Revue Romane, Bind 11 (1976) 2

Gérard Genot: Grammaire de Vitalien. Collana: Que sais-je? Presses Universitaires de France. Paris. 1973. 128 p.

Magnus Ulleland

Side 373

Lo riteniamo un caro obbligo segnalare, con un po' di ritardo, è vero, l'apparizione della grammatica italiana di Genot. Nonostante il suo titolo tradizionale (l'unico veramente buono, secondo noi) si tratta infatti di una grammatica generativatrasformazionale. Una grammatica GT di questo modesto formato deve per forza essere relativamente superficiale ; non nel senso peggiorativo della parola, ma in quello cLiniologico: Si tratta di dare una descrizione strutturale di quelle grandezze linguistiche che appariscono alla superficie, mediante trasformazioni relativamente evidenti e incontrovertibili. L'autore non si limita al solo lato sincronico, ma da continuamente, strada facendo, brevi cenni diacronici (dal latino in poi), di modo che il libro diventa anche una grammatica storica per sommi capi.

Può sembrare troppo audace e quasi presuntuoso trattare tutto ciò in un librettodi questo genere (e l'autore non manca di suggerirlo), ma il Nostro lo fa in un modo così lucido e preciso che il risultato è veramente divenuto uno strumentoprezioso ai studio clic tro ; era molti lettori, e che contiene una quantità incredibile di informazioni sulla lingua italiana. Non è soltanto una buona introduzioneallo

Side 374

duzioneallostudio della struttura dell'ltaliano,ma può benissimo servire come introduzione alla grammatica TG di per sé, per chi non sia iniziato a priori, perché l'autore si da molta cura di spiegare ogni simbolo che viene usato. Una sola volta siamo rimasti un po' perplessi, quando si dice, a p. 48, che i sostituti sono costituenti sia di P (= frase) sia di Sx (?). Non siamo sicuri che l'autore abbia voluto dire questo, e se l'ha voluto dire così, ci vorrebbealmeno una spiegazione.

Non è il caso, per una esposizione così sommaria e per altro così chiara, come già detto, di avanzare altre teorie e formule di ricambio, ma una sola volta vogliamo permetterci di muovere un'obiezione. In p. 50, il Nostro introduce la distinzione tra nomi personali (= i pronomi personali di prima e seconda persona) e pronomi personali (= quelli di terza persona). La nozione non è nuova nella filologia romanza, ma lo è forse nella grammatica italiana. Tale analisi, però, non mette in relievo il fatto che ci sono pronomi di terza che sono sostituti personali (come egli, lei, loro in Italiano standard), ed altri che non lo sono. Non sarebbe meglio, in fin dei conti, ammettere che ogni N contiene un tratto [± Pers]


DIVL6503

E in ogni modo: Se vogliamo insistere sulla opposizione nome personale/pronome personale, la linea di demarcazione non corre tra la prima e seconda persona da una parte e la terza dall'altra, ma entro la terza persona stessa.

Gli errori sono pochi, a quanto pare, ma abbiamo trovato a p. 68 una classe verbale 4b che altrimenti viene denominata 4a; e a p. 105, il primo costituente di una P appare come SEi (!).

Questo libretto rappresenta dunque, secondo noi, una buona introduzione per studenti che hanno terminato lo studio della grammatica scolastica e che intendono iniziare lo studio strutturale della lingua, ma anche filologi più avanzati (italianisti o meno) lo troveranno interessante e sommamente illustrativo. Ciò che il libro perde in profondità per la sua naturale sommarietà, lo guadagna in chiarezza, prospettiva e «sinotticità». Il collega Genot si chiede nell'introduzione se si possa scrivere una grammatica in 128 pagine; secondo noi, egli ha dimostrato non solo che si può, ma che si deve.

Oslo