Revue Romane, Bind 12 (1977) 1

Le due prime traduzioni in francese de Il Decameron

di

Marguerite Messina

Il confronto tra il testo italiano de // Decameron e le due prime traduzioni in lingua francese offre l'occasione di notare le differenze tra l'originale e le versioni francesi e il rapporto tra di queste. Si è utilizzata l'edizione ritenuta autentica de H Decameron a curadi C. Salinari, Voll. 1-2, Laterza, Bari 1969. Le novelle analizzate sono in particolare: 1,9; 111,6; la novelletta dell'introduzione délia IV giornata; 1V,9 e IX, 10.

Lo schéma del lavoro è il seguente:

A. Traduzione fatta da Laurent de Premierfait tra gli anni 1411/1414.
B. Traduzione fatta da Anthoine Le Maçon nel 1545.
C. Eventuale rapporto tra le due traduzioni.

A. Prima traduzione in francese de II Decameron fatta da Laurent de Premierfait tra gli anni 1411/1414

La prima volta che // Decameron fu tradotto per esteso risale agli anni compresi tra il 1411 e il 1414. Soltanto alcune novelle erano già state tradotte, in diversi periodi anteriori. Il traduttore è un certo Laurent de Premierfait, di cui sappiamo ben poco :

Laurent de Premierfait, Champenois, clerc du diocèse de Troyes (G. S. Purkis:
Laurent ... p. 22).

Cosi egli stesso si présenta (vedi più ampiamente l'opéra citata in bibliografia).

Si sa che si trasferi alla cortedi Avignon nel 1397 dove fece da Segretario a un cardinale. Nel periodo 1397-99 scrisse per lo meno due poemi in latino, che sono andati perduti.Nel 1399 lasciô Avignon e ottenne un buon lavoro tramite un amico. Oltre a un elogio a Boccaccio, délia sua opéra letteraria si conoscono soltanto le traduzioni.

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Del 1400 è la prima traduzione di De casibus virorum illustrium di Boccaccio. Essa porta il titolo Des cas des nobles hommes et femmes. Poi apparirono alcune traduzioni di Cicerone, e solo nel 1416 era finita una seconda traduzione di De Casibus. Questa traduzione, che riportò un successo clamoroso, è lunga ben tre volte l'originale!

Nel 1411 Laurent aveva pensato di intraprendere la traduzione de // Decameron;
ma siccome non conosce la lingua italiana, si fa tradurre prima
l'opera in latino :

Et pource que je suis François par naissance et conversation, je ne scay plainement langaige florentin qui est le plus précis et plus esleu qui soit en Italie, je ay convenu avec ung frère de l'ordre des cordeliers, nommé maistre Antoine de Aresche, homme tres bien sachant vulgar florentin et langaige latin. Cestui frère Antoine, bien instruit en deux langaiges, maternel et latin, pour condigne et juste salaire translata premièrement le dict livre des Cent Nouvelles de florentin en langaige latin, et je, Laurens, assistent avec lui, ay secondement converty en françois le langaige latin receu du dit frère Anthoine (!)... (H. Hauvette: De Laurentio. ..,p. 66.-L'Autorecita dal Cod.Parigino, Bibl. Nazionale,fr. 129, f. 3).

Il 15 giugno 1414 la traduzione è completata. Non si sa chi l'abbia ordinata, ma è stato Bureau de Dampmartin a pagarne il lavoro. Sarà stampata soltanto molti anni dopo, nel 1485. Esistono per lo meno due copie di questa tiratura, una a Parigi e una a Stoccolma ; ma secondo quanto scrive Hauvette in Les plus anciennes traductions de Boccace (cfr. Bibliografia) questa edizione è alquanto ritoccata e spesso sostanzialmente cambiata. Perciò ho ritenuto opportuno rinunciare a fare le mie analisi basandomi su questa ed ho voluto consultare il manoscritto della traduzione. Esistono in tutto dodici manoscritti più un frammento di questa traduzione (cfr. l'elenco fatto da P. M. Gathercolein Studi sul Boccaccio, I, Firenze 1963, p. 414). Alla Biblioteca Apostolica Vaticana si trova il manoscritto di cui Purkis dice:

. . .what is possibly thè oldest and certainly thè most authentic surviving copy
of this book (Purkis, Laurent ecc, p. 1).

