicativo2^

In base alle conclusioni a cui siamo giunti in questa sezione, l'indicatore sintagmatico
(3b) andrà corretto nel seguente modo:

(18)


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La ristrutturazione diacronica riinterpreterà poi la sequenza multa bona bene parta come un SV, con parta come V testa e il SN multa bona come suo oggetto, secondo le linee tracciate nella sez. precedente. Questo SV sarà analizzato come un complemento di habeo probabilmente in analogia alla struttura [gySN habeo] indipendentemente necessaria per generare frasi in cui habeo regge un compì, oggetto.



21: Su questa equazione cfr. E. Benveniste, 'Etre et avoir dans leurs fonctions linguistiques', Bulletin de la Société de Linguistique de Paris, 55 (1960), pp. 113-134.

22: Ricordo che in questa struttura possono entrare anche degli aggettivi veri e propri, non solo dei participi.

23: Sullo sviluppo semantico dihabeo cfr. in particolare A.Ernout-A. Meillet, Dictionnaire étymologique de la langue latine. Histoire des mots, Paris, 1959-60^, s.v. habeo.

24: Su questo concetto cfr. L. Renzi, '"Aveva 55 anni eun orologio d'oro da polso" (Gadda): per una semantica di avere', Archivio Glottologico Italiano, 56 (1971), pp. 149-164.

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3. Un'altra inadeguatezza dell'analisi proposta nella sez. 1 può essere messa in luce se guardiamo al principale argomento che, nel mio articolo citato, avevo avanzato in maniera informale a sostegno di una struttura come (1): esso si basa sostanzialmente sulle previsioni che, su una struttura come (1), fa la restrizione della testa (Head Constraint)2s. Ai nostri fini è sufficiente una formulazione di questa restrizione che riguardi le regole di cancellazione: grosso modo possiamo dire che all'interno di un sintagma SX con testa X non possiamo cancellare nessun elemento che si trovi nel dominio della testa (realizzata foneticamente)26 anche se la cancellazione è recuperabile. Per quello che riguardali sintagma verbale, la restrizione prevede che nessun elemento che sottocategorizzi il verbo (SN, SP, SV...)sia cancellabile se non viene cancellato anche V. Quindi nella struttura (1), riformulata in (19),

(19)


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non potremo cancellare SN2 (nel dominio di V2, testa di SV2) né SV2 (nel dominio
di Vi, testa di SVt ), mentre la restrizione della testa non fa previsioni sulla
cancellazione di SVj.



25: Per cui cfr. H. van Riemsdijk, A Case Study in Syntactic Markedness: The Binding Nature of Prepositional Phrases, Dordrecht, 1978, sez. 4.5 e la bibliografia ivi citata, e A. Rouveret-J.-R. Vergnaud, "Specifying Référence to thè Subject: French Causatives and Conditions on Représentations', Lìnguistic Inquiry, 11 (1980), pp. 97-202.

26: Più precisamente nel dominio indicato dai puntini nella struttura [x,,,[x,,[x,...x...]x,]x,,]x,,, cfr. van Riemsdijk, cit. Per dominio di un nodo X si intende l'insieme dei nodi dominati dal primo nodo xamificante che domina X. Per il concetto cfr. T. Rcinhart, 77ie S_ytitactic Domain of Anaphora, tesi di Ph. D., Cambridge, Mass., MIT, 1976, p. 33. Nel dominio in questione, se X=V, si trovano i sintagmi che sottocategorizzano V. Nella notazione X adottata qui si tratta degli elementi dominati da V.

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Gli studi generativi sull'inglese assumono generalmente, per il corrispondente
di (l),la struttura (20)27:


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In questo caso la restrizione della testa prevede che non si possa cancellare SN2
(nel dominio di V, testa di SV), mentre non fa previsioni per le altre cancellazioni

Se prendiamo ora la frase inglese (2la) e proviamo a cancellare, sotto identità cogli elementi del primo membro, i vari sintagmi del secondo membro (SN2 in (21b), SV in (21c), M+SV in (21d)), vediamo che le previsioni fatte dalla restrizione della testa sono confermate: l'unica cancellazione che dia un risultato agrammaticale è quella che cancella SN2, che si trova nel dominio della testa di SV.

(21) a.


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bs*Mary has taken thè book and John has taken too.
e. Mary has taken thè book and John has too.
d. Mary has taken thè book and John too.

