Revue Romane, Bind 8 (1973) 1-2

D'in su la vetta della torre antica.... (Una preposizione inosservata (insu) ?)

DI

MAGNUS ULLELAND

Una decina d'anni fa la preposizione antica insu ha suscitato il nostro interesse ; e, avendo osservato che essa aveva una certa frequenza in testi antichi, e non soltanto antichi (si osservi il verso leopardiano alla testa di questo articoletto!), abbiamo domandato a noi stessi: quando si usa insu e quando la semplice sul Dopo aver fatto lo spoglio d'una serie di testi antichi, non ricordiamo più quali, siamo rimasti con uno schedario di alcune centinaie di schede, che mostravano invariabilmente insu e curiosamente: la semplice preposizione su non sembrava esistere. Così abbiamo concluso : la preposizione è insu nella lingua antica, la semplice su deve essere una formazione più moderna, e quindi il nostro problema non esiste; perciò abbiamo, stupidamente, gettato via tutto lo schedario. Però, quando uno ha cominciato ad osservare un certo fenomeno, non lo si dimentica così facilmente, ma continua ad osservarlo, ed oggi siamo convinti che il problema esiste, ma che è molto più complesso di quanto non ci siamo immaginati al primo contatto con esso. In questo articoletto non ci proponiamo, però, di risolvere il problema o i problemi intorno alle nostre preposizioni, ma soprattutto di accennarli.

Rivediamo prima ciò che abbiamo trovato sulla preposizione insu nei manuali che abbiamo avuto a portata di mano scrivendo queste pagine. Nella grande bibliografia dello Halll non si trova, salvo errore e omissione da parte nostra, niente. Nella sua Historische Grammatik2 il Rohlfs non ha registrato la preposizione insu, e per quanto possiamo vedere, manca anche l'avverbio insu, che di solito figura nei vari dizionari. Sotto il



1: R. A. Hall, Jr. : Bibliografia della linguistica italiana, I—111, Firenze, 1968; + Primo supplemento decennale {1956-66), Firenze, 1969.

2: G. Rohlfs : Historische Grammatik der Italienischen Sprache und ihrer Mundarten, Voi. Ili, Bern, 1954.

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lemma SU, p. 122, dà la solita spiegazione su < susu < sursum. Fa menzione anche della forma fiorentina sur, e constata finalmente che il toscano antico conosceva una forma sun < su in. Nella edizione italiana,3 invece, troviamo p. 237, la seguente aggiunta: «In dialetti settentrionali abbiamo il lombardo insti la faccia, in Piemonte ns la nossa ca 'sulla nostra casa'. - Va anche qui il ligure ins a noscia ca, a Genova ìnse a testa, inse efò'je 'sulle foglie'».

In alcuni dizionari etimologici troviamo i seguenti dati: Migliorini/ Duro4 si limitano a constatare che insu è composto di in e su. Olivieris registra sotto il lemma SU solo l'avverbio (alVinsu, di sottinsù). Battisti/ Alessio6 dicono (riproduciamo tutto l'articolo): «SU(sur, suso ant.) avv., prep. ; XIII sec. (ma ancora nel Trecento si preferiva suso, lasciando la forma ridotta ai composti 'lassù', 'insù', rispett. 'suvvi'. Da susum, panromanzo, per sursum (composto con sub-, col senso etimologico «dal basso verso l'alto»». - Qua sembrano discutere solo insu avverbio, benché la possibilità di una preposizione venga indicata. L'articolo INSU suona, ibidem, così: «INSU (in su, insue, insuso, Dante) avv., prep., XIV sec. ; in alto ». Dunque Battisti/Alessio riconoscono l'esistenza di una preposizione insu, senza più precisare; Rohlfs lo fa solo per i dialetti settentrionali.

In dizionari non etimologici si trova registrato l'avverbio insu; la preposizione viene di solito menzionata alla fine dell' articolo SU, come una combinazione di in e su, ma senza ulteriori esemplificazioni per quanto riguarda tempo, luogo od autori.

La situazione sembra dunque essere questa: tutti riconoscono l'esistenzadi una preposizione insu, ma nessuno sembra aver studiato la sua storia. Non sappiamo se esistessero (o esistano) differenze regionali nell'uso della nostra preposizione; non sappiamo se sia vera l'opinione (che tutti sembrano abbracciare) che insu sia una semplice variazione di su, oppure se insu fosse anticamente una preposizione a sé stante. Senza aver studiato sistematicamente la particella insu, tutti affermerebbero che il suo uso era molto più frequente nella lingua antica di quanto non sia in quella moderna, dove sembra condurre caso mai una vita piuttosto precaria. Parliamo adesso della lingua letteraria, intendiamoci; sui dialettimoderni



3: Torino. 1969.