Si tratta del manoscritto Palat. lat. 1989. P. Durrieu, che lo ha scoperto nel 1909, pensa di poter concludere dalla data del manoscritto e dalla firma alla fine del testo Laure de premier/ait che sia addirittura una copia autografa (cfr. Bibliografia per i dettagli sull'opera del Durrieu). E' questo manoscritto che ho adoperato nei miei studi.

C'è da precisare subito che tra l'opera del Boccaccio e la traduzione si
notano alcune differenze. Un'innovazione generale apportata dal traduttore
in tutte le novelle è quella di premettere delle esplicazioni chiarificati ve.

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Cioè, nel testo italiano vi è un brevissimo sommario prima della novella, quindi l'introduzione fatta dal narratore, infine la novella. Nessuna spiegazioneintroduttiva viene fatta dal Boccaccio alle tre parti del racconto, mentre Laurent ci guida in questa tripartizione di ogni novella :

Cy après sensuit Ja somme de ia ... a la ... nouuelle sur la ... iournee .

La somme è il breve sommario boccaccesco di cui sopra.
In Laurent si legge dopo :

Cy après sensuit la continuation de la ... a la ... nouuelle sur la ... iournee .

La continuation non è che l'introduzione che il Boccaccio fa fare al narratore
di ogni novella.

E finalmente il via alla novella :

Cy après sensuit au long la ... nouuelle

Nel paragonare il testo italiano a quello di Laurent de Premierfait mi è sembrato significativo in questo studio rilevare in particolare alcuni aspetti o punti onde stabilire un rapporto tra lo scritto del Boccaccio e la sua traduzione. Si tratta dei seguenti dieci punti : /. Uguaglianze, IL Sbagli o errori nella traduzione, IH. Differenze minori, IV. Esempi di traduzione che dimostrano interpretaziune, V. Ripetizioni, VI. ínterpolazioni, VII. Omissioni, Vili. Osservazioni stilistiche, IX. Osservazioni linguistiche, X. Posizione del narratore.

Darò qui alcuni esempi:

I. Uguaglianze

Anche se frutto di doppia traslazione, essendo la traduzione di un'altra traduzione, la versione di Laurent de Premierfait è abbastanza vicina all'originale. Il discorso diretto del Boccaccio è per lo più rispettato. Vi sono però eccezioni, ad esempio nella novelletta introduttiva alla IV giornata dove, in due punti importanti per lo svolgimento dell'azione, è stato cambiato in discorso indiretto il discorso diretto.

II. Sbagli o errori di traduzione

Se è spiegabile e naturale che in una traduzione si incorra in distrazioni o in
errori di valutazione e di interpretazione, è pressoché inevitabile che in una

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traduzione basata su un'altra, si incappi in più gravi inconvenienti. Come esempio significativo basta ricordare quello inserito nella continuation della novella IX, 10, ove si evidenzia che uno dei due traduttori non ha compreso il verbo è scambiandolo per la congiunzione e:

... e così tra molti savi alcuna volta un meno savio è non solamente uno
accrescere splendore e bellezza alla loro maturità, ma ancora diletto e sollazzo.
(B. continuation 6)

L'avverbiale non solamente è stato preso da Laurent per una modifica a un
men savio anziché correttamente interpretato come attributo ad uno accrescere.
Il risultato è questo:

Aussi entre pluseurs saiges homes, vng moins saige ou pluseurs accroissent la
resplendeur, la beaulte. et le soulaz des saiges homes et meurez. (L. continuation
10)

Non si può negare in assoluto che la falsa interpretazione sia dovuta ad una
diversità nei manoscritti italiani; ma io penso che il caso esaminato sia
dovuto ad un vero e proprio errore.

III. Differenze minori

Anche nei casi di piccole differenze, è molto difficile stabilire se qualche diversità sia dovuta ai traduttori o sia invece da imputare a differenze nei manoscritti italiani. Tuttavia, dopo l'analisi di alcune divergenze anche minori è emersa in me la convinzione che si può affermare quasi con sicurezza che Laurent non ha avuto la versione originale de // Decameron come base per la sua traduzione, ma soltanto un manoscritto che ha subito cambiamenti in rapporto a quello originario.