Un'operazione analoga condotta sulla frase italiana perfettamente parallela (22a) da i risultati (22b) (cancellazione di SN2), (22c) (cancellazione di SV2) e (22d) (cancellazione di SVi) - anche in questo caso le previsioni fatte dalla restrizione della testa sono confermate: come in inglese, non è possibile cancellare SN2 (nel dominio della testa di SV2), ma in italiano non è neanche possibile cancellare SV2 poiché è nel dominio del verbo ausiliare avere, come postulato nella struttura

(22) a.


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b.*Giovanni ha preso il libro e anche Maria ha preso.



27: Cfr. J. E. Emonds, A Transformational Approach to English Syntax: Root, Structure- Preserving and Local Transformations, New York, 1976, sez. VI. 2.2-5, e Jackendoff, cit., sez. 3.5.

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e. *Giovanni ha preso il libro e anche Maria ha.
d. Giovanni ha preso il libro e anche Maria.

Quello che importa per la nostra discussione è che francese e italiano antichi si comportavano, rispetto a questi fenomeni di cancellazione, piuttosto come l'inglese che come italiano e francese moderni. Cfr. gli es. di (23)28, analoghi a (21c):

(23) a. Dameisele, je croi / a ces ansaignes que je voi / que chevalier a eii ci. / - Non a,
sire, jel vos afi. (Chrétien deTroyes)
b. Tu as veü, si con je croi, / les enges don la gent se plaignent, / qui occient quan
qu'il ataignent. / - Voir non ai, mere, non ai, non. (id.)
c. ... de ce n'i a riens eu. / - Si a, ce dist li dus, par m'ame. (La Chastelaine de
Vergi)
à. De la contrée unt purprises les parz / Ne mes que tant cum l'emperere en ad.
{Chanson de Roland, w. 3332-3)
e. ... ond'io non ne credo avere peccato... - Certo sì hai. (Novellino)

Allo stesso modo si comportano 'avere' usato come verbo principale (cfr.
(24)), 'essere' usato come ausiliare (cfr. (25)) e come verbo principale (cfr.
(26))29:

(24) ... non avestu la torta? — Messer, sì ebbi. (Novellino)

(25) Che è ciò, messer Rinieri, che voi non siete partito di Sardigna? - Certo... sì 50n0...
(id.)

(26) Et por ce as tu cuidié que je fusse semblables a t0i...; mes non sui... (La Queste del
Saint Graat)

(Inoltre 'fare' è usato alla stessa maniera dell'inglese to do come verbo vicario.

(27) a. Nous sommes d'une compaignie, / si ne le blasmes point. - Non fach je. (Adam
le Bossu)
b. Il familiare tornato disse: Cisti, per certo messer Geri mi manda pur a te. Al qual
Cisti rispose: per certo, figliuol, non fa. (Boccaccio)

Da dati del tipo di (23)—(26) possiamo presumere che in italiano e francese
antichi non avessimo una struttura come quella rappresentata in (19), dato che
era possibile cancellare quanto seguiva l'ausiliare.

Le possibilità di cancellazione nell'italiano e nel francese antichi erano però
ancora più estese che in inglese, se guardiamo a esempi come (28)31;



28: (9a-c) da L. Foulet, Petite syntaxe de l'ancien français, Paris, 1930, pp. 235 e 239, (9d) dall'edizione di C. Segre, Milano-Napoli, 1971, (9e) dall'edizione di G. Favati, Genova, 1970, p. 333.

29: (24)-(25) dall'ed. Favati, cit., pp. 309 e 305, (26) da Foulet, cit., p. 235. Altri esempi francesi in A. Tobler, Vermischte Beitràge zur Franzòsischen Grammatik, Erste Reihe, Leipzig, 19022 Amsterdam, 1971), pp. 105-107.

30: (27a) da Foulet, cit., p. 237; (27b) da M. Barbi, Problemi di critica dantesca, Prima serie, Firenze, 1934, p. 291.

31: (28a) dall'ed. Favati, cit., p. 205, (28b) da Meyer-Lübke, cit., § 379, dove vengono trattati es= di questo tipo. Altri esempi coll'infinito in A. Tobler, Vermischte Beitràge der vermischten Beitràge zur Franzòsischen Grammatik, Fù'nfte Reihe, Leipzig, 1912 (Amsterdam, 1971), pp. 406^08.

