Revue Romane, Bind 16 (1981) 1-2

Arianna Uguzzoni: La Fonologia. Bologna, Zanichelli, 1978, 170 p. Luciano Canepari: Introduzione alla fonetica. Torino, Einaudi, 1979. XVI + 318 p. Pier Marco Bertinetto: Aspetti prosodici della lingua italiana. Firenze, Accademia della Crusca, 1981, circa 300 p.

Gunver Skytte

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Gli anni settanta in tanti sensi sono stati prosperi per gli studi linguistici in Italia. La prosperità vale anche per gli studi fonetici che quasi sono «sorti dal nulla» in quel periodo. La fonetica, infatti, prima veniva concepita nel senso puristico e normativo di «ortoepia». Per fortuna, ora, sebbene tardi, assistiamo ad un cambiamento molto positivo nel campo della fonetica italiana.

Segno di questo cambiamento è p. es. l'istituzione di laboratori per la fonetica sperimentale, come il Centro di Studio per le Ricerche di Fonetica del C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche) presso l'Università di Padova. A promuovere l'interesse per la fonetica, inoltre, hanno contribuito varie iniziative degli italianisti, sia individuali che collettive, in Italia e all'estero. P. es. la S.L.I. (Società di Linguistica Italiana) ha scelto come argomento per un convegno, tenuto a Padova nel 1973, Studi di Fonetica e Fonologia, e la rivista Journal of Italian Linguistics (Dordrecht- Holland, Foris Publications) ha dedicato un intero volume alla fonetica: On Phonology and Phonetics, Voi. 3, 1, 1978.

Tra i migliori e i più qualificati rappresentanti del nuovo interesse per la fonetica in
Italia, troviamo i tre autori dei libri di cui si parlerà qui. Anche per questo penso che i loro
lavori meritino un particolare interesse.

La Fonologia di Arianna Uguzzoni è apparsa nella collana Biblioteca Linguistica (direttada Manlio Cortelazzo) della casa éditrice Zanichelli. Lo scopo di questa collana è di dare un'introduzione ai vari campi della linguistica rivolta ad un pubblico più vasto. Si richiedono, cioè, allo stesso tempo, una forma piuttosto piana e semplice, e un'esposizioneaggiornata. In tal senso, il libro di Arianna Uguzzoni è abbastanza bene riuscito.Però, fuori dell'ltalia può essere d'interesse esclusivamente per studenti e studiosi d'italiano. II libro è diviso in 5 capitoli, dei quali i primi due trattano l'origine e le varie

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scuole della teoria fonologica nonché i vari concetti dell'analisi fonologica. Il terzo capitolo è dedicato all'analisi in tratti distintivi, sia i tratti di Jakobson che quelli dei generativisti. Questi tre capitoli costituiscono, per così dire, la parte tradizionale, ed obbligatoria, di un'introduzione alla fonologia. Poi seguono due capitoli sul cambiamento linguistico, cioè l'aspetto diacronico, e sul contatto linguistico, capitolo che contiene tra l'altro un paragrafo sulla nuova dialettologia. Quest'ultima parte è senza dubbio quella in cui l'autrice stessa è più impegnata, ed in cui il lettore già orientato generalmente nella teoria fonologica, troverà le pagine più vive dell'esposizione.

Per quanto riguarda le spiegazioni dei vari concetti - parte che mi sembra importante, considerato il fine del volume e della collana, di cui esso fa parte - trovo che siano grosso modo sufficienti. Tuttavia, mi meraviglio dell'assenza di accenni a concetti molto discussi, non meno negli ultimi tempi, come p. es. la sillaba e la giuntura: p. 86-87 viene trattata brevemente la funzione «demarcativa» o «delimitativa», mentre il termine di giuntura, tanto usato nella fonologia recente, non viene affatto, salvo errore, menzionato.

La bibliografia aggiunta al lavoro è ampia, aggiornata e ricca di informazioni.

