Revue Romane, Bind 11 (1976) 2

Un commento all'articolo sulle costruzioni participiali assolute nella Vita del Cellini di Ingrid Raeder Taraldsen.

Marianne Plum

Con molto piacere leggo l'articolo della dottoressa Ingrid Raeder Taraldsen sulle costruzioni participiali assolute nella «Vita» del Cellini (Revue Romane, X 2, 1975). Mi congratulo con la dottoressa per averci dato questo contributo, dato che gli studi sulla lingua celliniana, come osserva la dottoressa stessa, non abbondano - fatto questo abbastanza curioso, poiché le caratteristiche linguistiche del Cellini e il suo modo personalissimo di esprimersi certo dovrebbero attirare gli studiosi. Ci troviamo di fronte a uno studio curato, addirittura in chiave trasformazionale, che potrebbe gettare luce su quelle strutture così care al Cellini e per noi, a prima vista, così caotiche.

L'articolo, però, mi ha fatto pensare di nuovo a un problema non grave ma tuttavia d'interesse: in qual modo ci è permesso adattare la lingua degli autori che studiamo per soddisfare le esigenze moderne di uno studio fatto ai giorni d'oggi? Ho sotto mano la stessa edizione della «Vita» usata dalla dottoressa (Edizione Rizzoli 8.U.R.. Milano 1954) e vedo che in molti casi le citazioni sono state leggermente adattate, sia nell'ortografìa sia nel lessico, senz'altro per ridurre le citazioni al minimo necessario e per non cadere in troppa volubilità. Certo, per l'articolo le modificazioni sono senza alcun'importanza, ma è veramente giusto adattare? Se al Cellini viene naturale un in ridondante del tipo in nel modo, tanto per dare un esempio, mi sembra sia corretto metterlo anche nelle citazioni - se non altro per dare piacere e gusto al lettore che tramite i passi citati nell'articolo si trova di nuovo nel mondo del Cellini così pregno di colore e vivacità con quell'inseguirsi di papi e guerre, oro e gioie.

In un caso particolare non sono d'accordo con la dottoressa Rasder Taraldsen e precisamente nella lettura dell'esempio preso dal 11, 6: // duca Alfonso suo padre con questi danari gli arebbe più presto con essi tolto Roma che mostratiglile. La dottoressa cita mostratiglieli e usa questo passo come esempio di un participio seguito da un dativo e un accusativo. Basandomi sul testo che mi da mostratiglile, propongo di leggere: mostrati + gli (= //: / danari) + le (= a Roma), prendendo in considerazione che il Cellini come cosa naturale usa gli per // (si veda la continuazione dello stesso passo: E non v'era ordine che gli (= / danari) volesse pagare.) Senza indugiare sull'argomento sappiamo da tanti esempi che la sequenza accusativo + dativo dei pronomi atoni ai tempi del Cellini era ancora abbastanza frequente.

Copenaghen