Bastano alcuni confronti tratti dalla novella 1V,9 :

.. . l'un dall'altro lontano ben diece ... loing lun de lautre a cinq lieues,
miglia ... (B. 9) (L. 18)
... con alcun suo famigliare montô a Rossilon ... monta sur son cheual
cavallo, e forse un miglio fuori del suo auec aulcuns siens compaignons qui
castello in un bosco si ripose in ag- a demie lieue hors de son chastel se
guato . . . (B. 31) cachierent en. i. bois ... (L. 69)

Non si spiega altrimenti perché Laurent avrebbe cambiato le distanze. Più
volte, inoltre, vi sono differenze negli orari, come ad esempio nella novella
111,6, che Laurent non avrebbe avuto alcuna ragione di fare. Spesso, poi,

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nella somme c'è differenza nell'uso dei tempi dei verbi. Siccome il traduttore Laurent rispetta sempre i tempi verbali, anche questa sarebbe una conferma dell'ipotesi che egli abbia avuto come base per la traduzione un manoscritto non simile al nostro testo italiano.

IV. Esempi di traduzione che dimostrano interpretazione

Tradurre è certamente anche interpretare. C'è sempre da scegliere fra più possibili traduzioni. Ma Laurent non si limita a interpretare; egli spiega e, dove vi potrebbe essere dubbio per il lettore, ha cura che tutto sia chiaro. Prendo due esempi dalla novella IX, 10, che dimostrano l'interpretazione e la chiarificazione tipiche di Laurent:

. .. sempre alla chiesa sua nel menava... Le pestre cure . . . menoit son côpere
(B. 9) pierre loger en sa maison presbiterale.
(L. 20)

Evidentemente non piace a Laurent l'idea che il prete donno Gianni porti
il suo compare in chiesa a dormire, per cui scrive la più corretta espressione
maison presbiterale.

L'altro esempio non è meno significativo. Laurent non lascia dubbi su
come donno Gianni dice di passare la notte con la sua cavalla-donna,
mentre Boccaccio non ce lo dice così direttamente :

... io fo questa cavalla diventare una ... ie la fais deuenir vne belle pucelle
bella zitella e stommi con essa... (B.28) et ie couche auec elle. (L. 60)

V. Ripetizioni

Laurent ripete molte volte una parola, oppure la raddoppia con un sinonimo. Così sottolinea e rinforza il concetto. Questa è una delle caratteristiche più notevoli del suo stile. Nella novella 1,9, quella in cui il traduttore francese ha aggiunto di suo, vi sono ripetizioni e raddoppiamenti a non finire. E' da precisare, però, che il fenomeno non è tipico solo di Laurent, ma comune a molti scrittori di questo periodo.

Ho notato moltissimi raddoppiamenti di questi tre tipi:

a) raddoppiamento délia stessa parola, corne nella novella IX, 10:

Donno Gianni s'ingegnô assai di trarre Mais le prestre sefforca desmouuoir
costui di questa sciocchezza, ma pur son compère de celle folîie. mais il qui
non potendo . . . (B. 39) ne pot lui desmouuoir . . . (h. 82)

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b) ripetizione o uso di un sostantivo, invece di un aggettivo-pronome, come
nella novella IV, 9:

I suoi famigliari, senza aver conosciuto Les varletz de gardastain non saichi
ciô fatto s'avesse ... (B. 41) chans qui eust tue leur maiste ...
(L. 93)

e) raddoppiamento di un concetto con due sinonimi, come nella novella 111, 6:

invano faticava ... (B. 17)

.. . pour néant et en vain traueilloit
... (L. 31)

Si riporta un ultimo esempio tratto da uno dei brani interpolati da Laurent
nella novella 1,9, di cui parlerò appresso. Notare i due raddoppiamenti:

Justice dona a nostre roy espee a deux pointes et tràchant de deux costez a punir
et dechacer les nocens ... (L. 62)

VI. Interpolazioni

Nella novella 1,9 in particolare vi sono numerose interpolazioni. Così, dal
testo che conta 157 righe, ben 98 - quasi due terzi - appartengono alla penna
di Laurent.