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(28) a. S'io lile cheggio, daiebbel'm'egli?... -Sì darebbe... - Non darebbe. (Novellino)

b. Un cerf unt pris e retenu. / En quatre parz vuelent partir. (Marie de France)

da cui sembra di poter dedurre che era possibile la cancellazione anche degli argomenti
di verbi non ausiliari.

Per spiegare questo fenomeno si presentano alla mente due possibili soluzion i32: 1) che nelle lingue romanze antiche non fosse valida la restrizione della testa - ma questo contrasterebbe con la sua presupposta universalità, peraltro ben confermata; 2) che gli argomenti verbali, per qualche ragione, non fossero attacati a V, ma a SV o a F, per cui la loro cancellazione non rientrerebbe nei contesti interessati dalla restrizione della testa (cfr. nota 26). Nella prossima sezione vorrei tentare di costruire un argomento che potrebbe spiegare come nelle lingue romanze antiche gli argomenti verbali fossero generati sotto SV invece che sotto V, per cui la loro cancellazione non sarrebbe stata impedita dalla restrizione della testa33.

4. Nonostante il problema dell'ordine delle parole in latino sia un problema tuttora aperto, mancando degli studi basati su criteri moderni che vadano al di là dei rilevamenti statistici, assumeremo qui che il latino fosse in origine una lingua con ordine delle parole SOV non rigido. In Cesare abbiamo il verbo alla fine nell'B4 °/o delle frasi principali e nel 93 °/o delle frasi secondarie. Questi dati sono grosso modo validi per tutte le scritture storiche e tecniche del periodo classico; solo Varrone e Cicerone si distaccano decisamente da queste cifre34.

Per avere dei dati più precisi, ho preso in esame un (piccolo) campione di testi



31: (28a) dall'ed. Favati, cit., p. 205, (28b) da Meyer-Lübke, cit., § 379, dove vengono trattati es= di questo tipo. Altri esempi coll'infinito in A. Tobler, Vermischte Beitràge der vermischten Beitràge zur Franzòsischen Grammatik, Fù'nfte Reihe, Leipzig, 1912 (Amsterdam, 1971), pp. 406^08.

32: Una soluzione che assumesse una struttura simile a quella dell'inglese, dev'essere subito scartata per le seguenti ragioni: 1) sia in latino (ma v. N. 33) che in italiano e francese moderni habeo/avere è la testa del SV, mentre in inglese è al di fuori del SV (o eventualmente è nello spécifier di SV) ;2) una simile soluzione spiegherebbe solo i casi con i verbi ausiliari e non i casi di cancellazione degli argomenti di altri verbi.

33: Se i fenomeni di cancellazione di cui sopra dovessero essere presenti anche in latino, gli argomenti della prossima sezione non varrebbero più come tali e dovrebbero essere modificati. In tal caso si potrebbe pensare che anche in latino gli argomenti verbali non fossero generati sotto V, oppure che potessero essere cancellati solo dopo essere stati estratti dalla loro posizione basica e attaccati a SV o a F. La seconda soluzione si adatterebbe bene all'analisi presentata qui, ma mi sembra una tipica soluzione ad hoc. In ogni caso non ho potuto esaminare il problema nei dettagli e la questione resta aperta. (Se il latino non fosse una lingua SOV, come assunto nella sez. 4, e neppure una lingua configurazionale, ma una lingua a base funzionale (secondo la dicotomia proposta da Chomsky, citato in Van Riemsdijk, cit., p. 267), allora sarebbe pensabile che la restrizione della testa non sia rilevante per esso.)

34: Cfr. Hofmann-Szantyr, cit., p. 403.

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in prosa relativamente arcaici: Leges XII tabularum, Precatìones patris familias, Sententia Minuciorum de finibus Genuatium et Veturiorum (117 a. C.) 35 e i primi25 capitoli del De agri cultura di Catone36. Si tratta di testi di carattere uniformedescrittivo-prescrittivo. Non sono in grado di deciderne il livello di artificiositàstilistica, ma credo si possa accettare che, trattandosi di testi a carattere prevalentemente descrittivo, essi presentino un ordine delle parole abbastanza neutro (senza scramblings di tipo affettivo o retorico) e che, trattandosi di 'leggi', la loro lingua sia piuttosto conservativa.

