Revue Romane, Bind 9 (1974) 1

Pavao Tekavcic: Grammatica storica dell'italiano, Vol. I: Fonematica, con una presentazione di Luigi Heilmann, 343 pp., Società éditrice il Mulino, Bologna, 1972,

Magnus Ulleland

Per il recensore di un libro come quello del Tekavcic non basta la semplice lettura : il contenuto con la sua impostazione così decisamente didattica impone di per sé stesso l'insegnamento agli studenti; ed è questo che abbiamo fatto per il primo volume, prefiggendoci di ritornare più tardi al secondo volume {Morfosintassi) ed al terzo (Lessico) con i medesimi intenti.

Il primo volume è dunque una fonematica storica, divisa naturalmente in quattro parti : Vocalismo tonico, vocalismo atono, consonantismo e sistema prosodico; segue poi una ricchissima bibliografia. In ogni parte viene dedicato ampio spazio alla descrizione della fase latina, vengono poi precisate le linee generali dell'evoluzione nel latino parlato, e dati finalmente gli esiti italiani di queste basi, siano quelli della lingua letteraria, siano quelli dei vari dialetti. L'esposizione si concentra principalmente sui fatti della lingua letteraria, mentre per i dialetti vengono dati prospetti più sommarì, come anche brevi riassunti degli esiti nelle altre lingue romanze.

Così il nuovo libro del Nostro non viene a sostituire la famosa grammatica del Rohlfs, ma è certamente più adatto all'insegnamento dei «principianti», perché la grammatica del Rohlfs, con la sua «dimensione geolinguistica», è troppo ricca di dettagli e troppo povera di riassunti a scopo didattico, per essere un facile e buono strumento per Io studente. D'ora in poi lo studente della grammatica storica italiana comincerà la sua iniziazione collo studio della grammatica del Nostro, mentre quella del Rohlfs, colla sua natura di Thésaurus, viene «ridotta» a una preziosa opera di consultazione per quelli che sono già stati iniziati.

Ci piace anche nel Nostro la costante premura di accennare agli esiti di un dato fenomeno nelle altre lingue romanze ; così non si perde mai di vista il fatto che l'evoluzioneitaliana è una e solo una tra tante altre nel complesso della storia linguistica romanza. Apprezziamo inoltre la premura del Nos>iro di precisare all'iniziodi ogni capitolo per sommi capi la materia da trattare nelle pagine seguenti, e la sollecitudine di riassumere alla fine di ogni capitolo i principali punti di vista espostici. Il Nostro ha anche l'abitudine, qualche volta saremmo tentati di chiamarlomania, di non contentarsi dei riassuntiverbali, ma di riassumere un complessodi fatti mediante schemi grafici. La funzione di tali schemi deve essere quella di illustrare il testo, di renderlo più chiaro, ma qualche volta lo schema è così complicato, che bisogna rileggere il testo per capirlo; una volta capito, però, può essere utile per esempio allo studente che si prepara agli esami. In fin dei conti, la maggior parte deeii schemi sono utili, alcuni potrebbero essere resi più chiari,

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una volta sola lo schema è ridicolmente
banale (lo schema del bilinguismo, p. 172).

Gli errori di stampa sono pochi e per lo più evidenti, come a p. 22, dove una serie di vocali lunghe non portano il segno della quantità; più grave il caso dei §§ 29-31, pp. 34-36, dove una certa confusione di vocali lunghe e brevi, aperte e chiuse, rende difficile la comprensione.

L'autore non spiega i fenomeni storici alla luce delle teorie di una «scuola» alla quale egli aderisce o secondo un solo atteggiamento linguistico presentato come il suo. Anzi, presenta varie soluzioni, con preciso riferimento ai linguisti che le hanno avanzate. «Fare oggi grammatica storica», dice lo Heilmann nella sua Presentazione, «significa reinterpretare in chiave strutturalista, e cioè sulla base del concetto di sistema nelle interrelazioni degli elementi che lo costituiscono, i dati e i metodi dellaricerca storico-comparativa e della geolinguistica. Il Tekavcic chiama questo tipo di considerazione linguistica «structuralisme raisonné»; io lo chiamerei «sana linguistica senza aggettivi »». Ora, per il linguista avanzato, che cerchi nel libro del Nostro una presentazione sistematica della storia dell'italiano, non si tratta di sana linguistica, perché è secondo la nostra modesta opinione, impossibile con tale metodo procedere, come dice lo Heilmann, «senza intoppi e senza contraddizioni». Si tratta invece di sana pedagogia, e dal punto di vista pedagogico noi accettiamo senza alcuna esitazione il metodo del Nostro. TI suo libro ha il vantaggio di dimostrare allo studente la grande diversità delle opinioni sui vari problemi trattati, e di dare all'insegnante l'opportunità di argomentare a favore di o polemizzare contro le varie teorie avanzate. Non è che l'autore sia del tutto anonimo: molte volte prende anche posizione in favore di una certa soluzione per tali o tal'altri motivi. Altre volte rinunzia a questo, dicendo che tutte le teorie si possono conciliare. Tale atteggiamento è, dal punto di vista collegiale, molto simpatico, benché abbiamo qualche volta certi dubbi intorno alla possibilità di realizzare tale conciliazione. Con questo metodo è chiaro che non mancano spiegazioni decisamente prestrutturaliste, che oggi sono difficili da accettare (non perché siano stravecchie, intendiamoci, ma perché sono troppo superficiali alla luce delle presenti cognizioni); ma in fin dei conti, troviamo anche questo relativamente ragionevole: quando lo strutturalismo non ha presentato una spiegazione nuova, perché non dare, in mancanza di meglio, quella tradizionale?

Sarebbe molto facile e del tutto inutile, per il recensore di qualsiasi orientamento, presentare l'elenco dei punti sui quali si trova in pieno disaccordo, perché spesso non si tratterebbe di polemizzare contro il Nostro, ma contro qualche altro o altri dei nostri rinomati confratelli. Il Nostro ha avuto il buon senso di presentare una grande varietà di punti di vista, che non sono necessariamente i suoi ; e dato che si tratta di una introduzione allo studio della grammatica storica italiana, egli ha fatto bene.

Nonostante, dunque i nostri numerosi dubbi e obbiezioni da muovere ai particolari consideriamo la Fonematicu. del Tekavcic un capolavoro: è proprio il libro che mancava. Per lo studente principiante è una trovata; perché facile, chiaro, pedagogicamente solido e metodologicamente adogmatico; per l'insegnante è una trovata ugualmente, perché costituisce una solida e variata base di discussione dei fatti. Questo libro resterà per decenni il naturale punto di partenza per ogni studioso della fonematica storica italiana e un'opera che nessun'italianista, principiante o specialista che sia, potrà permettersi di ignorare.

OSLO