Revue Romane, Bind 16 (1981) 1-2Reto R. Bezzola: Litteratura dais rumauntschs e ladins, XI + 936 pp., Coirà, 1979.Magnus Ulleland L'anno scorso il Bezzola, prima conosciuto come coredattore (insieme col Tònjachen) del fondamentale Dicziunari tudais-ch-ladin, Coirà 1944, ha pubblicato il suo opus magnum, col titolo indicato sopra. Benché parecchio sia stato scritto sulla letteratura retoromanza nell'ultima generazione in riviste e manuali, una storia letteraria complessiva di tutto il territorio retoromanzo non ha visto la luce dopo il famoso Handbuch der Ràtowmanischen Sprache und Literatur, Halle 1910, di Theodor Gartner, e quest'ultima era modesta, comparata con la nuova opera monumentale del Bezzola. L'apparizione di questa opera è un avvenimento lungamente desiderato, sia dai romanisti, sia dal popolo dei Grigioni, che ha in mano per la prima volta nella sua storia un'ampia descrizione della propria letteratura, stesa in uno dei suoi idiomi. L'opera è strutturata così: 1) Introduzione storica, pp. 1-10; 2) Letteratura friulana dal Medio Evo al 1900, pp. 11-30; 3) Letteratura friulana dopo il 1900, pp. 31-97; 4) Le Dolomiti, Valle di Non e Valle di Sole, pp. 98-119; 5) I Grigioni dal Medio Evo al 1800, pp. 120-319; 6) II 19° secolo nei Grigioni, pp. 320-383; 7) I Grigioni dal 19° al 20° secolo, pp. 384-462; 8) Prosa narrativa del 20° secolo nei Grigioni, pp. 463-609; 9) La poesia moderna nei Grigioni, pp. 610-759; 10) II dramma moderno nei Grigioni, pp. 760-816; 11) Letteratura popolare, pp. 817-921. Il libro è provvisto di un indice dei nomi. Essendo l'autore svizzero, è naturale che la parte essenziale dell'opera riguarda la letteratura dei Grigioni, tuttavia, come si vede, un centinaio di pagine sono dedicate alla letteratura retoromanza d'ltalia. Le citazioni in friulano e dolomitico sono tradotte in engadinese. La storia letteraria del Bezzola non è un'opera modernistica, una storia «interna», o meglio: non è solo questo; anzi, l'autore si da molta fatica a descrivere le condizioni politiche, sociali, culturali e religiose in cui questa letteratura è nata; il libro diventa così una storia della cultura retoromanza. Meno male! L'autore ha più di 80 anni, e ha avuto la fortuna di vivere quasi un secolo in mezzo agli sforzi culturali e letterali dei retoromanzi, e ha conosciuto di persona moltissimi se non tutti gli scrittori moderni le cui opere vengono analizzate. Così la sua rappresentazione assume un tono personale e vivace, alle volte anche divertente; ci da ogni specie di informazioni sugli autori: dove sono nati, dove sono andati a scuola, dove lavorano, dove abitano, qualche volta persino dove passano le vacanze; per non parlare della descrizione della barba di Peider Lansel, alla quale viene dedicata mezza pagina. La letteratura
retoromanza non è forse, su scala internazionale, una
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ma per ogni popolo la propria letteratura è grande e merita d'essere studiata, e pure in tali condizioni nascono opere di valore. Il Nostro non cade nella trappola di veder tutto rosa, anzi è piuttosto critico, e dice chiaramente che cosa sia buono e che cosa no, o per essere esatti: fa la felice distinzione tra opere »bene, meno bene o poco riuscite«. Come si vede dal titolo, il libro è scritto in alto-engadinese. L'importanza di questo fatto per i retoromanzi è evidente. Per gli stranieri interessati alla materia, il fatto può parere un po' proibitivo, ma non può che riscaldare il cuore a ogni retoromanista di vedere un tal capolavoro presentato in un idioma retoromanzo. Oslo
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