Revue Romane, Bind 2 (1967) 1

Kolbjørn Blücher

Side 2

Non ci proponiamo nel presente lavoro di discutere in una volta tutti i problemi riguardanti le proposizioni in cui come funziona quale congiunzione. In questo saggio sarà nostra cura mostrare i suoi principali usi e accezioni e tentare di spiegare i più importanti fenomeni che riscontriamo durante le nostre ricerche. Al centro dell'interesse saranno dunque più precisamente: i vari tipi di proposizione subordinata introdotta da come, gli avverbi correlativi e rafforzativi che accompagnano la congiunzione, il modo del verbo nella subordinata.

IL MATERIALE. Il materiale studiato è il seguente (fra parentesi
diamo l'abbreviazione adoperata per ogni opera):


DIVL444

Questo materiale, comprendente testi dal XIII al XVI secolo, è stato scelto perché è, a nostro parere, significativo e perché lo riteniamo sufficiente a dare un quadro esatto dell'uso di come nella lingua antica. Fra tutti questi testi, è ovvio, il Decameron riveste un'importanza particolare,non solo perché è l'opera in prosa più importante dell'epoca, ma soprattutto perché la sua lingua, malgrado i frequenti latinismi, è quella più viva e più varia. Basiamo perciò in gran parte il nostro studio sul materiale del Decameron, senza, naturalmente, attribuirvi un significaioassoluto.



4: Boccaccio, // Decameron (a e. di N. Sapegno), U.T.E.T., Torino, 1956.

5: Dante, Divina Commedia (a c. di G. Vandelli), U. Hoepli Editore, Milano, 1929.

6: Dante, Vita Nuova (a e. di T. Casini), Sansoni Editore, Firenze, 1918.

7: Dante, Convivio, C. Signorelli Editore, Milano, 1946.

8: A. Schiaffìnì, Testi fiorentini, Firenze, 1954.

9: Compagni, La cronica (a e. di G. Luzzatto), Casa Editrice Vallardi, Milano.

10: Machiavelli, II principe, (a e. di G. Lisio), Sansoni, Firenze, 1954.

11: Cellini, La vita (a e. di M. Gorra), G. Einaudi Editore, Torino, 1954.

12: // Novellino (a e. di C. Alvaro), Edizioni Garzanti, 1945.

Side 3

ficaioassoluto.Gli altri testi serviranno infatti a modificare, nell'uno o
nell'altro senso, le conclusioni che ne possiamo trarre.

La classificazione del materiale pone problemi non indifferenti per quanto riguarda i criteri da adottare. Riteniamo che senz'altro s'imponga una prima classificazione semantica, che però da sola è insufficiente a dare la necessaria chiarezza e precisione. Nella suddivisione ci serviamo perciò di criteri formali ogni volta che essi ci paiono utili ai nostri fini. Certi problemi particolari li discuteremo a mano a mano che si presenteranno.

Vorremo soprattutto mostrare i tipi di proposizioni in cui come si
usa, e indicheremo perciò per la maggior parte degli esempi soltanto i
luoghi.

I. COME INTRODUCE UNA SUBORDINATA COMPARATIVA^. Il periodo di cui fa parte la subordinata comparativa introdotta da come esprime sempre un'uguaglianza, reale o irreale. Quantunque la subordinata sia sempre sintatticamente da considerarsi una comparativa, non si esprime sempre nel periodo una vera e propria comparazione. In molti casi ha più rilievo la maniera e meno la comparazione. Abbiamo però scelto di classificare tutte queste varietà insieme, data l'identica funzione sintattica della subordinata.

1. Uguaglianza reale. A. Diamo prima degli esempi in cui il modo usato è l'indicativo. Questa categoria comprende due tipi: con o senza un avverbio dimostrativo correlativo (una specie di antecedente) nella principale.

a) La comparazione con un avverbio correlativo nella principale si
può suddividere in due gruppi. La principale precede la subordinata
comparativa che è introdotta da come:

Dee, I, 1, p. 72, r. 1314: -e son certissimo che così n'avverrebbe come
voi dite; I, 1, p. 80, r. 24: - né far ch'egli così non voglia morire come
egli è vivuto; 11, 5, p. 159, r. 9: Tu ne potresti così riavere un denaio,



13: L'uso dei modi del verbo nella subordinata comparativa in questo stadio della lingua è stato studiato in un recente lavoro pubblicato su Studia N., XXXVII, No. I 1965: M. Ulleland: II periodo comparativo nel toscano antico. Alcuni punti di questo lavoro ci offriranno più innanzi qualche spunto di riferimento o di discussione.

14: Dee, I, 1, p. 72, r. 13 = Decameron, giornata prima, novella prima, pagina 72, riga 13 (la riga indicata è quella del come).

Side 4

come avere delle stelle del cielo; Testi fior., p. 126, r. 31: e era molto
vecchio sì di tenpo com'era di senno.

Altri esempi:

Dee, Introd., p. 44, r. 4; p. 47, r. 17; p. 58, r. 8; p. 58, r. 34; I, 2,
p. 84, r. 18; I, 2, p. 86, r. 2; I, 3, p. 91, r. 16; I, 7, p. 108, r. 5 (e numerosi
altri casi).

La subordinata, introdotta da (così o sì) come, precede la principale:

Dee, I, 2, p. 84, r. 27: - così come egli pertinace dimorava, così Giannotto di sollecitarlo non finiva giammai; I, 3, p. 89, r. 13: - sì come la sciocchezza spesse volte trae altrui di felice stato e mette in grandissima miseria, così il senno di grandissimi pericoli trae il savio; Comm., 2, XIX, 10: - e come '1 sol conforta le fredde membra così lo sguardo mio le facea scorta la lingua -.

Altri esempi:

Dee, I, Introd., p. 43, r. 15; p. 45, r. 11; I, 1, p. 66, r. 21; 11, Introd.,
p. 125, r. 7; IV, 3, p. 413, r. 19; VII, Introd., p. 150, r. 10; VII, 6, p. 186,
r. 6; Comm., 2, I, 72; Testi fior., p. 149, r. 16 (e parecchi altri casi).

b) Come il tipo a) la comparazione senza un avverbio correlativo nella
principale può essere di due specie. La subordinata, introdotta da
(così o sì) come, viene dopo la principale:

Dee, I, Tntrod., p. 43, r. 4: - tante conosco che la presente opera, al vostro iudicio, avrà grave e noioso principio, sì come è la dolorosa ricordazione -; Comm., 2, XI, 114: - superba fu a quel tempo sì com'ora è putta; Testi fìor., p. 66, r. 11 : - le debbiano anche rassegnare, chôme dett'è disopra.

Altri esempi :

Dee, I, 1, p. 78, r. 13; I, 2, p. 85, r. 6; I, 2, p. 85, r. 8; Comm., 2, XXVT, 80; 3, XXVIII, 90; Conv., I, XII, p. 25, r. 38; Vita, I, 22, p. 39, r. 4; Testi fior., p. 52, r. 25; p. 75, r. 1 ; p. 240, r. 25; Nov., p. 44, r. 18 (e numerosi altri casi).

La subordinata, introdotta da (così o sì) come, precede la principale:

Dee, I, Introd., p. 52, r. 11 : - e in quelle stivati, come si mettono le mercatantie , con poca terra si ricoprieno -; p. 47, r. 8: - e così come il dicevano il mettevano in opera a lor potere; Comm., 2, I, 61: Sì com'io dissi, fui mandato ad esso -.

Altri esempi:

Dee, introd., p. 65, r. 20; I, 1, p. 70, r. 10; 111, 2, p. 280, r. 17; Nov
p. 124, r. 14 (e molti altri casi).

Gli esempi dati qui sono naturalmente una piccolissin-.a parte di tutti

Side 5

quelli che si trovano nei testi esaminati, data la grande frequenza di questa specie di frasi. Gli esempi citati e indicati sono però esaurienti per illustrare l'uso di come in questi tipi di periodo comparativo, poiché tutti gli esempi riscontrati nei vari testi rientrano nella nostra classificazion els.