I! libro di Canepari, Introduzione alla fonetica, è un manuale aggiornato di fonetica generale, con particolare riguardo all'italiano e alla situazione dell'italofono che deve imparare una lingua straniera. I primi 12 capitoli del libro trattano dei vari aspetti della fonetica generale con particolare riguardo alla fonetica articolatoria. Questa parte comprende p. es. un capitolo su L'apparato fonatorio (2.0) e su Gli elementi prosodici (8.0) e sulla Fonologia (9.0). L'autore, in questi capitoli, oltre a spiegare in modo insieme pedagogico e preciso i concetti generali della fonologia, descrive in forma breve, ma assai chiara i principi più caratteristici dei vari indirizzi fonologici, dalla fonologia tassonomica alla fonologia generativa naturale. Il capitolo 13 è dedicato all'ltaliano. L'autore descrive il sistema fonico e fonologico dell'italiano standard, ricordando tra l'altro i fonemi caratterizzati da uno scarso rendimento funzionale (come /e, e/, 10, o/, /s, z/ e /ts, dz/). Merita particolare interesse la figura 13.2 che in forma di «trapezio fonetico» illustra il punto di articolazione dei fonemi vocalici italiani nelle varietà regionali comprese nella descrizione di Canepari.

Il capitolo 14 mi sembra il capitolo più interessante e la novità più importante del manuale: comprende una descrizione della pronuncia o piuttosto delle particolarità fonetiche e tonetiche più caratteristiche di 13 «coinè» principali. Anche qui, come già nella parte riservata alla fonetica generale, si nota l'importanza data ai fatti prosodici.

Gli ultimi 5 capitoli (15-19) sono riservati a 5 lingue straniere: l'inglese, il francese, il tedesco, lo spagnuolo e il russo. Sebbene siano riservate soltanto all'incirca 10 pagine a ciascuna delle lingue trattate, l'autore riesce a dare ugualmente una descrizione abbastanza informativa e utile. Oltre alle caratteristiche peculiari delle singole lingue viene prestata molta attenzione ai tratti che normalmente creano difficoltà per gli italiani. E, notiamo, ancora una volta, lo spazio riservato all'intonazione (lato troppo spesso trascurato nell'insegnamento delle lingue straniere). Questi capitoli rappresentano una delle mire principali del libro: un contributo ad alzare il livello dell'insegnamento delle lingue straniere in Italia, anche per quanto riguarda la pronuncia. Cito le parole dell'autore, p. 6: «... l'accento della maggior parte degl'italiani che parlano una lingua straniera è notoriamente cattivo.» E questo fatto, senza dubbio, è dovuto allo scarso interesse finora prestato agli studi fonetici in Italia, e cioè, anche al proprio sistema fonetico e fonologico. Infatti, una delle condizioni necessarie per imparare bene la pronuncia di una lingua straniera, è proprio di conoscere, anche in teoria, le proprie abitudini di pronuncia.

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L'indice analitico del libro è soddisfacente, ma non di più. Ho cercato invano vari concetti, che in realtà sono trattati e definiti nel libro, come p. es. italiano standard, diasistima, diacoria, colpo di glottide o «stod». In una seconda edizione, di cui mi auguro la necessità, ci si potrebbe rimediare.

Per concludere, vorrei dire che il libro di Canepari è un manuale di fonetica molto utile, perché preciso, pedagogico e aggiornato, ed è inoltre un lavoro che desta interesse per l'attenzione prestata alle varietà regionali dell'italiano. Per il lettore non-italiano, questa parte sarà quella più informativa, e, soprattutto per questa parte, vorrei consigliare il libro nell'insegnamento della fonetica italiana fuori d'ltalia.

Aspetti prosodici della lingua italiana di Pier Marco Bertinetto, si differenzia in più sensi dai due libri sopra trattati. Mentre i primi sono di carattere pedagogico e divulgativo, il libro di Bertinetto è scritto da uno specialista, su livello internazionale, e si rivolge a specialisti. Il libro è il risultato delle indagini assidue dell'autore condotte attraverso più anni. Che il titolo sia diventato Aspetti prosodici . . . invece di La prosodia . . „ è dovuto al «difetto» più vistoso del libro, alla mancanza, cioè, di un capitolo sull'intonazione. Spero veramente che l'autore, con gli anni, contribuisca a colmare questa lacuna - che, del resto, per l'insieme del libro non è affatto un difetto.