In un lungo paragrafo iniziale (20-32) il traduttore espone addirittura le
sue teorie letterarie e da buon retore sottolinea che una parola ben meditata
può avere un grande peso :

Et pour ce que elle còme bien enseignée et prudëte sauoit que eloquëce et pôles
bien ordônees et dictes auec grant affection de couraige ont maintesfoiz este de
si gñt vtu ... (L. 20)

Dice proprio il contrario di quanto Boccaccio esprime nella continuation
della stessa novella, in cui viene attribuito invece maggior valore espressivo
a :

. . . una parola molte volte per accidente, non che ex proposito detta . . . (B.
continuation 5).

Seguono altri paragrafi in cui Laurent tra l'altro coglie l'occasione per lu
singare Carlo VI.

Nelle altre novelle non si riscontrano mai tante parole appartenenti al
traduttore, bensì si notano piccole spiegazioni, quali per esempio indicazioni
di luogo. Ecco un brano tratto dall'introduzione alla IV giornata:

Nella nostra città, già è buon tempo ... en nr cite florence ia long temps
passato ... (B. 1) est passez .. . (L. 1)

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Talora le indicazioni servono a precisare, ma anche ad inventare, come nel
seguente brano ricavato dalla stessa introduzione alla IV giornata:

Elle son più belle che gli agnoli dipinti Elles certes sont plus belles que ne
che voi m'avete più volte mostrati. (B. sont les angelz peincts en nre châbre
65) les quelz ... (L. 115)

Si fa riferimento alle papere la cui bellezza è paragonata a quella degli angeli dipinti. Ma Laurent trasferisce addirittura i dipinti nella dimora-ritiro del protagonista. Il che fa giustamente osservare ad Hauvette che sarebbe strano che nella cella dell'eremita ci fossero pitture:

Cella igitur Philippi Balducci, in culmine montis Senarii, picturis ornata erat!
(Hauvette: De Lamentìo, p. 74)

VII. Omissioni

Le omissioni riscontrate sono tutte di scarsa o nessuna importanza. Pare siano dovute a semplice negligenza oppure a diversità tra i manoscritti. Laurent non ha mai tagliato paragrafi scabrosi come hanno invece fatto editori posteriori.

VIII. Osservazioni stilistiche

Una traduzione fatta a due riprese non può essere molto fedele al testo originale. Ciò non toglie che essa possa essere stilisticamente elegante. Il testo di Laurent invece è estremamente pesante. Le molte ripetizioni e spiegazioni ne allentano la fluidità e la tensione di Boccaccio scompare. La maniera in cui Laurent traduce le figure stilistiche è improntata a chiara prudenza: piuttosto che cadere nel ridicolo traduce terra terra omettendo ogni finezza stilistica; questo timore naturalmente rende la sua prosa un po' piatta. Più volte avrebbe potuto benissimo mantenere la forma boccaccesca riuscendo altrettanto efficace, ma la sua traduzione si impantana. Ad esempio, nella novella IX,IO donno Gianni, per fare diventare Gemmata cavalla, usa come parole magiche un congiuntivo ottativo, quello ricorrente anche nel Pater Noster. Lo stesso modo si trova sia nella forma latina, come in quelle italiana e francese. Laurent invece lo sostituisce con il verbo volere ¦¦ il conciuntivo-

Questa sia bella testa di cavalla. (B. 63) ...ie vueil que cestui chief soit vne
belle teste de iumant. CL. 134)

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Oltre che ad appesantire il testo, questa forma fa sfuggire la raffinatezza di Boccaccio. Donno Gianni è un prete e per lui sono spontanee le forme rituali della preghiera. Col cambiamento della formula si perde l'aspetto clericale appartenente al personaggio. Un ìe vueil potrebbe valere anche per qualsiasi altro potere magico; ma la situazione parasacramentale è andata cancellata.

IX. Osservazioni linguistiche

II fenomeno più notevole è lo scioglimento delle forme infinite (gerundio, participio presente, infinito) in modi finiti. Tale mutamento comporta la necessità di un soggetto che nella lingua francese deve sempre accompagnare il verbo di modo finito, mentre può essere sottinteso in italiano. Ne deriva una infelice moltiplicazione di soggetti che caricano la frase francese rispetto al più snello testo italiano. Se si aggiunge poi, come ho già detto, la tendenza di Laurent a preferire spesso un nome ad un pronome, si può facilmente intuire come il testo tradotto divenga tanto più pesante e lento.