Uguaglianza reale. B. Abbiamo trovato un certo numero di esempi in
cui il modo del verbo nella subordinata è il congiuntivo. Classifichiamo
gli esempi secondo i vari tipi che ci sembra di poter distinguere :

a a) L'azione espressa nella comparativa non è in quel momento
avvenuta, ma è considerata di poter avvenire (futuro potenziale nel
passato):

Dee. 11, 7, p. 205, r. 8: Per che la duchessa consentì che egli, come il meglio gli paresse, facesse; 11, 10, p. 257, r. 2: - comandò che come le piacesse gli rispondesse; VII, 2, p. 161, r. 13: - s'argomentò di fornirlo come potesse; IX, 6, p. 378, r. 12: - non ricorse ad emendare come meglio avesse potuto, ma disse -; X, 2, p. 411, r. 10: - affermando che come Ghino più tosto potesse il visiterebbe -; X, 9, p. 486, r. 14: - pensò di scrivere alla donna sua e a lei come più tosto potesse tornerebbe -.

a b) Questo tipo si distingue dal precedente per il fatto che si tratta
di un futuro potenziale prospettato nel presente :

Nov.. p. 46: - priegoti che tu mi doni oro o argento o robe, come
sia tuo piacere -.

b) Abbiamo riscontrato una sola frase con come (in questo tipo di periodo sono più frequenti altre congiunzioni) in cui si esprime un'uguaglianza non precisa, ma dove il secondo membro del paragone è indeterminato (uguaglianza generical6):

Dee, 11, 8, p. 222, r. 30: - e a fare così destramente o più, come
alcuno degli altri facesse, ciascuna pruova -.

e) In alcuni pochi casi sembra che attraverso il congiuntivo il narratore o il parlante voglia indicare che la circostanza espressa nella comparativa è unicamente opinione di altri, sulla quale egli o si astiene completamente dall'esprimere un parere o forse ha delle riserve :



15: a) Si veda nota 20. b) Si veda Proposizione concessiva, p. 25. e) II Cellini adopera una locuzione esplicativa con come (Vita, I, 31, p. 61, r. 28: - fiori selvatici, come è quelle che si chiamano bocche di lione -; un altro esempio si trova in I, 27, p. 50, r. 17), che corrisponde al moderno cioè. Anche qui come introduce una subordinata comparativa.

16: M. Ulleland. ihid.

Side 6

Dec, V, 10, p. 91, r. 18: Udendo la donna queste cose, conobbe che egli erano dell'altre così savie come ella fosse; VI, 6, p. 118, r. 18: Tu ci uccelli, quasi se come noi non cognoscessimo i Baronci come facci tu -; Nov., 26, p. 76: - se io avessi così bella cotta com'ella, io sarei altresì sguardata come ella, perch'io sono altresì bella come sia ella.

d) Citiamo infine un esempio assai curioso che classificheremo con
più precisione e discuteremo più innanzi:

Dee, I, 1, p. 76, r. 27: - la quale egli, ogni volta che bevuto avea
troppo, conciava come Dio vel dica.

2. Uguaglianza irreale, a) Le proposizioni che esprimono una comparazione
irreale sono normalmente introdotte da come se. Il modo del
verbo nella comparativa è sempre il congiuntivo:

Dee, I, Introd., p. 46, r. 18: - come se veleno avesser preso, amenduni sopra gli mal tirati stracci morti caddero in terra; I, 1, p. 87, r. 29: - ci esaudisce, come se ad uno veramente santo per mezzano della sua grazia ricorressimo; Comm., 1, Vili, 72: - cerno vermiglie, come se di fuoco uscite fossero -; 2, XVI, 68: - pur come se tutto movesse seco di necessitate; 2, XXIX, 124: - l'altr'era come se le carni e l'ossa fossero state di smeraldo fatte; Testi fior., p. 67, r. 33: - vaglia e tengna chose come se tutt'i sei consiglieri ordinati fatto l'avessero.

b) Anche (così o sì) come può introdurre una comparativa irreale.
Il modo del verbo è sempre il congiuntivo:

Comm., 1, V, 141 : - io venni men com'io morisse; 1, X, 36: - ed ei s'ergea col petto e con la fronte, com' avesse l'lnferno in gran dispitto; I,XXX, 103: Quella sonò come fosse un tamburo; 2, Vili, 48: - mirava pur me, come conoscer mi volesse -; 3, XX, 27: - quel mormorar dell'aguglia salissi su per lo collo, come fosse bugio; Princ, VII, p. 53, r. 4: E, come non avessi avuto ad avere rispetto a Francia -, e' saltava in Pisa; Testi fior., p. 70, r. 6: - e vaglia e tegna la lor boce in tutti i consigli delà compagnia, sì chôme fossero del novero de'sei consiglieri -; Nov., p. 90, r. 5: - meravigliandosi sì come avesse sognato -.

11. COME INTRODUCE UNA SUBORDINATA COMPLETIVA. In questa accezione la congiunzione introduce in genere una proposizione che costituisce parte di un periodo più ampio e che dipende da un verbo di «raccontare» o «dichiarare». La subordinata è o affermativa o interrogativa indiretta.

Side 7

A. Subordinata completiva di maniera, introdotta da {così o sì) come:

Dee, 11, 2, p. 134, r. 14: Allora quegli che già sapeva come andare doveva il fatto -; 11, 5, p. 171, r. 5: - e loro ordinatamente disse come era avvenuto; Comm., I, IX, 10: Io vidi ben sì com'ei ricoperse lo cominciar -; Dee, IV, 3, p. 415, r. 20: - domandolla come questo esser potesse -; Testi fior., p. 77, r. 20: - e domandando altre persone com'avea nome -.

Altri esempi :

Dee, 11, 9, p. 248, r. 4; IV, 2, p. 403, r. 28; Comm., 1, V, 127; 2, I,
67; Vita n., XV, p. 73, r. 45; Testi fior., p. 75, r. 16; p. 106, r. 31 ; p. 75,
r. 7; p. 154, r. 8; Nov., p. 48, r. 21.

B. Subordinata completiva con la congiunzione = che, introdotta da
come (o più raramente : avverbio rafforzativo ' come) :

Dee, 11, 9, p. 243, r. 3: - scrivendo alla donna come tornato era; Testi fior., p. 247, r. 25: Noi averno lettera da tutti questi collettori, sì ccome averno ricevuto tanto e non più; Prine, XVIII, p. 102, r. 9: Dovete adunque sapere come sono dua generazioni di combattere ; Vita, I, CXIV, p. 245, r. 4: - e mandommi subito a dire come il Papa mi rivoleva nelle mane.

Altri esempi

Dee, 111, 3, p. 286, r. 8; Comm., 1, XXIX, 139; Testi fior., p. 57, r. 34; p. 107, r. 13; p. 172, r. 26; p. 182, r. 24; Vita n., XII, p. 50, r. 44; Prine, Vili. p. 59, r. 11 : XIX. p. 114, r. 22; XIX, p. 115, r. 4; Vita, 1, 11, p. 4, r. 7; 1, LXXVI, p. 157, r. 28; Nov., p. 205, r. 16; p. 207, r. 33; p. 219, r. 9;p. 222, r. 17.

111. COME INTRODUCE UNA SUBORDINATA FINALE. Negli
esempi seguenti si esprime un fine nella subordinata. Il modo del verbo
in questa è sempre il congiuntivo :

Dee, I, 1, p. 80, r. 33: Per la qual cosa li due fratelli, ordinato di quello di lui medesimo come egli fosse onerevolmente sepellito -; 11, 7, p. 197, r. 22: - ordinò come da loro colla donna la seguente notte ricevuto fosse; X, 10, p. 500, r. 16: - e per ciò pensate come la festa delle nozze sia bella, e come voi onorevolmente ricever la possiate -17.



17: II verbo della principale ¡ come equivalgono in questi esempi a «provvedere affinchè ».

Side 8

IV. COME INTRODUCE UNA SUBORDINATA TEMPORALE. Negli esempi qui riportati si esprimono nel periodo vari rapporti di tempo, riferendosi sia al passato che al presente e al futuro. L'azione espressa nella proposizione subordinata introdotta da (così o sì) come (prima) è sempre o contemporanea o anteriore rispetto a quella della principale. In alcuni casi troviamo nella principale così quale avverbio correlativo (o, se vogliamo, antecedente) della subordinatalB.