In tutti questi testi il verbo si trova alla fine nella stragrande maggioranza dei casi: le eccezioni sono circoscrivibili con precisione. Dopo il verbo possiamo trovare frasi subordinate, avverbi, complementi avverbiali, SP argomentali, qualche raro caso di dativo. In ogni caso quasi sempre dopo il verbo troviamo un solo costituente, raramente due. E' concepibile che tutte queste eccezioni alla posizione finale del verbo possano essere spiegate come casi di estraposizione : ricordo che le lingue a ordine SOV rigido non permettono nessun tipo di estraposizione, ma esiste tutta una scala di lingue SOV che si differenziano per il tipo di costituenti che è permesso estraporre — per es. in tedesco, dalle subordinate, dove vige l'ordine SOV, è possibile estraporre SP ma non SNoggetti.

Così nei testi da me esaminati, mentre Pestraposizione degli elementi sopra elencati è abbastanza libera, i pochi casi in cui abbiamo estraposizione di un SNogg. (eventualmente sogg.) sono esattamente classificabili come strutturalmente determinati.

La linea di ragionamento37 che vorrei seguire qui èla seguente: in una lingua SOV si creano per varie ragioni dei contesti che permettono l'estraposizione di un costituente dopo V. Questa estraposizione creerà degli ordini superficiali (S)VO ((S)VI, ecc.) che, con il loro infittirsi, permetteranno una reinterpretazione dell'ordine (S)VO come l'ordine basico. Nei testi latini più antichi questo processo non è più seguibile per costituenti come Aw, SP, ecc, la cui estraposizione è relativamente libera; ma si può invece vedere abbastanza chiaramente per gli SNogg.(esogg.).

Il caso più frequente è quello dell'estraposizione di F completiva^, determinata
dalla necessità di evitare fenomeni di autoinclusione (negli es. è sottolineato
il costituente estraposto):



35: Tutti contenuti in V. Pisani, Testi latini arcaici e volgari, Torino, 1950.

36: Edizione H. Keil, Leipzig, 1884.

37: Analogamente a Lightfoot, cit., eR.P. Stockwell, 'Motivations for Exbraciation in Old English', in C. N. Li (ed.), Mechanisms of Syntactìc Change, Austin, 1977, pp. 291-314, di cui seguo la classificazione dei tipi. Esempi simili di estraposizione in una lingua SOV, l'olandese, in J. Koster, Locality Principies in Syntax, Dordrecht, 1978, sez. 2.3.3.

38: Sia che le F possano essere in alcuni casi riscrittura di un SN, sia che possano essere solo degli 'analoghi' di un SN (nel caso che, per es., vedere vada sottocategorizzato [+ — I p J ] invece che semplicemente [ + — SN]).

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(29) a. Sei Langueses... malent in eo agro alia prata inmiîtere, defendere, sicare...
{Sententia, p. 28)
b. übi cognovit, quo modo fundus cultus siet operaque quae facía infectaque
sient, postridie eius diei vilicum vocet, roget, quid operis siet factum, quid restet,
satisne temperi opera sient confecta, possitne quae reliqua sient conficere
(Catone, 11, 1)

Simile il caso delle relative che possono essere estraposte da sole (30) (in (30c)
senza antecedente) o portare con sé l'oggetto che costituisce il loro antecedente
(31)39;

(30) a. eo fistulam ferream indito, quae in columellam conveniat et in cupam
(Catone, XXI, 1)
b. sub cupa tabulam ferream... pertusam figito, quae in columellam conveniat
(id. XXI; 2)40
e. Fac ad vindemiam quae opus sunt ut patentur (id. XXIII, 1)

(31) sent arbores quae saeclo prosint alteri (Cecilio Stazio)

Troviamo anche il caso di estraposizione di relative ridotte con participi
(32)41 o SN apposizionali (33):

(32) mater mea mihe monumentum coeravit, quae me desiderai vehementer, me heice
situm inmature (Iscrizione tombale, 11-I sec. a. C.)

(33) frondem populneam, ulmeam, querneam caedito per tempus: eam condito non
perarida, pabulum ovibus (Catone, V, 8)

Le frasi comparative, anche se ridotte, sono estraposte: esse possono portare
con sé l'aggettivo (34) o anche l'oggetto stesso (35):

(34) cupam facito P.X, tam crassam quam modioli postulabunt, mediani inter orbis
quae conveniant, crassam quam columella ferrea erit (Catone, XXI, 1)

(35) quanto peiorem civem existimarint feneratorem quam furem, hinc licet existimare
(Catone, pref. 1)42

Estraposizione si ha anche nel caso di elenchi, con antecedente prima del verbo
(36) o senza (37)43;