X. Posizione del narratore

La posizione del narratore verso il suo racconto è in Laurent un po' meno
oggettiva che non nel testo italiano. Il traduttore nelle interpolazioni a volte
svela la sua opinione sui fatti riferiti, ma in verità non moralizza mai.

Bisogna d'altronde dire che questo fenomeno è piuttosto raro. Ad eccezione di alcune prese di posizione e di qualche osservazione nelle novelle 1,9 e 1V,9 Laurent resta abbastanza neutrale. Se di tanto in tanto interviene nel racconto è più che altro per renderlo chiaro e intelligibile.

Conclusivamente si può dire che la traduzione di Laurent, benché sia una doppia traduzione, è abbastanza fedele al contenuto del testo, mentre lascia a desiderare per quanto riguarda la forma. E' scomparsa la vivacità del racconto boccaccesco. Tuttavia, Laurent resta piuttosto obbiettivo verso il testo, e se interviene lo fa normalmente per delucidare o per non lasciare adito a malintesi.

Mi è stato possibile studiare anche un'edizione stampata della traduzione
di Laurent. Si tratta dell'edizione del 1521 ; l'opera appartiene alla Biblioteca
Vaticana :

Le liure Cameron Autrement surnomme le prince Galliot Qui contient cent
Nouuelles racomptees en dix iours par sept femmes et trois iouuèceaulx. Lequel
liure côpila et escript Jehan Bocace de Certald. Et depuis translate de latin en

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francoys Par maistre Laurens du premierfaict. Nouuellement imprime a Paris
en la grani rue sainct Jacques A lenseigne de la Roze blanche couronnée.

A leggere questa edizione, non si può non giustificare quanto scritto da
Hauvette :

Huit fois, de 1485 à 1541, le Décaméron ... fut publié sous cette forme barbare
{Lesplus anciennes . . „ p. 72-73).

Niente in effetti è rimasto del testo di Boccaccio. Tutto è stato manipolato e le novelle da divertenti sono diventate pezzi di arida moralità. In quelle più audaci (111,6 e IX, 10) l'editore ha ampiamente ritagliato nei luoghi più scabrosi. Là dove l'atto sessuale costituisce il nocciolo stesso del racconto (IX, 10) l'editore ovviamente non può, o per lo meno non osa, sopprimere l'atto stesso perché ciò significherebbe omettere la novella stessa e a tanto non arriva, almeno nelle 100 novelle normali. Tuttavia un correttivo viene sempre trovato : l'editore - il narratore - vi passa sopra velocemente.

Ho notato anche una netta tendenza alla semplificazione: se in una novella ci sono personaggi secondari, questi vengono eliminati (1,9 e 111,6) e molte informazioni che non interessano direttamente l'azione, ma che rendono vivo il racconto, sono tagliate via. La novella, evidentemente, ne soffre. Più è ricco di personaggi e di eventi il racconto di Boccaccio, più sembra con compiacenza cambiato nell'edizione del 1521. Il livello sociale dei personaggi è abbassato : nella novella 1,9 ad esempio la Guasca non è più una signora nobile, ma diventa una bone bourgoyse. La stessa cosa vale per la novella 111,6 dove Ricciardo si tramuta in borghese. Anche il linguaggio pare essere stato adattato alla borghesia: meno poesia, più espressioni prosaiche. Si ha l'impressione che l'editore abbia voluto guadagnare un pubblico più vasto.

Ma quello che trasforma profondamente le belle e vive novelle in testi moralizzanti sono le aggiunte. Alcune si trovano inserite nel testo stesso come apprezzamenti da parte del narratore ; ma è soprattutto la conclusione a cambiare la novella di Boccaccio.