1. // modo del verbo nella subordinata è Vindicativo. A. Negli esempi seguenti si indica la simultaneità o la successione immediata di due azioni momentanee. Due varianti di questo tipo sono i periodi in cui la subordinata è introdotta da come prima 19 e quelli che contengono l'avverbio tosto2o.

a) Azione avvenuta nel passato:

Dee, 1, 7, p. 108, r. 20: - e come veduto l'ebbe, incontanente gli corse nello animo un pensier cattivo -; 11, 5, p. 165, r. 7: - come sentito l'ebbe cadere, così corse a dirlo alla donna; Vili, 10, p. 327, r. 27: - come prima ebbe agio, fece a Salabaetto grandissima festa -; Comm., 2, TX, 40: - che mi scoss'io, sì come dalla faccia mi fuggì '1 sonno -; 2, XXX, 124: Sì tosto come in su la soglia fui di mia seconda etade e mutai vita, questi si tolse a me -.

Altri esempi:

Dee, TI, 1, p. 131, r. 11; 111, 3, p. 291, r. 25; 111, 4, p. 297, r. 3; V, 10,
p. 90, r. 22; VI, 1, p. 388, r. 8; VII, 1, p. 154, r. 10; VII, 5, p. 178, r.
29; VII, 7, p. 193, r. 18; VII, 9, p. 207, r. 7; VII, 10, p. 221, r. 10; IX,



18: In questa funzione si riscontra qualche rara volta e (ed/et) (Dee, 11, 8, p. 225, r. 4: come la Giannetta uscì dalla camera, e il battimento ristette ).

19: Prima aggiunge un aspetto di rapporto relativo di tempo. Come prima ha Io stesso significato del moderno appena (che).

20: Si può considerare questo un tipo di periodo temporale comprendente una comparativa introdotta da come: (Nov., p. 225, r. 26) E sì tosto come fue dì, si levò -. Come vediamo dall'esempio succitato, il periodo contiene un avverbio che esprime la rapidità (molto spesso questo avverbio fa parte della principale; infatti qui si potrebbe anche dire: si levò sì tosto come fue dì -) a cui si aggiunge una proposizione comparativa introdotta da come (come può anche precedere l'avverbio: come tosto, ma il suo carattere comparativo rimane immutato; cfr. Meyer - Liibke, op. cit., Vol. Ili, § 598). La subordinata introdotta da come, considerata isolatamente, è dunque una comparativa, classificabile in I, 1, A, a. Ciononostante, per il significato preponderantemente temporale della subordinata nell'insieme del periodo, abbiamo classificato tale categoria di proposizioni sotto quelle temporali.

Side 9

5, p. 372, r. 7; X, 1, p. 405, r. 25; X, 9, p. 478, r. 2; Comm., 1, XXIV, 19; 2, TX, 59; 2, TX, 79; 2, XV, 92: 2, XIX, 107; 2, XXVII, 49; 2, XXXIII, 22; 3, 111, 19; 3, V, 114; 3, XII, 1; 3, XII, 58; 3, XIV, 5; 3, XXVI, 67; 3, XXVIII, 134; Princ, VI, p. 43, r. 12; XII, p. 77, r. 5; XIII, p. 86, r. 2; Vita, 1, XLIII, p. 93, r. 25; 1, CXII, p. 230, r. 22; Testi fior., p. 153, r. 20; p. 200, r. 6; Cron., 3, XL, p. 205, r. 3; Nov., p. 224, r. 10.

b) Azione nel futuro, espresso nel presente :

Dee, I, I, p. 80, r. 2: E per ciò vi priego che, come voi al vostro luogo sarete, facciate che a me vegna quel veracissimo corpo di Cristo - ; Vili, 8, p. 300, r. 14: - e come tu mi senti, così il fa entrare in questa cassa; Vita, 1, LXI, p. 118, r. 1 : Come voi scontrate Benvenuto, ditegli -.

Altri esempi :

Dee, 1, Conci., p. 120, r. 29; 111, 4, p. 298, r. 28; VIÍT, 7, p. 280,
r. 28; Comm., 3, XIV, 43; Nov., p. 219, r. 27.

e) Azione nel futuro, espresso nel passato :

Vita, 1, LXXXIII, p. 171, r. 36: Avevo fatto proposito che, come gli
era giorno, di farmi trar sangue -.

B. Nei casi seguenti, dove troviamo come nel gruppo A l'idea di
simultaneità o di successione, non si tratta di due sole azioni momentanee,
ma di una circostanza iterativa nel passato :

Dee, VI, 2, p. 106, r. 7: - come essi passavano, ed2l egli cominciava
a ber sì saporitamente questo suo vino -; Comm., 1, XXII, 29: -
ma come s'appressava Barbariccia, così si ritraén -.

Gli altri esempi:

Comm., 3, V, 106; Vita, 1, XXVII, p. 50, r. 7; 1, CVTII, p. 232, r. 29;
Testi fior., p. 160, r. 35; Cron., 3, XIV, p. 160, r. 6; Nov., p. 199, r. 37.

C. Nei casi qui registrati non si riferisce ad azioni delimitate nel
passato, nel presente o nel futuro, ma a circostanze che hanno un valore
temporale generale. Il tempo grammaticale è il presente :

Dee, VII, 5, p. 178, r. 26: - non è in casa uscio sì serrato che, come egli il tocca, non s'apra -; Princ., XII, p. 76, r. 17: Vogliono bene esser tua soldati mentre che tu non fai la guerra, ma come la guerra viene, o fuggirsi o andarsene.

Gli altri esempi

Dee, VII, 8, p. 203, r. 14; Princ., XXVI, p. 144, r. 15; Comm., 2,
XXV, 68.



21: Si veda nota 18.

Side 10

2. // modo del verbo nella subordinate è il congiuntivo. Si indica la
simultaneità o la successione immediata di due azioni momentanee nel
futuro, contemplato nel passato (si veda IV, 1, A, e):

Dee, 11, 7, p. 197, r. 20: - e già aveva collata la vela per doversi, come buon vento fosse, partire -; 11, 9, p. 243, r. 5: - impose che, come in parte fosse colla donna che migliore gli paresse, senza niuna misericordia la dovesse uccidere -; V, 5, p. 48, r. 21 : - gli aveva promesso di metterlo con lei, come avvenisse che Giacomino per alcuna ragione da sera fuori di casa andasse.

Altri esempi:

Dee, I, 2, p. 86, r. 9; 11, 2, p. 133, r. 9; 11, 8, p. 228, r. 19; V, 6, p. 57,
r. 6; V, 6, p. 58, r. 5; Vili, 7, p. 273, r. 13; IX, 4, p. 360, r. 13; 11, 5,
p. 170, r. 8; IV, 8, p. 446, r. 12.

V. COME INTRODUCE UNA SUBORDINATA CAUSALE. Il
modo del verbo nella subordinata è sempre l'indicativo. A. La proposizione
subordinata è introdotta da sì o così come.

Dee, IV, 1, p. 388, r. 6: - così come era nel vestimento impacciato, fu preso da due -; V, 7, p. 67, r. 20: Aveva già Fineo saputa la cagione per che costui era menato a morire, sì come la fama l'aveva portata per tutto.

Altri esempi :

Comm., 2, XIX, 118; Conv., 1, XII, p. 26, r. 31; Vita, 1, XCIII
p. 199, r. 7; 1, LXXVII, p. 184, r. 9; Testi fior., p. 74, r. 28.

B. La proposizione subordinata è introdotta da come:

Dee, VII, 5, p. 175, r. 4: - come egli molto l'amava e molto bella la
teneva , così estimava -; Comm., 2, XV, 80: Procaccia pur che
tosto sieno spente, come son già le due, le cinque piaghe -.

Altri esempi:

Dee, 111, 8, p. 349, r. 2; Comm., 2, XIX, 121 ; Prine, VI, p. 44, r. 12;
Vita, 1, CXVIII, p. 252, r. 13; Cron., 3, XLII, p. 207, r. 4.

VI. COME INTRODUCE UNA SUBORDINATA CONCESSIVA.
Riscontriamo due tipi di proposizioni concessive con come, uno con un
significato più generale, l'altro con un contenuto più delimitato e preciso.

Side 11

1.Il modo del verbo nella subordinata è il congiuntivo.