(36) ... priusquam hasce fruges condas,/ar, triticum, hordeum, fabam, semen rapicium
{Precationes, p. 49)

(37) Dii iferi... vobis comedo ilius memra, colore, fìcura, caput,... bucas... vetre, etc.
(Formula di esecrazione)

Oltre ali'estraposizione, un'altra fonte di sequenze VO può essere la riduzione
di frasi congiunte, per cui, da OV + OV, con cancellazione di V, si ottiene OV +
0, dove compare anche la sequenza VO:



39: Da E. Richter, Zur Entwicklung der romanischen Wortstellung aus der Lateinischen, Halle a. S., 1903, p. 84.

40: Cfr. anche: ut illvm di perdant, qui primus holitor caepam protulit (Nevio), citato in Richter, cit., p. 61.

41: Da Richter, cit., p. 4.

42: Cfr. anche: ego semper pluris feci Potioremque habui libertatem multo quam pecuniam (Nevio), citato in Richter, cit., p. 84.

43: Da Richter, cit., p. 84.

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(38) a. Cum nexum faciet mancipiumque, uti lingua nuncupassit ita ius esto (Leges,
P. 47)
b. übi porcum inmolabis, agnum vitulumque (Precationes, p. 54)
c. circum coronas et circum vias ulmos serito et partira populos (Catone, VI, 3)
d. ibi cacumina populorum serito et harundinetum (ibid.)
e. in eius musti culleum aquae marinae veteris Q.II indito vel salis puri modium
(id. XXIIII)

Sequenze VO possono essere ottenute ancora con le costruzioni after-thought, quando per ex. si vuole precisare meglio il contenuto di un costituente posto prima del verbo: tipiche le formule 'eccetto che' (39) o i casi dei compì, di luogo (con SP dunque - (40)):

(39) ne alium intro mitât ¡tisi Genuatem aut Veiturium colendi causa (Sententia,
p. 27)

(40) a, ibei terminus stat propter uiam Postumiam (ibid., p. 25)
b. ibi terminus stat in monte pro cauo (ibid., p. 26)

In quanto precede, ho cercato di dimostrare che l'estraposizione, assieme ai fenomeni di riduzione delle frasi congiunte, è alla base del cambiamento dell'ordine delle parole in latino. Essa, spostando dei costituenti dopo il verbo, crea degli ordini superficiali che permettono una rianalisi che assume come basico l'ordine SVO (SVCornpl).

Per quanto concerne i problemi sollevati nella sez. 3, si assume normalmente44 che l'estraposizione di un complemento fuori da V (risp. N) implichi l'attacco del complemento estraposto a SV o F (risp. SN o F). Se ora il processo di cambiamento dell'ordine delle parole avviene attraverso l'estraposizione dei complementi (e degli avverbiali), dalla struttura (18) otterremo, per estraposizione, la struttura (41):


DIVL2892

(con l'ordine SN-SA oppure SA-SN, senza sostanziali differenze, come mostrano
le lingue romanze antiche).

Questa struttura, a un certo punto, sarà stata rianalizzata come basica e generata
come tale dalle regole di riscrittura a struttura sintagmatica. (Anche i casi di
riduzione di frasi congiunte saranno confluiti in questi.)



44: Cfr. Jackendoff, cit., sez. 4.3, e Koster, cit., sez. 2.3.3.

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Ora in una struttura come (41) SN e SA non si trovano nel contesto configurazionale rilevante per la restrizione della testa, per cui la loro cancellazione (ricuperabile) è permessa: con questo si spiegano le cancellazioni esemplificate in (23)-(28).

5. Con questo non abbiamo risolto tutti i problemi riguardo al cambiamento diacronico della costruzzione habeo + participio. In Gli ausiliari in alcune lingue romanze e in altre lingue^, per spiegare gli ordini relativi degli elementi soggetto (S), aveir (Aus), participio (V) e oggetto (0) in francese antico, avevo assunto, erroneamente, che il gruppo VO/0V si comportasse come un'unità, presupponendo implicitamente una struttura come (3b) (o come (1)). A un'analisi di quel genere faceva difficoltà la presenza dell'ordine OAusSV, dove 0 e V erano separati. A esse posso ora aggiungere l'ordine VAusSO46, che è l'esatto parallelo del precedente: in uno abbiamo topicalizzazione di V, nell'altro topicalizzazione di 0. Nonostante da questi fatti distribuzionali, in mancanza di un'analisi delle strutture, sia arrischiato trarre delle conclusioni, la libertà di muoversi separatamente che hanno i due costituenti V e 0 mi sembra sia più naturalmente inquadrarle se assumiamo che il francese dei secoli XI—XIII conservasse ancora la struttura (41). Ricordo che, del resto, per tutta una categoria di verbi imperfettivi il significato della perifrasi continua a essere quello latino: cfr. (42)47;

