Revue Romane, Bind 14 (1979) 1

Anna Laura Lepschy /Giulio Lepschy: The Italian Language Today, Lon don 1977, 240 pagine + Bibliografia + Indice.

Magnus Ulleland

Questa nuova ed interessante opera dei Lepschy è divisa in due parti: Nella prima parte (pp. 11-83) gli autori presentano una descrizione della situazione linguistica in Italia, con un prospetto storico con speciale riguardo alla storia della lingua nazionale nell'ultimo secolo, una breve caratteristica dei dialetti italiani a base fonologica (sia diacronica che sincronica), e finalmente una descrizione per sommi capi delle diverse varietà di italiano non dialettale. Nella seconda parte essi danno prima uno specchio grammaticale (pp. 87-151) con fonologia, ortografia, presentazione delle varie classi di 'parole' ecc. La presentazione è piuttosto breve, ma col suo stile preciso da più informazioni sulla lingua italiana di quanto non facciano molte grammatiche più voluminose. Quindi passano a discutere (pp. 152-235) 15 punti di sintassi italiana (l'ordine delle parole, l'uso degli articoli, suffissi, nomi composti, posizione dell'aggettivo, accordo degli aggettivi, posizione dell'avverbio, costruzioni (verbo + verbo, verbo + nome) con o senza preposizioni, concordanza del participio, gruppi di pronomi, l'uso del pronome si, l'uso dei tempi indicativi del passato, l'uso del congiuntivo, sequenza dei tempi, l'uso del condizionale).

Questo libro si ispira solidamente alla linguistica moderna, ma la materia viene presentata in veste relativamente tradizionale, senza terminologia difficile e formule complicate. E un libro scritto per non specialisti, ma porta su ogni pagina l'impronta di essere scrittala specialisti, e ciò in due sensi: specialisti della linguistica moderna, come pure della nobile arte di insegnare l'italiano agli stranieri. Gli autori sanno distinguere tra ciò che costituisce un problema per chi s'accinga a studiare l'italiano e ciò che non presenta difficoltà. Molte volte riescono a trarre fuori dalla giungla di varietà regionali e regole vecchie, una regola semplice e ragionevolmente praticabile anche da chi studi l'italiano all'estero, senza un ambiente intorno a sé immediatamente imitabile. Troppi professori all'estero hanno fatto sudare i loro studenti su delle sottigliezze quali la distinzione di vocali chiuse e aperte e i rafforzamenti sintattici, invece di lasciare che si occupassero di cose di maggiore importanza. I Nostri danno sempre la regola fedelmente, la discutono, e hanno il coraggio di scartarla e raccomandarne un'altra, più fedeli come sono al buon senso che alla tradizione. Meno male! Gli esempi sono ricchi, sempre scelti bene, e sono sempre tradotti in inglese, rispettando esattamente le sfumature di senso espresse nella materia linguistica italiana.

Il libro si rivolge anzitutto a giovani studiosi che hanno già qualche conoscenza elementare della lingua, ma anche studiosi più avanzati vi troveranno molte cose interessanti. Siamo perciò convinti che romanisti con altre specialità che l'italiano, come pure professori d'italiano ad ogni livello vi troveranno cose utili per il loro lavoro, specialmente nella parte sintattica, la quale discute con buona documentazione parecchi particolari, di solito trattati piuttosto sommariamente nelle grammatiche pratiche scritte per italiani; e non vogliamo del tutto escludere che anche molti italiani possano trovare in questo libro non poche informazioni chiarificanti.

Sulla copertina si legge: «The illuminating combination of historical perspective and contemporary grammar makes this a unique contribution to Italian linguistics: an invaluable référence book for ali students and scholars in thè field of Italian». La copertina, questa volta, dice la verità.

Oslo