A. Concessione generale. La proposizione subordinata corrisponde a
quelle con comunque, in qualunque modo.

a) La concessiva è introdotta da come che:

Dee, 11, 7, p. 191, r. 5: - come che loro venisse fatto, trovarono chi per vaghezza di così ampia eredità gli uccise -; 111, 6, p. 311, r. 20: - come che questo sia stato o no, nella mia persona niuna cosa ne mostrò mai; VII, 2, p. 158, r. 18: - come che il fatto sia, entra in cotesto doglio -.

Altri esempi

Dee, VII, 8, p. 196, r. 10; IX, 7, p. 380, r. 14; Comm, 1, VI, 5; 1
XVTII, 57.

b) La subordinata è introdotta da come (un solo esempio riscontrato):

Dee, IV, 2, p. 407, r. 18: Disse a costui dove voleva esser menato,
e come il menasse, era contento -.

B. Concessione più precisa. La subordinata corrisponde alle proposizioni
con benché, quantunque, quand'anche. È introdotta da come che:

Dee, I, 1, p. 72, r. 22: I due fratelli, come che molta speranza non prendessero di questo, nondimeno se n'andarono ad una religione di frati -; 11, 5, p. 169, r. 3: - come che tu abbi perduti i tuoi denari, tu hai molto a lodare Iddio -; Comm., 1, VI, 72: - tenendo l'altra sotto gravi pesi, come che di ciò pianga -.

Altri esempi:

Dee, 111, 8, p. 343, r. 11; VI, 2, p. 104, r. 18; X, 7, p. 451, r. 25, 111
6, p. 317, r. 9; Nov., p. 228, r. 26.

2. Il modo del verbo nella subordinata è Vindicativo. Abbiamo registrato quattro casi nei quali il modo del verbo usato nella subordinata è l'indicativo. Corrispondono tutti al tipo 1, B (concessione precisa). La subordinata è introdotta da come che:

Dee, 11, 8, p. 225, r. 17: - la quale il giovane focosamente ama, come che ella non se ne accorge -; 111, 7, p. 325, r. 7: - come che io credo, se più fosse perseverato, il mio duro proponimento si sarebbe piegato -; VII, 9, p. 217, r. 2: - e ad una ora te e me vendica tagliandolo, come che molto meglio sarebbe a dar con essa in capo a Nicostrato -; Cron., 2, XIII, p. 88, r. 11: - e confortamo di bene fare, come che niente valse -.

PROPOSIZIONE COMPARATIVA. È in questa funzione che come
si trova più vicino a quella originaria latina. Anche in tale accezione

Side 12

però il suo uso si è ampliato moltissimo (facendo p. e. scomparire completamentecongiunzioni
latine come sicut, velut, quemadmodum,
ut, ecc), tanto che è divenuta una delle congiunzioni più usate.

Abbiamo visto che il periodo di uguaglianza reale può essere con o senza un avverbio correlativo nella principale. Questo avverbio, che annuncia o indica la subordinata comparativa introdotta da come, corrisponde al latino sic e ita. Nel toscano antico gli avverbi che si riscontrano più frequentemente in tale funzione (quando la congiunzione è come) sono sì (<sic) e così ( ' ecc usi e).

Abbiamo visto inoltre che come può essere rafforzato dagli stessi avverbi sì e così. Ritorniamo ai nostri esempi per tentare di stabilire quando essi si usano e quando no. Sotto I, 1, A, a, primo gruppo, la congiunzione non è in nessun caso rafforzata. 1, 1, A, a, secondo gruppo, e I, 1, A, b, primo e secondo gruppo, offrono esempi dove come è rafforzato dai sopraddetti avverbi e altri dove non lo è. Possiamo dunque concludere che dove manca il correlativo nella principale si può sempre usare l'avverbio rafforzativo. Invece, dove c'è il correlativo, esso si adopera solo quando la proposizione comparativa introdotta da come precede la principale (I, 1, A, a, secondo gruppo). Se la principale (col correlativo) si trova davanti alla subordinata comparativa (I, 1, A, a, primo gruppo), l'avverbio rafforzativo non si usa. Sembra dunque che, quando il correlativo nella principale funziona quale vero e proprio antecedente deila subordinata (precedendola), l'uso del rafforzativo sia escluso. In realtà anche l'avverbio rafforzativo può essere considerato un antecedente. Per rendere più chiare le nostre idee, vediamo schematicamente i principali tipi di periodo comparativo e le varie possibilità per quanto riguarda l'uso delle succitate particelle:

1. Tu sei (così) bella come è lei.
2. Tu sei bella (così) come è lei.

3. (Così) come lei è bella, (così) lo sei tu.

Possiamo prima di tutto constatare che in nessuno di questi tipi e in nessuna posizione così (o sì) è obbligatorio. Nel tipo 1, così è di chiara appartenenza sintattica alla principale. Nel tipo 3, è di altrettanta chiara appartenenza sintattica alla subordinata. Un tipo intermedio è quello secondo, in cui la particella in questione può essere intesa come appartenente sia alla principale che alla subordinata (negli esempi studiati normalmente è da considerarsi parte della subordinata). In tutti questi casi però, così appartiene idealmente alla principale, in quanto sempre

Side 13

indica o suggerisce il contenuto della subordinata, la «antecede». In tutti i casi in cui esso precede la congiunzione, qualunque sia la sua appartenenza sintattica, lo si deve dunque considerare un antecedente della subordinata. E, come sembra risultare da tutti gli esempi esaminati, un solo antecedente è possibile. Questo spiega perché l'uso della particella in funzione sintattica rafforzativa è escluso in I, 1, A, a, primo gruppo. Se essa si mette come correlativo nella principale del tipo 3 del nostro schema, non è un vero e proprio antecedente, perché non «antecede», ma segue la subordinata. È semplicemente un avverbio correlativo che ripete l'idea contenuta nella subordinata. Non influisce in nessun modo sull'uso del vero antecedente.

Come abbiamo detto, quomodo aveva nel latino volgare soppiantato altre congiunzioni iatine. Cronologicamente, questo è sicuramente avvenuto prima nelle proposizioni comparative. Come avveniva ne! sistema grammaticale e sintattico latino in generale (i mutamenti fonetici e morfologici hanno qui meno importanza), potremmo pensare che anche congiunzioni latine come p. e. (e soprattutto) ut andassero perdendo il loro pieno significato : c'era bisogno di maggior chiarezza e forse anche semplicità (ut si adoperava in funzioni diverse). Quomodo rispondeva a questo bisogno di chiarezza, perché il suo significato era più evidente, lo portava in sé (quomodo < quò" mòdo). Comunque, il nostro materiale dimostra che quomodo (>come) si è introdotto nelle funzioni di ut comparativo latino, cioè nella comparazione di uguaglianza reale.

Per quanto riguarda la comparazione irreale, il caso ci sembra analogo. Le congiunzioni latine in questa funzione erano normalmente quasi, tamquam (si), velut si e altre. Qui è stata adottata, come abbiamo visto, la stessa congiunzione che per la comparazione reale22. Nell'identità di congiunzioni nelle due funzioni si potrebbe vedere un'altra tendenza alla semplificazione. Un mezzo per differenziare un tipo dall'altro è la particella se (nel toscano antico non era obbligatoria, come abbiamo visto) che si unisce a come. Questo se deriva dal latino si che si adoperava insieme ad alcune congiunzioni latine in funzione comparativa (vedere sopra).

Il problema dell'uso dei modi del verbo nella subordinata comparativa
ci pare assai importante e di non sempre facile determinazione. Quanto



22: Accanto a come (¿e), l'italiano ha conservato in questa funzione il latino quasi nella forma moderna quasi (che).

Side 14

alla comparazione irreale, la questione del modo ci sembra chiara: in tutti i casi riscontrati il modo usato è sempre il congiuntivo. Possiamo perciò senz'altro concludere che nella subordinata comparativa di uguaglianza irreale il modo congiuntivo è obbligatorio. Qui l'uso latino si è mantenuto intatto.

I problemi sorgono quando esaminiamo l'impiego dei modi nella subordinata di uguaglianza reale, e più precisamente quando il modo è il congiuntivo. Nella stragrande maggioranza dei casi, come abbiamo potuto vedere dal nostro materiale, il modo usato è l'indicativo. Possiamo perciò dire che il congiuntivo in questo tipo costituisce un uso speciale di fronte al modo normale, che è l'indicativo. Ci soffermeremo dunque sull'uso del congiuntivo e cercheremo di stabilirne i criteri. Il lavoro già nominato sul periodo comparativo 23 tratta lo stesso problema, per cui diremo di volta in volta se i nostri punti di vista coincidono con quelli lì avanzati oppure no.