4: Migliorini/Duro: Prontuario etimologico della lingua italiana, Torino, 1965.

5: Olivieri: Dizionario etimologico italiano, Miiano, i96i.

6: Battisti/Alessio : Dizionario etimologico italiano, IV, Firenze, 1950-57.

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lettimoderninon sappiamo nulla. Ma tale sviluppo nella lingua letteraria si potrebbe forse spiegare a base dialettale? Non sappiamo; e si potrebbe allungare considerevolmente la lista delle domande alle quali ignoriamo le risposte.

Se questa nostra immagine scoraggiante sia giusta, crediamo di potere, con modesti mezzi, dare almeno alcune informazioni nuove ed interessanti, e che potrebbero eventualmente contribuire alla soluzione di alcuni dei problemi soprannominati, se possono, intendiamoci, del tutto essere interessanti informazioni su un problema così minuscolo come il nostro, in un'epoca dove lo studioso più modesto sembra essere immancabilmente attirato, come «l'angelica farfalla», verso lo studio dei problemi grossi, se non addirittura verso il problema della lingua umana stessa.

Sappiamo dunque che ci sono testi antichi che ignorano la preposizione su, e che usano invariabilmente insu in funzione preposizionale; in tali testi su (e suso e persino insusó) ha sempre la funzione di avverbio. Contrariamente a ciò che si potrebbe dedurre dalle informazioni offerte dai manuali sopraccitati, i testi fiorentini costituiscono l'esempio più cospicuo di questo genere! Siamo dunque tentati ad avanzare l'ipotesi che su < susu < sur su m fosse originariamente un avverbio, e che aveva bisogno di essere appoggiato da un'altra preposizione per potere in combinazione con essa funzionare come preposizione. La storia della nostra preposizione, per quanto riguarda la lingua letteraria, dovrebbe dunque mostrare come ed eventualmente perché la preposizione su si sostituisca a mano a mano a insu. Intendiamo dimostrare che in una certa epoca, ad esempio il '500, quando il fiorentino ignora ancora più o meno la preposizione semplice, autori provenienti da altre parti d'ltalia conoscono un sistema misto, dove funzionano le due forme 3'una accanto all'altra. Da questo fatto concludiamo, per via d'ipotesi, che il fiorentino sia stato più conservatore davanti all'innovazione insu > su di quanto altri dialetti non siano stati.

Passiamo ora a un po' di documentazione, e vogliamo subito sottolineareche di solito non abbiamo letto testi completi; perché in questo breve studio non abbiamo voluto presentare una documentazione completadel fenomeno. Abbiamo letto una certa quantità di pagine in ogni testo consultato, qualche volta poche, altre volte di più, secondo la frequenza del fenomeno in tale testo, avendo avuto come scopo primario di appurare la tendenza generale del testo (se usa solo su o solo insu oppure tutt'e due). È chiaro che per uno studio completo che dovrebbe aver riguardo anche ai problemi semantici, questo metodo è insufficiente.

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Data questa insufficienza della documentazione non ha senso citare in extenso tutti gli esempi; basti citarne alcuni er per altro basarsi su statistiche. È opportuno sottolineare anche il fatto che non è proprio un piacere andare in cerca di una preposizione come (in)su; essa non conosce molti usi, di modo che in certi testi si possono leggere decine di pagine senza trovarne un solo esempio, in altri testi gli esempi formicolanoin ogni pagina.

Prendiamo ora in considerazione i testi fiorentini, che abbiamo letto, e cominciamo col Novellino,l benché la sua fiorentinità non sia forse assolutamente sicura. Siccome è l'unico testo che abbiamo letto in extenso, potrebbe essere utile presentare tutti i materiali:

Nov. XI : vi puose veleno, ..., in sulla lingua ; Nov. XX : e
versò in sui tappeti ; Nov. XXIII: aveva distesa una tovaglia
bianchissima in su l'erba verde ; Nov. XXVIII: sì andò in su
la carretta ; Nov. XXXII: montò in su uno mulo ; Nov.
XXXIII: ie vit una cornacchia in su un ceppo ; Nov. XXXIV:
tornò in sulV amistade usata ; Nov. XXXVI: Salio questo
Barlaam in su uno asino ; Nov. XL: piazzeggiava.no così riposando
in sul mangiare ; Nov. L: Addomandòe . . . che 7 rimettessero
in sulle possessioni ; Nov. LXIV: per tempo salio
in sue lo pergamo ; Nov. LXV: N' andò in su il primo ;
Nov. XCVII: si montar o in su un legno ; Nov. XCIX:
ella si gittò in su un altro ; Nov. C: vide in su la torre due
assassini .