La somme di Laurent è scomparsa, (c'è invece un indice generale contenente un sommario di ogni novella), la continuation o introduzione è abbreviata, ma notevole è che alla fine di ogni novella si trova un sunto del racconto che non di rado dice esattamente il contrario di ciò che ha voluto dimostrare Boccaccio. Riporto come esempio la fine della 111,6 (Ricciardo Minutólo). Laurent traduce (continuation 18). E' Fiammetta che ha la parola :

... ie dirai commant vne de cestes fèmes deuotes qui samblent ainsi abhounner
le ieu damours ait este pourmenee p la soubtilite dun sien amant a taster le fruit

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damours ainsque elle eust côgneuez les fleurs, par ceste nouuelle a vos dames
sera ensamble donne cautele enuers les choses qui peuent aduenir. Et si auez
délectation des cas qui ia aduïdrent.

Nell'edizione stampata mancano del tutto queste parole. Si riassume in
vece così :

En ceste nouuelle est mostree la grani côstance et hastiuete dune personne q croit trop de léger par catelle q en sa ialousie ou elle estoit de son mary creut incontinent ce que richard luy dist/ et còme incestate et sans prudëce alla aux estuues ou elle fut tropee. Et si alors còme richard luy dist les nouuelles faulces/ sagement et discrètement elle eust attendu son mary et enquis de la vérité elle ne eust point este deceue et fust tousiours demouree en bòne voulente de garder son mariage: par quoy on dit en commun langaige ung prouerbe côcordant a cela. Cest/que trop hastif se eschaulda.

Quando mai Boccaccio avrebbe detto così di Catella!

Un fatto interessante è che l'introduzione alla IV giornata manca completamente
in questa edizione, e quindi non c'è nemmeno la novelletta. Si vede
che l'editore ha voluto riportare unicamente le novelle vere e proprie.

B. Seconda traduzione in francese de Il Decameron fatta da Anthoine Le Maçon nel 1545

La seconda traduzione francese de // Decameron vede la luce nel 1545. Il traduttore è Anthoine Le Maçon, nato nel 1500 circa a Buis nella Dauphine e tesoriere presso la Corte di Borgogna. Fu la stessa Marguerite de Navarre ad invitarlo a tradurre il testo, per cui l'opera, come naturale, è dedicata a lei. Le Maçon conosceva abbastanza bene la lingua italiana per approntare una buona traduzione, che venne fatta direttamente. La prima edizione porta questa intestazione :

Le Decameron de Messire lehan Bocace Florentin, novvellement tradvict d'ltalien en Françoys par Maistre Anthoine le Maçon conseiller du roy et trésorier de lextraordinaire de ses guerres. Auec priuilege du Roy Pour six ans. Imprime à Paris pour Estienne RofTet dict le Faulcheur Libraire demeurant sur le pont sainct Michel à l'enseigne de la Roze blanche. 1545.

Fu ristampata nove o forse dieci volte prima della morte di Le Maçon av
venuta nel 1559.

Sull'edizione di Le Maçon ho fatto le stesse analisi che per l'edizione
curata da Laurent, ma con risultati, si può dire, molto meno interessanti :
Le Maçon infatti ha tradotto l'opera di Boccaccio con una straordinaria

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maestria. Le poche differenze che esistono, probabilmente sono dovute a differenzetra il nostro manoscritto italiano e quello che è stato alla base del lavoro di Le Maçon. Invero sarebbe proprio strano che il traduttore cambiassealcune volte il testo per conto suo, considerato che normalmente traduce anche brani difficilissimi con fedeltà e perfezione fino a riuscire a rendere lo stile e il tono di ambienti sociali diversi.

I. Uguaglianze

II testo di Boccaccio è rispettato nei minimi particolari ed il discorso diretto,
ad esempio, è sempre reso con assoluta fedeltà.

II. Sbagli o errori nella traduzione

Nelle cinque novelle che ho studiato, non ne ho trovato uno !

III. Differenze minori

Come ho già osservato, vi sono soltanto piccole differenze. Ma visto che nei brevi sommari si riscontrano costantemente tempi grammaticali diversi (il presente nel testo italiano, una forma del passato nel testo francese) e che queste differenze potrebbero indicare una divergenza tra i manoscritti italiani, penso che buona parte delle diversità siano dovute ai testi italiani. Due esempi, l'uno tratto dalla 1T1,6:

.. . nel quale [letto] Ricciardo si mise. Et en icelle [chambre] s'en alla Ri(B.
120) chard ... (M. 109)

il secondo tirato dalla 1V,9 :

... l'un dall'altro lontano ben diece
miglia ... (B. 9)

... distant l'un de l'autre bien cinq
lieues ... (M. 7)

Si confronti la stessa differenza riportata nel paragrafo su Laurent.