Il libro è diviso in sette capitoli: I. Tratti prosodici, in cui prima di tutto sono discussi i problemi ardui intorno alla definizione e alla delimitazione dei cosiddetti tratti prosodici. - 11. Accento. Capitolo che oltre ad un resoconto approfondito delle varie teorie intorno ali'accento, contiene i risultati delle indagini dell'autore sulla realizzazione fisica e sulla percezione dell'accento in italiano. Questi risultati, messi ulteriormente in rilievo attraversoun'indagine contrastiva con parlanti italiani ed inglesi, dimostrano per la lingua italiana l'importanza, sul livello percettivo, della maggiore durata vocalica nella sillaba accentata. Il capitolo inoltre comprende, tra l'altro, una valutazione assai interessante, e scettica, sulla classificazione dell'italiano come nexus-language, secondo l'ipotesi di Pulgram. - II capitolo 111 ha per argomento L'accento secondario, concetto che viene esaminato in tre accezioni principali: 1) rilievo condizionato dal ritmo, 2) accento originariamente primario, in composti, 3) accento condizionato da fattori sintattici. - Bertinettodimostra che le proposte finora avanzate per sostenere l'esistenza di un accento secondario fonologicamente pertinente in italiano, evidentemente non reggono. Molti dei casi «classici» (prendermici - prender mici, stuzzicadenti - stuzzica denti) vengono esaminati, e viene sottolineato che non è possibile prevedere la concreta pronuncia, che invece sembra dipendere p. es. da fattori ritmici, variabili. Quello che colpisce su un piano più generale, a questo proposito, è la sensazione della mancanza di fondatezza sperimentaledella fonetica italiana, f..iora. Troppo spesso, si è partiti da speculazioni teoriche o sensazioni individuali piuttosto che da indagini e esperimenti condotti secondo criteri scientifici. - II capitolo IV tratta della Quantità. Uno dei punti centrali del capitolo è l'argomentazione contro l'ipotesi avanzata da Saltarelli, intorno alla lunghezza vocalica come tratto distintivo nel sistema fonologico italiano. - Argomento del capitolo V è La sillaba, come dice Bertinetto, «... forse il problema più controverso nell'ambito degli studi di fonetica e fonologia». Il merito di Bertinetto in questo caso, secondo me, è che non cerca a tutti i costi di presentare una soluzione sforzata a quel problema - tanto complicato, e per la cui soluzione la linguistica, forse, ancora non possiede tutti gli elementi necessari - ma, invece, analizza le cause del problema. Il capitolo inoltre contienegli argomenti (già presentati da Bertinetto in altri lavori) per considerare l'italiano come lingua ad isocronia sillabica (a differenza delle lingue ad isocronia accentuale). Sulla

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Giuntura in italiano, finora è stato detto ben poco. Nel capitolo VI Bertinetto esamina con la solita precisione e accuratezza questo concetto, e discute l'utilizzazione di eventuali segnali giunturali in italiano, arrivando, anche questa volta in base a solidi esperimenti, al risultato che si tratta di un uso assai limitato. L'identificazione di coppie ambigue, come p. es. ho comprato due libri di versi / diversi, le gare I legare ecc. dipende nella maggioranzadei casi dalla ridondanza semantica (linguistica e situazionale) del messaggio piuttosto che dalla presenza di segnali di giuntura. - Capitolo VII, l'ultimo del libro, comprendeun'Appendice Metrica, in cui viene esaminato «quali siano i possibili contributi che un'analisi organica del sistema prosodico italiano può offrire per una migliore comprensionedei fondamenti che regolano la nostra versificazione».

Il libro di Bertinetto è certo un'impresa da pioniere, e chi nel futuro si preoccupi di
fenomeni prosodici dell'italiano, d'accordo o no con Bertinetto, non potrà fare a meno di
conoscere le sue idee e prendere partito.

Copenaghen