L'avverbio è su(e) o suso secondo i casi, e lo interpretiamo come
avverbio anche in casi come : Nov. XXXVI : andò su a uno monte
; oppure: Nov. XCVIII: e fuggivano su per gli alberi ; ci
sono parecchi esempi di questo genere.

Una volta troviamo sor: Nov. XXVI: non piaccia a Dio, . .., che sì malvagia cotta stea sor me . Ma a noi il caso non pare pertinente, perché non crediamo che sor sia una contaminazione di su, come i manuali sembrano supporre; sarà piuttosto una forma di sovra: costrutti come sovr'esso darebbero facilmente sor esso e simili.

La semplice preposizione si riscontra tre volte : Nov. XXXVI : andava per maladirli di su il monte ; Nov. LXV: dimorando la notte lo Re Marco sul pino ; Nov. LXXXV: ma vadano i cittadini su questo legno .



7: // Novellino, a cura di C. Alvaro, ed. Garzanti, 1945

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Nei Testi fiorentini^ abbiamo letto l'estratto dal Libro della distruzione
di Troia, dove in su si riscontra 16 volte, e la semplice preposizione una
sola.

In poesia la scelta tra su e insu potrebbe essere un utile mezzo metrico e perciò abbiamo letto i primi 10 canti del Purgatorio9, che dovrebbe mostrare un ricco uso della nostra preposizione per il suo costante movimento insue. Ma Dante sembra qua ignorare la preposizione su, che si riscontra invece moltissime volte come avverbio; la preposizione insu si trova invece 14 volte, e precisamente in: Purg. 1,124; 1,130; 11,50; 1V,34; rV,69; rV,129; V,74; V.124; V1,47; VI,150; VII,82; IX.ll ; IX,IO4; X,20.

Del Decameronlo abbiamo letto la seconda giornata, ela situazione qua non è meno chiara. L'avverbio è su o suso, la preposizione semplice non si riscontra una sola volta, la preposizione insu invece 17 volte, e precisamente in: Dee. 11,2,41 ;n 3,35; 5,3 (due volte); 5,9; 5,10; 6,10; 6,12; 7,17; 7,74; 7,75; 8,98; 9,22; 9,49; 10,12 (due volte); Conclus. 3.

Dal Decameron abbiamo fatto un salto fino al '500 per leggere una trentina di pagine del Principe.l2 Dato il carattere astratto del testo la nostra particella non si vede spesso, ma abbiamo trovato insu preposizione 8 volte, e la preposizione semplice non si è riscontrata.

Abbiamo poi spogliato una cinquantina di pagine della Vital* del Cellini, che sembra mostrare la stessa situazione linguistica. La semplice preposizione non si riscontra una sola volta in queste pagine; insu preposizione si riscontra 15 volte (tra queste, due volte nella forma in sun).

La nostra documentazione, anche se non troppo ricca, sembra dunque dare appoggio alla nostra ipotesi che il dialetto fiorentino in linea di massima, usi soltanto insu come preposizione almeno fino a metà del '500; i pochi esempi di su preposizione ne! Novellino non possono essere allegati a prova contraria, data l'anonimità del testo.

Tutt'altra situazione troviamo in un testo cinquecentesco scritto da
un settentrionale come l'Àriosto.l4 Abbiamo spogliato i primi cinque



8: Testi fiorentini, a cura di A. Schiaffini, Sansoni, Firenze, 1954.

9: Dante Alighieri : La Divina Commedia, Voi. 11, a cura di G. A. Scartazzini, Forni, Bologna, 1965.

10: G. Boccaccio: Decameron, a cura di V. Branca, le Monnier, Firenze, 1965.

11: Si legga così: Decameron, giornata seconda, novella seconda, paragrafo 41.

12: N. Machiavelli: // Principe, in Tutte le opère di N. M., a cura di Flora/Cordiè, Mondadori, 1949.

13: B. Cellini: Vita, a cura di E. Camesasca, Rizzoli, Milano, 1954.

14: L. Ariosto: Orlando Furioso, Salani, Firenze, 1925.

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canti dell''Orlando Furioso, e trovato insu solo cinque volte, e precisamentein:
Ori. 1,15; 111,6; V,9; V,50; V,78.

La semplice preposizione si riscontra in questi canti invece 13 volte e
precisamente in: Ori. 1,14; 1,24; 11,7; 11,41; 11,48; 11,50; 11,75; 111,7;
111,34; 111,64; 1V,38; V,57; V,65.