In tutti i casi registrati nel gruppo a a) (sotto Uguaglianza reale. B.), si tratta di azioni non ancora avvenute, ma supposte o previste di avvenirenel futuro, ma in un futuro contemplato o espresso nel passato: è dunque questo un futuro (potenziale) nel passato. Logicamente in questo tipo sono molto frequenti i casi di discorso indiretto. Due caratteristichesono però comuni a tutti i casi riscontrati: l'azione si riferisce al futuro, è contemplata nel passato (lo stesso dicasi degli esempi di tale tipo registrati nel già citato lavoro24). In tale articolo sono avanzate alcune possibili ipotesi per spiegare questo congiuntivo: regola meccanicadi correlazione dei modi (verbo nella principale al congiuntivo oppure al condizionale - verbo nella subordinata al congiuntivo); tutto il periodo comparativo è retto da un ver bum volendi, perciò il verbo della principale al congiuntivo, forse obbligatorio in questi casi mettere il congiuntivo anche nella secondaria; futuro potenziale. Le due prime eventualità hanno tutte e due il difetto di non essere applicabili in tutti



23: M. Ulleland, ibid.

24: Uno degli esempi citati (Dee, Vili, 9, p. 314, r. 17; la subordinata è introdotta da in quanto) è un caso di futuro contemplato nel presente e perciò, a nostro parere, da classificarsi separatamente (si veda Gruppo a b) nel nostro articolo). Probabilmente l'imperfetto congiuntivo nella comparativa ha un significato condizionale. Sarebbe così uno dei tanti casi del Decameron (e della lingua antica) in cui si vede impiegato l'imperfetto congiuntivo invece del condizionale, il che era dell'uso in proposizioni dipendenti potenziali o condizionali.

Side 15

i casi, e devono perciò essere scartate. Per quanto concerne la terza ipotesi, sembra si pensi alla sola qualità di futuro potenziale senza distinguere fra futuro nel passato e futuro nel presente, in quanto è compreso anche il caso da noi menzionato in nota 24, nel quale si tratta di un futuro nel presente. L'ultima eventualità è però senz'altro quella che si deve adottare, poiché è Tunica che spieghi tutti i casi col congiuntivo nella subordinata. Sono dunque questi due elementi insieme che paiono esigere il congiuntivo nella secondaria comparativa: azione nel futuro, futuro contemplato nel passato. Questo spiega pienamente Dee, VITI, 7. p. 274, r. 14: Dirai alla mia donna che ; ma che questo ella faccia2s come più tosto può. Qui il futuro è considerato nel presente, e in tale categoria di subordinata comparativa, da quanto risulta, il congiuntivo non è obbligatorio (si veda più innanzi).

Riferire alle ben note regole sul congiuntivo come il modo d'incertezza non è del tutto esauriente per spiegare in tutti i casi la scelta del modo congiuntivo nella secondaria comparativa. È più esatto intendere il congiuntivo come il modo formale o abituale in queste e altre proposizioni secondarie in cui si esprime un futuro nel passato (si veda anche il capitolo sulla proposizione temporale). Vediamo un non casuale parallelismo tra periodi come i seguenti:

Disse che lo farebbe corne meglio potesse (comparativo).
Disse che lo farebbe corne (= quando) tornasse (temporale).
Lo farà corne meglio puô (potrà, possa).
Lo farà corne (— quando) torna (tornerà).
[Lo farà quando vuole (vorrà, voglia)].

Si potrebbe forse suggerire una regola generale come segue: normalmente il futuro nel passato si esprime col condizionale nelle principali, coll'imperfetto congiuntivo nelle subordinate. Ci manca però il materiale per mostrare una validità generale di tale ipotesi. Ci si ricordi comunque quanto è stato detto sull'uso dell'imperfetto congiuntivo invece del condizionale in una pagina precedente.

Gruppo a b). Questo caso è anche un futuro potenziale, ma prospettato nel presente. Come abbiamo già detto, pare che in tale tipo il modo congiuntivo non sia obbligatorio (si veda sopra). Ci sono criteri precisi (e quali sono) che determinano qui la scelta del modo? Purtroppo ci manca il materiale per poter trarre conclusioni sicure. Forse la scelta è



25: faccia è indubbiamente un congiuntivo retto da dirai, e non un imperativo.

Side 16

qualche volta solo stilistica, forse l'autore col congiuntivo vuole esprimereuna determinata modalità (sempre o in alcuni casi). Per quanto riguarda il nostro esempio, è possibile si esprima col «sia» una sfumaturacondizionale (:«se tu accetti la mia preghiera») oppure concessiva (?) (: - oro o argento o robe - «qualunque di questi, secondo il tuo piacere »).

Gruppo b). Un solo esempio con come di questo tipo è stato registrato da noi, mentre con altre congiunzioni gli esempi sono più numerosi. Il congiuntivo si spiega facilmente col fatto che non si tratta di un paragone preciso ma di un periodo comparativo nel quale il secondo termine è indefinito, generico. In realtà il secondo termine comprende, in fin dei conti, sempre un gruppo di persone o di cose, e ogni componente è un possibile e valido secondo termine in un eventuale paragone preciso. È proprio l'idea del qualsiasi che richiede il congiuntivo. Per il resto aderiamo su questo punto completamente alla tesi espressa nel citato articolo di M. Ulleland.

Gruppo e). Abbiamo rilevato tre esempi che, secondo noi, devono essere considerati come appartenenti ad un unico tipo. Certamente non possono essere spiegati come eccezioni, avendo chiare caratteristiche comuni. Dire che col congiuntivo qui si esprima una non accettazione del contenuto del secondo termine della comparazione, cioè che così addirittura esso si neghi, ci sembra una conclusione un po' troppo azzardata26.Ora, per vedere bene i fatti, torniamo ai nostri esempi. Nei primo caso citato (Dee, V, 10, p. 91, r. 18), è il narratore che parla. Nella secondaria - come ella fosse ci pare che col congiuntivo egli voglia sottolineare che l'essere «savia» era opinione della donna stessa (per quello che aveva fatto) e non una descrizione oggettiva sua (in qual caso probabilmente si richiederebbe l'indicativo). Si esprime dunque (in un certo senso indirettamente) il pensiero, il parere della donna, una circostanza«secondo lei». Non vediamo nessun motivo per cui il narratore desidererebbe negare la furberia della donna, il che anche darebbe meno senso. In VI, 6, p. 118, r. 18 il parlante non ha nessuna possibilità di controllare se quello che dice il suo interlocutore sia vero o no. Perciò riteniamo che sia escluso che egli neghi l'affermazione, la cui veridicità così è fuori la portata del suo giudizio. Può al massimo dire: «- come fai secondo dici tu» (= noi non sappiamo se sia veramente così). E



26: M. Ulleland, ibid.

Side 17

per noi è probabilmente proprio quello che vuoi dire il congiuntivo, cioè un «secondo te». Il terzo esempio si spiega in modo identico. La donna, col suo «sia», riferisce l'opinione degli altri: l'altra è bella secondo pensano le altre persone. Lei stessa non vuole dare il proprio espresso consenso impiegando un «è», perché è gelosa, pensando evidentementedi essere altrettanto bella o più. Però questo non significa che ella neghi che l'altra sia bella!

Abbiamo dunque visto che tutti i casi si possono spiegare come riferimento di opinioni altrui, e, che questa, secondo la nostra analisi, è l'unica ipotesi che possa applicarsi pienamente a tutti gli esempi discussi. In secondo luogo (ma non primariamente), ci può essere una riserva sottintesa, ma non necessariamente (anzi può essere materialmente esclusa, come nel caso Dee, VI, 6, p. 118. r. 18; si veda sopra). Riassumendo, la nostra conclusione sarebbe" col congiuntivo il narratore o il parlante significa che la circostanza espressa nella subordinata comparativa è esclusivamente opinione altrui, sulla quale egli in alcuni casi si astiene totalmente dal formulare un giudizio, in altri forse ha delle riserve (ma, come abbiamo detto, quest'ultimo possibile elemento del significato è sempre secondario). Troviamo che la nostra tesi si può accordare con la definizione generale del Rohlfs (Gram. der it. Spr., § 698) del congiuntivo in proposizioni di questo genere («subjektive Auffassung»).