IV. Esempi di traduzione che dimostrano interpretazione

Come per ogni traduttore, anche per Le Maçon vale la necessità di fare delle
scelte nel tradurre. Immancabilmente, di fronte a certi passaggi, gli si pone

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l'esigenza di interpretare il testo base. Un esempio significativo è quello
nella novella IX, 10:

. . . e con Donno Gianni insieme n'andô
alla fiera di Bitonto, ne mai più di taie
servigio il richiese. (B. 94)

... & n'alla point auec domp lehan
à la foyre de Betoute, ne iamais plus
ne le requit d'ung tel seruice. (M. 80)

Nel nostro testo italiano non è chiaro se il n'andò sia da intendere come
negazione non ovvero come avverbio pronominale. Tanto è vero che Laurent
traduce contrariamente a Le Maçon :

Et auec messire iehan ala aux foires de viconte et iamaiz aultrefoiz ... (L. 200)

Io credo che Laurent qui sia più vicino all'idea di Boccaccio che non Le Maçon. Innanzi tutto sarebbe illogico per la storia raccontata che Pietro rompesse l'amicizia con il prete: da chi pernotterebbe nelle sue visite a Barletta se non dal prete ? In più c'è nel testo un esempio parallelo a questo dove ne è chiaramente un avverbio :

... [donno Gianni] sempre alla chiesa ... tousiours le menoit à son paoure
sua nel menava ... (B. 9) bénéfice ... (M. 7)

V. Ripetizioni. VI. Interpolazioni

Le ripetizioni e le interpolazioni riscontrate sono poche. Il testo tradotto non dimostra la stessa tendenza di chiarificazione tipica dello stile di Laurent. Però un fatto strano è che nella 111,6 ce ne sono parecchie, e soprattutto nella prima metà della novella. Ci si chiede se Le Maçon abbia tradotto la prima metà in tempo diverso dall'altra. Ma non è escluso si tratti di una divergenza nei manoscritti italiani. Si possono confrontare i seguenti esempi:

... in su la nona, quando la gente
dorme . . . (B. 90)

... sur l'heure de midy, que les gès
reposent pour la chaleur du iour.
(M. 83)

Catella ... col capo coperto . . . entrô
... (B. 139)

Ma dame Catelle ... la teste couuerte
pour non estre congneue, entra . . .
(M. 126)

Le due osservazioni sarebbero più aderenti alla maniera di tradurre di Laurent che non a quella di Le Maçon. Nel testo di Le Maçon infatti, come si è già detto, non ci sono mai lunghe intercalazioni, o interventi del narratore che fanno sentire la voce del traduttore, come, ad esempio, nelle novelle 1,9 o 1V,9 curate da Laurent.

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VII. Omissioni

Per le omissioni vale quanto detto per le ripetizioni o le interpolazioni. Vale la pena di aggiungere che mancano anche i ritagli o le omissioni per purificare il testo in senso moralistico, come avviene sovente nella edizione del 1521.

VIII. Osservazioni stilistiche

Le Maçon ha letteralmente tradotto le figure stilistiche di Boccaccio là dove ha potuto (parallellismi, ripetizioni, litoti), come Laurent è stato molto attento a non cadere nel nonsenso traducendo certe particolari metafore. Così traduce (111,6) cuor del corpo mio (8.228), cueur de mon cueur (M.202) e // guai tu. . .m'hai fatto recare addosso (8.77) con ie le porte ce me semble sur mes espaulles (M.70).

Mantenendo le figure stilistiche, il testo di Le Maçon risulta naturalmente
molto più interessante di quello della traduzione anteriore di Laurent.