Una lettura totale delle opere dell'Ariosto potrebbe, naturalmente cambiare quest'immagine, e potrebbe inoltre rivelare un sistema sottostante, cioè che l'autore sceglie tra le due preposizioni secondo criteri semantici o sintattici o metrici; ma potrebbe difficilmente cambiare l'impressione generale: che FAriosto usa tutt'e due e sembra dare la preferenza (cioè statisticamente) alla preposizione semplice.

Come controprova abbiamo letto le dedicatorie e alcune novelle del Bandello,ls dove non abbiamo potuto trovare la preposizione insu una sola volta, ma la semplice preposizione 17 volte (per curiosità abbiamo trovato una volta suso nella funzione preposizionale, ed è la prima volta durante le nostre ricerche).

Questi fatti potrebbero condurre all'ipotesi (e diciamo ipotesi non conclusione!) che solo i dialetti vicini al toscano conoscano nel primo '500 un sistema misto, e che gli altri dialetti settentrionali più distanti siano già passati al sistema «moderno » con la sola preposizione semplice. Tanto per essere conformi all'affermazione del Rohlfs, che i dialetti settentrionali antichi conoscono la preposizione insu, e per essere conformi alla nostra ipotesi che i dialetti settentrionali abbiano avverato lo sviluppo insu > su più presto di quanto non abbia fatto la lingua letteraria a base fiorentina o toscana.

Di testi meridionali di questa epoca abbiamo avuto a portata di mano solo // Novellino di Masuccio Salernitano,l6 di cui abbiamo letto una cinquantina di pagine. Risultato: 9 volte insu, e solo 2 volte su; dunque statisticamente la situazione è forse simile a quella del Novellino toscano, ma gli esempi sono pochi.

Il periodo più interessante della storia delle nostre preposizioni sarebbe probabilmente quello che viene dopo il '500. Noi non abbiamo finora avuto il tempo di studiarlo, ma abbiamo almeno fatto qualche prova a caso, spogliando in parte tre testi scritti nell'intervallo 1740-1840: uno settentrionale, uno centrale e uno meridionale (per quanto riguarda F origine dell' autore ; che un dato autore possa in un caso come questo



15: M. Bandello: Novelle, a cura di Ci. Vigorelli, Crarzanti, iy4s.

16: M. Salernitano: // Novellino, a cura di A. Mauro, Laterza, Bari, 1940.

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imitare autori classici è un'altra questione). Ma in ogni modo: nelle prime cinquanta pagine della Vitall dell'Alfieri troviamo la preposizione semplice 16 volte, la preposizione insu soltanto 2 volte; un risultato che sembra corroborare ciò che abbiamo detto sui dialetti settentrionali. In circa 40 pagine delle Operette morali del Leopardi (proveniente da una zona limitrofa alla Toscana) troviamo insu 8 volte, la semplice preposizione6 volte. Finalmente nelle lettere del Metastasiol9 (si tratta di una trentina di pagine) non abbiamo visto che la preposizione semplice.

Tutti questi fatti, un po' sparsi e non troppo ricchi, bisogna dirlo, sembrano, fino a prova contraria, corroborare la nostra tesi, che la preposizione sia stata originariamente insu in tutta l'ltalia (per il Mezzogiorno siamo ancora male informati bisogna ammetterlo!). Coli'andare dei secoli la lingua letteraria ha a poco a poco sostituito ad essa la preposizione semplice (su). Questa sostituizione si è avverata, però, con velocità diversa secondo la provenienza degli autori : cioè più presto nel Settentrione e (probabilmente anche) nel Mezzogiorno che non nell'ltalia centrale (la Toscana e zone limitrofe).

Bisogna sottolineare che uno studio più dettagliato della preposizione insu, dovrebbe includere anche uno studio semantico, il quale non si potrebbe eseguire a base delle nostre povere statistiche. È abbastanza chiaro che insu non corrisponde sempre a un su moderno, ma piuttosto a in; è inoltre chiaro che in certi contesti sta in libera variazione con altre preposizioni, specialmente sovra, e via di seguito. Uno studio completo della nostra preposizione deve dunque includere tutte le particelle che denotano in qualche modo od altro 'posizione a livello più alto'.

In conclusione vogliamo affermare che anche se alcune delle nostre idee potranno in seguito mostrarsi incomplete o premature o addirittura false, abbiamo almeno provato con evidenza che le nostre particelle meritano d'essere studiate con ogni serietà, e che tale studio può rivelare fatti nuovi ed interessanti.

Magnus Ulleland

OSLO



17: V. Alfieri: Vita, a cura di L. G. Tenconi, Rizzoli, Milano, 1960.

18: G. Leopardi: Operette morali, a cura di M. Olivieri, Rizzoli, Milano, 1951.

19: P. Metastasio: Tutte le opère di P. M.. Vol. 111, a cura di B. Brunelli, Mondadori, 1951.