Nella lingua moderna si impiegherebbe in questo caso l'indicativo aggiungendo un «secondo —», oppure spesso un condizionale. Ci sembra inoltre probabile un rapporto fra il congiuntivo nelle secondarie degli esempi discussi e quello in subordinate della lingua moderna del tipo «dicono che sia vero». Ci manca però per adesso il materiale per poter procedere su questa strada.

Gruppo d)27. Il congiuntivo nella comparativa - come Dio vel dica è l'unico (registrato da noi) di questo tipo e assai curioso. È evidentemente una locuzione convenzionale che significa: «come solo sa Dio, come solo Dio vi potrebbe dire». Possiamo considerare anche qui il congiuntivo una specie di potenziale, essendo sottinteso un «se Dio volesse/se Dio vi parlasse». È dunque una possibilità ipotetica che viene espressa col congiuntivo, il quale potremmo così forse chiamare potenziale



27: Questo tipo manca nel citato lavoro di M. Ulleland.

Side 18

PROPOSIZIONE COMPLETIVA2». Abbiamo visto che nel toscano antico esistevano due tipi di proposizioni completive introdotte da come, uno che si può denominare completivo di modo e uno dove la congiunzione sostituisce che. Il primo tipo è affine a quello comparativo (di modo). Anche qui si tratta della maniera in cui un'azione si svolge. Già in latino quomodo si adoperava in subordinate completive. Altre congiunzioni latine impiegate in questa funzione erano quemadmodum e ut. Data l'affinità dì come in proposizioni completive di modo e in quelle comparative, è facile presumere un'influenza e un'analogia nell'evoluzione. Possiamo comunque constatare che ut ha subito la stessa sorte in tutte e due le funzioni. La somiglianzà fonetica e l'identica origine morfologica di quomodo e di quemadmodum hanno sicuramente contribuito alla scomparsa di quest'ultimo: esso è stato, si potrebbe dire, «assorbito» dal primo (tale osservazione è valida per le due congiunzioni anche in funzione comparativa). Quomodo è dunque prevalso sulle altre congiunzioni latine anche in questa funzione ed è rimasta l'unica congiunzione a introdurre le completive di modo.

Come si usava nel senso di che soprattutto dopo i cosiddetti verbi dichiarativi. Qui non si esprime dunque la maniera, ma il fatto. Questa sostituzione di come a che si spiega con il fatto che originariamente non si pensava precisamente all'azione stessa, ma più alla maniera in cui essa si svolgeva (Meyer-Lübke, op. cit., Ili, § 580). L'aspetto di maniera si è poi attenuato e come ha finito coi riferirsi prevalentemente al fatto stesso. Tale uso di come non è però molto frequente. In tutto abbiamo registrato nel nostro materiale venti esempi, sparsi in quasi tutti i testi. Nel toscano antico che era dunque la congiunzione normale in questa specie di proposizioni.

Il fenomeno non sembra essere caratteristico di qualche autore particolare,ma
della lingua in generale. Qualche volta come è adoperato per
ragioni stilistiche, p. e. per evitare due proposizioni successive introdotte



28: L'uso dei modi nella completiva introdotta da come si studierebbe con utilità solo ali" interno della completiva (comprendendo tutti i tipi e tutte le congiunzioni). Essendo questo indubbiamente un problema molto vasto e complesso, tale studio esorbiterebbe i limiti del presente saggio, per cui rinunciamo a occuparci qui della questione dei modi nella completiva. Ci ripromettiamo di tornare sull'argomento.

Side 19

da che. Come poteva sia qui che nella funzione completiva di modo
essere rafforzato dagli avverbi sì e così29.

PROPOSIZIONE FINALE. Nella lingua antica come poteva introdurre anche secondarie finali. Nel nostro materiale abbiamo riscontrato soltanto tre esempi di questo tipo (il Rohlfs, op. cit., § 777, ne cita un altro). Possiamo dunque per prima cosa dire che è un uso assai raro. Se consideriamo che i due primi esempi si trovano in frasi narrative di stile semplice, quasi orale, e il terzo in discorso diretto (lo stesso è il caso dell'esempio citato dal Rohlfs, ved. sopra), ci sembra molto probabile che siano forme speciali della lingua parlata qui impiegate dal Boccaccio. Il fenomeno è apparso già nel latino volgare (attestato in Terenzio). Sappiamo che in latino ut era anche congiunzione finale. Abbiamo visio che ul in proposizioni comparative di modo cedeva a poco a poco il posto a quomodo. Durante tale processo quest'ultimo è dunque arrivato a sostituirsi a ut anche nelle subordinate finali. Non è comunque difficile capire come il fine possa essere espresso in proposizioni contenenti una congiunzione di modo: si esprime prima la maniera in cui un'azione deve arrivare al fine, dopo di che il carattere di modo si perde a vantaggio di quello finale (ut aveva in latino subito uno sviluppo identico). Tale evoluzione nel latino volgare è indubbiamente stata facilitata dalla graduale scomparsa di ut e dal fatto che quomodo si era già introdotto in altre funzioni di quella congiunzione latina. Si può inoltre presumere che l'accezione finale di quomodo si sia sviluppata abbastanza presto nell'uso parlato latino, data l'esistenza dello stesso fenomeno in parecchie lingue romanze.

Per quanto concerne il toscano antico, bisogna rilevare un fatto interessante.Negli esempi da noi riportati l'aspetto di modo non è del tutto assente, poiché in tutti e tre gli esempi come significa in modo che (= affinchè). Non è possibile sapere con certezza se nella proposizione finale con come si sia conservato fin dall'apparizione della congiunzione in tale accezione, sempre e in tutti gli usi, il doppio aspetto di modo e



29: Meyer-Lubke {op. cit., § 578) riporta un esempio dove corne è impiegato nel senso di se (Lasca: - per vedere corne era drento danari -). Nel nostro materiale non abbiamo registrato nessun esempio del génère. Possiamo perciô concludere che c un uso rarissimo. Il fenomeno si potrebbe spieeare con rafnnità di funzione e di significato di corne in subordinate interrogative e di se nello stesso tipo di secondane, per cui corne poteva giungere a soslituirsi a se.

Side 20

di fine, ma ci sembra molto probabile. Accontentiamoci di constatare che comunque nei nostri esempi questo doppio aspetto è pienamente presente. Per quanto sappiamo, nel toscano antico come non è mai arrivato a essere unicamente e puramente congiunzione finale, cioè senza che la proposizione contenesse una sfumatura di modo. È probabilmentein parte tale fatto che ha impedito la sua ulteriore evoluzione nell'accezione finale.

PROPOSIZIONE TEMPORALE. Come in funzione temporale aveva nel toscano antico un impiego molto vasto. Come abbiamo visto dal nostro materiale, nelle temporali introdotte da questa congiunzione si potevano esprimere vari rapporti di tempo, nel presente, nel passato e nel futuro.

Il numero molto grande di esempi di tipo temporale registrati nel materiale esaminato ci ha costretti a riportarne solo una parte nella documentazione. Il sistema di classificazione da noi adottato è comunque valido per tutti i casi.

La congiunzione maggiormente impiegata in questa funzione era in latino cum. Un'altra congiunzione, quando, che già in epoca classica si usava nelle proposizioni temporali, ha acquistato nelle lingue romanze, come sappiamo, l'uso più generale, determinando la scomparsa totale di cum. Quomodo in funzione temporale appare già nel latino postclassico. Nelle proposizioni con questa congiunzione originariamente comparativa di modo l'idea di similitudine (cioè nella comparazione di uguaglianza) si è sviluppata prima in quella affine di simultaneità, poi in quella di successione immediata (cfr. Meyer-Lübke, op. cit., § 594). A questi tipi principali si aggiungono alcune varianti. È dunque questa evoluzione che ha condotto come nel toscano antico a usarsi nelle temporali in modo quasi altrettanto generale quanto la congiunzione quando.