IX. Osservazioni linguistiche

La cosa più notevole nel testo di Boccaccio è la frequenza dell'uso verbale di forme infinite. Laurent ne ha conservate poche, mentre Le Maçon per lo più le rispetta. Riporto un solo esempio in cui si vede che il traduttore ha cambiato la forma del verbo, ma è ugualmente riuscito a rendere il senso completo delia frase. Così il primo verbo al gerundio è diventato imperfetto in una proposizione causale, il secondo gerundio è stato cambiato in una proposizione relativa con significato causale. La novelle è la IX, 10:

... non avendo compar Pietro se non un piccol letticello ... essendo in una sua stalletta allato all'asino suo allogata la cavalla . . . (B. 17)

.. . car il n'auoit que vng meschant petit lict ... & estoit force que domp lehan couchast ... auprès de sa iument: qui estoit logée en vne petite estable ... (M. 15)

X. Posizione del narratore

E' evidente che non essendo praticamente cambiato niente nel testo, la
posizione del narratore rimane tale quale quella dell'opera originale di
Boccaccio.

La prima edizione della traduzione testé esaminata è introdotta da una
lettera a Marguerite de Navarre scritta da Emilio Ferretti, uno degli italiani

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della Corte con il quale Le Maçon s'era consigliato per la traduzione. Dopo
le osservazioni sopra fatte, si capisce bene come il Ferretti abbia potuto
scrivere :

... io ho letto questo Boccaccio transformato, o (per dir' meglio) raddoppiato
di vita. (p. lIIJ r.).

C. Eventuale rapporto fra i due traduttori Laurent e Le Maçon

Ho voluto anche vedere se, in base all'analisi dei testi, si può stabilire un qualche rapporte tra le due traduzioni oggetto di questo studio. In particolare, se, in caso di conformità o difformità, si può sostenere la tesi di un influsso di un traduttore sull'altro. Le possibilità di «parentela» tra il testo italiano e le due traduzioni sono le seguenti :


DIVL915

I due traduttori hanno avuto lo stesso manoscritto base, ma Le Maçon ha tradotto indipendentemente da Laurent.

I due traduttori hanno avuto testi
base differenti. Le Maçon non si è
servito délia traduzione di Laurent.

I due traduttori hanno avuto lo stesso testo base. Le Maçon si è lasciato influenzare dalla traduzione di Laurent.

I due traduttori hanno avuto testi base differenti. Le Maçon si è lasciato influenzare dalla traduzione di Laurent.

Concludo che la fig. (2) è quella più probabile. La fig. (1) si esclude perché nelle due traduzioni si sono verifícate differenze rispetto al testo italiano. E' quindi da escludere anche la fig. (3). Essa inoltre è da escludere poiché non si sono mai verificad influssi da Laurent a Le Maçon. Per la stessa ragione cade anche la possibilità espressa nella (4).

Da alcune differenze comuni (differenze di orari e di distanze, che si aggiungono a mutati tempi verbali impiegati nei sommari delle novelle), si può concludere che i manoscritti dei due traduttori appartengono allo stesso gruppo di manoscritti, gruppo però diverso da quello cui appartiene il manoscritto (Hamilton 90) base dell'edizione italiana usata per questo studio.

Marguerite Messina

M onza

Bibliografia

Giovanni Boccaccio: // Decameron. A cura di C. Salinari. Bari, Laterza 1969; 2° éd.,
MI.

Laurent de Premierfait. Ms. Vat. Pal. Lat. 1989.

Le Liure Cameron Autrement surnomme le prince Galliot . . .
Lequel liure côpila et escnpt Jehan Boccace de Certald. Et depuis translate de latin
en francoys par maistre Laurens du premierfaict. Paris 1521.

Le Decameron de Messire lehan Bocace Florentin, Novvellement tradvict d'ltalien en Francoys par Maistre Anthoine le Maçon. Imprimé à Paris pour Estienne Roffet dict le Faulcheur Libraire demeurant sur le pont sainct Michel à l'enseigne de la Roze blanche. 1545.

Opère aile quali si rimanda:

Paul Durrieu: Le plus ancien manuscrit de la traduction française du Décaméron.
Extrait des Comptes rendus des séances de /'Académie des Inscriptions et Belles-
Lettres, 1909.

P. M. Gathercole: Illuminations on the French Boccaccio Manuscripts. Studi sul Boccaccio.
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H. Hauvette: De Laurentio de Primofacto. Paris 1903.

H. Hauvette: Les plus anciennes traductions françaises de Boccace. Bulletin italien,
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G. S. Purkis: Laurent de Premierfait. First French Translator of the Decameron.
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