Revue Romane, Bind 15 (1980) 1

J. Dubois, M. Giacomo, L. Guespin, Ch. e J.B. Marcellesi, J.P. Mével: Dizionario di linguistica. Edizione italiana a cura di Inès Loi Corvetto e Luigi Rosiello. Bologna, Zanichelli, 1979. VIII + 367 p.

Gunver Skytte

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Nella sua ottima série di dizionari, la casa éditrice Zanichelli ora ci présenta un dizionario di terminologia linguistica. Si tratta di una traduzione in italiano del Dictionnaire de linguistique par Dubois et alii, Paris, Larousse, 1973. Tra le possibilité esistenti, mi sembra che la scelta di Dubois sia molto felice, corne è assai meritevole l'iniziativa di offrire al pubblico italiano un lessico del génère. Sebbene ce ne siano (corne p. es. quello di G.R. Cardona: Li.tgutstica générale. Ulossano. Kcma, ut"), i prcgress: ociia îinguîstica m itaîia negn annî settanta nonché Faumentato interesse per la grammatica generativa hanno creato un grande bisogno di manuali e dizionari linguistici aggiornati.

Inoltre, per poter giudicare dell'utilità di un lavoro del genere, bisogna tener presente che il problema intorno alla terminologia linguistica in Italia non è soltanto un problema di dare definizioni esatte e esaurienti dei termini linguistici, ma comprende anche quello di fissare e stabilire una terminologia linguistica italiana. Dato che l'ltalia non ha una tradizione linguistica ben radicata, le oscillazioni in genere sono parecchie, e certo, non minori per quanto riguarda la terminologia della grammatica generativa.

Il lavoro di Dubois et alii offre una scelta abbastanza ampia dei termini della linguistica moderna, anche per quanto riguarda i rami più importanti. La fonetica e la sintassi moderna - con una leggera preponderanza della grammatica generativa - occupano tuttavia la grande maggioranza dello spazio. Le definizioni sono precise e, nonostante la forma breve, si cerca, nei casi in cui ci sono divergenze, di dare spazio a definizioni di varie scuole o di vari linguisti. In tali casi si sente spesso la mancanza di riferimenti bibliografici diretti, come li troviamo p. es. nel dizionario linguistico Le Langage, Paris, Centre d'Etude et de Pro-

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motion de la Lecture, 1973. L'evidente interesse degli autori per la grammatica generativa, a cui ho già accennato, è senz'altro un vantaggio per il lettore italiano che qui trova - unite - definizioni diffìcilmente reperibili. Oltre i termini linguistici, il lessico comprende anche brevi presentazioni delle scuole linguistiche più importanti, mentre i grandi nomi della linguistica non trovano nessuna trattazione a parte.

Ho già precisato che trovo molto adatto per una traduzione in italiano questo lavoro, perché penso che, grosso modo, corrisponda al bisogno immediato del pubblico italiano. D'altra parte, non trovo che l'edizione italiana sia riuscita bene, in tutti i sensi. La versione in italiano del dizionario francese non può avere la forma di una mera traduzione meccanica. Per quanto riguarda i termini, non c'è sempre totale corrispondenza tra l'uso della linguistica francese e quella italiana, e, nello stesso modo, gli esempi della edizione francese, in molti casi, non sono adatti senza certi cambiamenti alla edizione italiana. Sebbene i curatori, in genere, seguano questi criteri, si può, tuttavia, constatare vari casi dubbi o poco logici. Nella maggioranza dei casi gli esempi francesi sono stati tradotti in italiano. In altri casi, in cui ci si riferisce a fenomeni che si illustrano meglio con esempi francesi, si mantengono questi - e con vantaggio. Ma mi sembra poco conseguente non tradurre, quando, veramente, in italiano esiste il tipo adatto ad illustrare il caso. Per darne un esempio, mi riferisco alla voce aggettivo. Tutti gli esempi qui sono tradotti in italiano o sostituiti da casi corrispondenti in italiano, a parte l'esempio dell'aggettivo composto, invariabile bleu-vert, nonostante che non manchino casi paralleli in italiano. Di queste imprecisioni ce ne sono molte.

È altrettanto impreciso mantenere i termini francesi in traduzione italiana per i tempi storici (vedi la voce passato): passato composto, passato indefinito, passato semplice, passato definito, senza, almeno, accennare ai termini normalmente usati in italiano, passato prossimo e passato remoto. - Sotto la voce piuccheperfetto viene trattato un «insieme di forme verbali francesi», mentre si cerca invano la voce trapassato prossimo (o remoto).

Si sono mantenute voci indicanti fenomeni tipicamente francesi, p. es. s-awerbiale, principio che trovo giusto. Però, nello stesso tempo si dovrebbe forse considerare la possibilità di aggiungere le voci «mancanti» più importanti, che designano fenomeni particolari della lingua italiana, come p. es. gorgia, rafforzamento sintattico. Infatti, è più probabile che il lettore italiano consulti il dizionario a tale riguardo che non per i fenomeni francesi.

Una traduzione della quale mi sono assai meravigliata, è 'attributo' per il francese attribut', senso di membro nominale che fa parte di o è subordinato al sintagma verbale formato da un verbo copulativo. Questo membro, in italiano, normalmente si chiama membro o complemento predicativo (del soggetto o dell'oggetto). A dire la verità, non ho mai trovato il termine attributo adoperato in tal senso nella letteratura linguistica italiana. Il termine francese 'attribut' costituisce un caso isolato; nella maggioranza delle lingue si usa il termine corrispondente a quello - da me - indicato per l'italiano.

Per l'utilità della edizione italiana è stata un'ottima idea quella dei curatori italiani di aggiungere tra parentesi dopo ogni voce del dizionario la traduzione del termine in francese e in inglese, idea che viene ripresa alla fine del volume con le appendici di riferimento francese - italiano, inglese - italiano.

Nonostante le osservazioni un po' negative considero la versione italiana del Dictionnaire
de linguistique un passo in avanti, e sono certa che viene incontro a un grande bisogno.

Copenaghen