Abbiamo detto che il valore temporale di quomodo si è sviluppato dall'idea di similitudine nelle comparative di uguaglianza. Una reminiscenza del suo originario uso comparativo è l'avverbio così (o sì) che spesso si adopera come correlativo nel periodo temporale. Questo fenomeno deriva infatti dall'impiego di così quale correlativo nel periodo comparativo. Quando quomodo passa a usarsi in proposizioni schiettamente temporali, l'uso del correlativo si mantiene anche nella nuova funzione. Anche in tal caso la congiunzione può essere rafforzata da così o sì, come nelle proposizioni comparative.

Side 21

Torniamo al nostro materiale per vedere più dettagliatamente l'uso di come nelle temporali. La congiunzione può in primo luogo impiegarsi in periodi indicanti la simultaneità o la successione immediata di due azioni momentanee sia nel passato che nel futuro (IV, 1, a - b - e; IV, 2). A questo tipo appartengono i costrutti sì tosto come e come prima che al rapporto generale d:immediatezza aggiungono aspetti complementari: nel primo costrutto, tosto sottolinea maggiormente la rapidità con cui le azioni si susseguono, nel secondo si esprime un rapporto relativo di tempo (si veda sotto). La congiunzione si trova inoltre in proposizioni in cui viene espressa una circostanza iterativa nel passato (IV, 1, B) e una circostanza di valore temporale generale (IV, 1, C). L'uso di come in funzione temporale nella lingua antica era dunque assai vario.

Abbiamo detto che nelle secondarie introdotte da come prima si csprime un rapporto relativo di tempo: l'enunciato della proposizione principale si può realizzare solo dopo il compimento di quello che si esprime nella subordinata; quando poi avviene quest'ultima azione, la prima più spesso ha luogo immediatamente (cfr. Meyer - Liibke, op. cit., § 598). Il costrutto latino corrispondente all'italiano come prima (o come pria) era cumprimum. Non possiamo dirlo con sicurezza, ma molto probabilmente quomodo prima si è sostituito direttamente a cum primum. Tale processo poteva essere facilitato dal fatto che quomodo già in alcuni casi si adoperava in periodi comparativi e forse anche dalla somiglianzà fonetica di cum e quomodo (>*quomo, corno).

Se studiamo la frequenza dei vari tipi di temporali con cuma nel materiale esaminato, il risultato ci sembra assai interessante. Su 247 esempi da noi riportati, 234 appartengono al tipo «simultaneità o successione immediata», 8 a quello «azione iterativa» e 5 a quello «valore temporale generale». La stragrande maggioranza degli esempi rientra dunque nella prima categoria, quella più vicina all'accezione originaria comparativa. Gli altri tipi, di frequenza addirittura irrisoria in confronto al primo, non dimostrano praticamente nessuna varietà di frequenza fra di loro. Non sembra esserci neanche una differenza rilevante cronologica: tutti i tipi si trovano in quasi tutti i testi, sia in quelli più antichi che in quelli più recenti. Bisogna però aggiungere che gli autori non si servono di come in funzione temporale in misura uguale: si trovano esempi dappertutto, ma due testi mostrano un uso particolarmente ricco del nostro fenomeno. L'enorme maggioranza dei casi (220 su 247) infatti., si trova nel Decameron e nella Divina Commedia (rispettivamente 160 e 60), una ricchezza che non può essere un caso. L'uso così frequente di

Side 22

come nelle temporali nella lingua dei due autori ci sembra avere uno scopo stilistico netto e preciso: quello di rendere più rapido e vivo il racconto e di dare un tono particolare alla lingua. Tutti e due i testi sono opere narrative che si prestano a una lingua viva. A questo proposito, notiamo che è il tipo «simultaneità o successione immediata di due azioni momentanee» che è usato particolarmente spesso nei due testi. La frequenza degli altri tipi di temporali con come non è, complessivamente, maggiore nel Decameron e nella Divina Commedia che negli altri testi esaminati. Forse l'uso come lo vediamo nei nostri due autori è un tratto popolare e orale, a somiglianzà di tanti altri fenomeni linguistici osservati, specie nel Boccaccio. Comunque, in nessun altro autore abbiamo trovato un impiego di come che salti così agli occhi. Possiamo dunque concludere che Fuso di come in varie categorie di temporali era un fenomeno normale nella lingua antica, ma che invece la frequenza con cui si trova adoperato nel Decameron e nella Divina Commedia non era affatto comune: è una caratteristica della lingua di queste due opere.

Sotto IV, 2 abbiamo riportato degli esempi dove le secondarie temporali introdotte da come hanno il verbo al modo congiuntivo. Tutte queste proposizioni si riferiscono al futuro, più precisamente a un futuro potenziale nel passato (si veda anche «Proposizione comparativa»). Anche qui molto spesso si tratta di discorso indiretto, ma non sempre. Come nelle comparative di tipo corrispondente, ci sono dunque due elementi in tali proposizioni che insieme sembrano esigere il congiuntivo: azione nel futuro, futuro contemplato nel passato. Nelle temporali con un futuro considerato nel presente abbiamo potuto osservare che il congiuntivo non è obbligatorio, e anzi, quando sono introdotte da come, pare che il congiuntivo sia escluso (si veda più innanzi).

Secondo la grammatica tradizionale si direbbe che il congiuntivo esprimaqui incertezza: l'azione futura è prospettata soltanto come possibilee non assolutamente sicura. In realtà, però, l'aspetto del «non assolutamente sicuro» è in alcuni casi praticamente inesistente, come p. e. in - comandò che come giorno chiaro fosse, fosser menati a Palermo (Dee, V, 6, p. 58, r. 5), dove non si può in nessun modo sostenereche esista un dubbio che alla notte non segua il giorno, cioè dove il fatto espresso nella temporale è certissimo. È perciò più esauriente dire che nel toscano del secolo XIV il congiuntivo sembra essere in tale tipo di proposizione temporale un'esigenza formale e non dipendente da fattori semantici (qui non interessa l'origine storica dell'uso). Precisiamo che nei testi del suddetto secolo non è stato riscontrato nessun caso del

Side 23

tipo futuro nel passato che non abbia il verbo al congiuntivo, per cui crediamo lecito usare il termine «modo obbligatorio». Nel Cellini (secolo XVI) abbiamo registrato una subordinata temporale di questo tipo in cui il verbo è all'imperfetto dell'indicativo (I, LXXXIII, p. 171, r. 36). È l'unico caso in tutto il materiale studiato, e il testo del Cellini è il più recente. Si tratta certamente di uno spunto nella lingua letteraria dell'uso dell'imperfetto indicativo in temporali per esprimere il futuro nel passato, fenomeno frequente nella lingua italiana contemporanea. Tale impiego si può spiegare con la natura stessa dell'imperfetto indicativo: descrive un fatto nel passato non come un'unità chiusa (perfettivo), ma come una circostanza nel suo svolgimento, che deve ancora finire (imperfettivo), cioè contiene un elemento inerente di futuro. Sono dunquedue i fattori dei carattere deìla nostra forma ad avere un'importanza particolare: il significato sintattico di passato, l'elemento inerente di futuro. Crediamo che siano questi due fattori insieme che hanno contribuitoall'adozione dell'imperfetto indicativo nella funzione «futuro nel passato». Riteniamo inoltre probabile un rapporto fra questo uso e l'impiego della stessa forma nelle condizionali, il quale rapporto meriterebbeuno studio particolare.

Rileviamo che non abbiamo trovato il congiuntivo in nessun altro tipo di proposizione temporale introdotta da come, p. e. in quello dove il verbo indica un'azione nel futuro prospettata nel presente. Si trovano esempi col verbo nel futuro dell'indicativo del tipo (Dee, I, Conci., p. 12U. r. 29) - come il sole sarà per andar sono, ceneremo - {ú trova qualche volta anche il presente dell'indicativo, quando il valore di futuro è chiaro), cioè in proposizioni dove l'aspetto dell'azione espressa nella subordinata non può essere che prevalentemente temporale, ma non del tipo lo farò come tu vorrai, ossia in proposizioni dove c'è possibilità di esprimere anche una sfumatura modale (cfr. l'uso con quando: lo farò quando tu voglia). Nel primo tipo il valore temporale della secondaria è evidente, mentre nel secondo molto spesso ci sarebbe possibilità di confusione con le comparative di modo. Crediamo che proprio per questa possibilità di confusione come non sia arrivato a usarsi in questo ultimo tipo (qui troviamo invece p. e. quando), per cui neanche il congiuntivo si adopera nella categoria «futuro nel presente» quando la congiunzione è come.