(42) Et cil qui molt l'avoit amee / vient vers li, si l'en lieve amont. (Chrétien de Troyes)
in cui molt l'avoit amee va tradotto 'l'amava molto, l'aveva molto cara', e non
'l'aveva molto amata'.

Credo dunque che la ristrutturazione sintattica della sequenza avere' + SNogg + participio secondo le linee tracciate nella sez. 1, vada spostata molto avanti nel tempo, nonostante la perifrasi avesse da molto assunto il significato odierno. Per il francese la ristrutturazione sarà avvenuta probabilmente nel periodo di passaggio fra antico francese e medio francese4**, 49.

6. Per spiegare il cambiamento di struttura nelle frasi in cui compaia la costruzione predicativa (sezione 2) SNogg + part. perf. + habeo (SN + SA + V) nel passaggio dal latino alle lingue romanze (italiano e francese per lo meno), dobbiamo dunque postulare:



45: Tesi di laurea, ms., Università di Padova, 1978.

46: Cfr. il mio lavoro "Ordine delle parole e forme composte del verbo in francese antico", Medioevo Romanzo, in corso di stampa.

47: Da E. Gamillscheg, Historische franzòsische Syntax, Tiibingen, 1957, p. 419, dove si trovano altri esempi.

48: Non ho esaminato il caso dell'italiano, ma è probabile che la rianalisi avvenisse nello stesso periodo.

49: Non ho una spiegazione convincente del^ome la sequenza ristrutturata 'avere' + part. venga rianalizzata come un'espansione di V invece che di SV.

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a) delle regole di estraposizione che riattaccano i complementi a destra del verbo, probabilmente sotto SV: queste regole creano delle sequenze superficiali SVCompl da un ordine sottostante SComplV. Una regola di ristrutturazione diacronica ha poi rianalizzato queste strutture superficiali come basiche, generate cioè direttamente dalle regole a struttura sintagmatica (sez. 4);

b) una ristrutturazione che rianalizza la sequenza part. perf. + SNogg come un
SV complemento di avere (sez. 1). Questa rianalisi sarà da situare probabilmente
verso la fine del Medio Evo (sez. 5).

Le diverse proprietà di italiano e francese antichi rispetto alla lingua odierna per quanto riguarda le cancellazioni di quanto segue gli ausiliari (sez. 3) si spiegano col fatto che a quel momento era avvenuta la ristrutturazione (a), ma non ancora la ristrutturazione (b)5O.

Giampaolo Salvi

Budapest

Riassunto

II cambiamento sintattico che è avvenuto nel passaggio dalla costruzione latina SNogg + part. perf. + habeo (a cui va assegnata una struttura [~ySV SA. V] — sez. 2) alla costruzione romanza avere + part. pass. + SNogg (a cui va assegnata, per lo meno in francese e in italiano, una struttura [eyVaus [eyV SN]]), è ricondotto a due cambiamenti diacronici indipendenti:

1) il cambiamento dell'ordine fondamentale delle parole nel passaggio dal latino (SOV) alle lingue romanze (SVO), che deve essere avvenuto attraverso un processo di estraposizione progressiva dei complementi alla destra del verbo (sez. 4). La struttura che si ottiene dopo l'estraposizione permette di spiegare anche certi fenomeni di cancellazione che oppongono gli stadi antichi delle lingue romanze alle lingue romanze attuali (e all'inglese - sez. 3);

2) una ristrutturazione che rianalizza la sequenza part. pass. + SNogg come un SV complemento
di avere (sez. 1), ristrutturazione da situare cronologicamente verso la fine del Medio
Evo (sez. 5).



50: Per maggior precisione si dovrebbero forse tenere distinte le due ristrutturazioni: quella che rianalizza part. + SNogg cume un SV e quella che rianalizza questo SV rome espansione di V. Solo quest'ultima spiega la sparizione, nell'italiano e nel francese moderni, dei fenomeni di cancellazione tipici dello stadio antico di queste due lingue.