PROPOSIZIONE CAUSALE. L'origine dell'uso di come in funzione
causale sembra debba ricercarsi nell'affinità fra l'idea di successione e
quella di conseguenza, la quale racchiude in sé un elemento causale

Side 24

(la conseguenza premette sempre una causa). Sono dunque proposizioni temporali con quomodo che hanno preso un valore causale. Altre congiunzioni originariamente temporali che hanno subito la stessa evoluzionesono p. e. poiché e giacché. È uno sviluppo iniziatosi già nel latino volgare, dove la congiunzione ha acquistato una prima funzione causale sostituendosi al quod causale latino (naturalmente dopo che quomodo era giunto a impiegarsi in temporali).

Abbiamo notato negli esempi citati che la congiunzione può essere rafforzata dagli avverbi sì e così. È interessante il fatto che tali avverbi si trovano anche nella principale (quando essa segue la subordinata) come correlativi. È dunque un fenomeno identico a quello che abbiamo visto nelle temporali, e ha evidentemente la stessa origine. Come a sua volta la proposizione temporale con come aveva ripreso l'uso del correlativo della comparazione di uguaglianza, così la congiunzione, quando certe proposizioni originariamente temporali acquistano un valore causale, continua a essere impiegata con l'avverbio correlativo.

Il modo del verbo nella causale introdotta da come è Vindicativo, che è il modo abituale in tutte le proposizioni causali in italiano (antico e moderno)3o. In confronto all'uso latino, il sistema si è dunque molto semplificato. Sappiamo che in latino, secondo che nelle causali (specie con cum) si usava l'indicativo o il congiuntivo, si poteva esprimere una serie di sfumature circostanziali, di subordinazione sintattica ecc. A questa concezione latina dell'uso dei modi si è sostituita, con l'evoluzione linguistica, quella che troviamo nella nuova lingua italiana romanza: l'aspetto del rapporto causale che ai fini del modo del verbo ha prevalso è la realtà e la certezza della causa, per cui il verbo si pone nel modo indicativo. L'evoluzione in questo senso è probabilmente cominciata assai presto nella lingua latina parlata: nel toscano antico, come abbiamo visto, l'indicativo era già «di regola».

PROPOSIZIONE CONCESSIVA. La congiunzione come che è un cosiddetto relativo di generalizzazione: si è formata da come comparativo 4- il relativo che. Il suo significato originario era dunque in qualunque modo, comunque.

La congiunzione, dopo essere entrata in uso in proposizioni con
questa prima sfumatura concessiva, ha finito con l'impiegarsi in secondariecorrispondenti



30: Un'eccezione erano nel toscano antico le proposizioni introdotte da con ciò sia cusa che, nelle quali il modo normale era il congiuntivo (tale tipo aveva originariamente funzione concessiva).

Side 25

dariecorrispondentia quelle con benché (e simili), cioè dal significato
generalizzante si è sviluppato quello più preciso.

Abbiamo riportato un solo esempio in cui la congiunzione ha la forma semplice come. Il caso é del tipo «concessione generale» e non si distingue da questo che formalmente {come invece di come che). Crediamo che l'uso della forma semplice non sia altro che un'eccezione a quello normale, che era, come abbiamo visto, come che (quest'ultima forma renderebbe lo stesso identico senso al periodo).

Il modo abituale è il congiuntivo, ciò che è conforme all'uso latino. Abbiamo però rilevato quattro casi in cui il modo usato non è il congiuntivo(VI, 2) : 2 presente dell'indicativo, 1 passato remoto dell'indicativo, 1 condizionale. Per quanto riguarda il condizionale, il caso ci pare chiaro: si adopera questa forma per esprimere un rapporto di tempo che il congiuntivo non esprimerebbe con sufficiente chiarezza. Sembra che già nel toscano di quell'epoca si fosse stabilito l'uso che oggi è normale : quando il congiuntivo non basta per esprimere un determinato rapporto di tempo, si ricorre a forme che non appartengono al modo congiuntivo (normalmente il condizionale o il futuro dell'indicativo). Negli altri tre casi, la questione è diversa: una forma adatta del congiuntivoqui renderebbe perfettamente il senso desiderato. Vi sono diverse possibili spiegazioni di questo fenomeno. Prima di tutto abbiamo controllatodue edizioni autorevoli del Decameron diverse da quella usata da noi per accertare eventuali errori. In una (G. Einaudi Editore, a e. di G. Petronio. Torino 1961; le due proposizioni da noi citate col verbo nel presente dell'indicativo lo hanno nel presente del congiuntivo. Nell'altra(Le Monnier, a e. di V. Branca, Firenze 1960) i due casi sono identici a quelli dell'edizione adoperata da noi. Per questa via non è dunque possibile concludere altro che probabilmente non si tratta di errori ma di differenti lezioni dei manoscritti o forse di manoscritti diversi. Naturalmente sarebbe facile ricorrere alla scappatoia del solecismo,ma ci troviamo di fronte a tre casi e non a uno solo, per cui scartiamo tale possibilità come poco probabile. Forse sono forme sfuggiteall'autore senza che egli se ne rendesse conto, proprio perché erano forme a lui familiari, cioè appartenenti all'uso parlato, forse popolare (o impiegate deliberatamente per lo stesso motivo)? Un esame degli esempi in questione sembra appoggiare questa ipotesi: i due del Decameronsono discorso diretto, il terzo è anche di stile piuttosto semplice e orale. La nostra teoria sarebbe che nella lingua parlata di un certo tipo fosse possibile usare anche il modo indicativo nelle concessive (non raro neanche nella lingua parlata popolare moderna), fenomeno

Side 26

facilitato dal fatto che in tali proposizioni il modo è puramente formale' senza che esprima sfumature chiare di altro genere. Naturalmente è anche possibile che a quell'epoca il modo congiuntivo, sebbene il modo usuale, non fosse considerato da chi scriveva (o parlava) assolutamente obbligatorio nelle concessive.

Un esame di tutti i tipi di concessive potrebbe forse aiutarci a vedere
più chiaro; ma comunque sia, una statistica (congiuntivo: 96 indicativo: 4)
dimostra che il congiuntivo era il modo normale, abituale, nelle concessive.

Come che non sembra abbia avuto un impiego altrettanto diffuso quanto altre congiunzioni concessive quali sebbene, benché, quantunque e simili. Merita una menzione ancora una volta il Boccaccio, che adopera questo costrutto in funzione concessiva con una frequenza veramente straordinaria (95 casi), se consideriamo il numero molto limitato di esempi registrati negli altri testi (5 casi). Segnaliamo che quasi tutti i casi nel Decameron sono messi in bocca ai novellatori o ai personaggi stessi, e che 24 casi si trovano in discorso diretto. Aggiungiamo che anche nella Divina Commedia abbiamo riscontrato due casi con come che in concessive in discorso diretto. Molto probabilmente si tratta di nuovo di una locuzione frequente nell'uso parlato, deliberatamente scelta e impiegata dall'autore per uno scopo stilistico, cioè quello di dare un tono più vivo e «colorito» alla sua lingua.

CONCLUSIONE. Dall'essere nei latino classico una congiunzione unicamente comparativa di modo, di uso limitato, quomodo amplia nel latino volgare la sua sfera d'impiego e giunge nel toscano antico ad adoperarsi in parecchie funzioni diverse: la troviamo in proposizioni comparative, completive, finali, temporali, causali, concessive. La frequenza con cui la congiunzione si usa varia però moltissimo a seconda delle differenti accezioni, fatto assai importante per la comprensione dell'evoluzione che ha condotto all'uso odierno.

Constatiamo che l'impiego dei modi del verbo nella lingua antica per certi aspetti si riallaccia a quello del latino, e per altri se ne differenzia fondamentalmente. Nel complesso, il sistema si è notevolmente semplificato in confronto a quello latino.

Per quanto concerne i criteri per la scelta del modo, ci siamo potuti rendere conto che non sono sempre facili da stabilire con esattezza: certamente è questo il problema più spinoso di quanti abbiamo discusso in queste pagine. Comunque, speriamo di aver contribuito a chiarirne alcuni punti, anche se siamo coscienti che l'argomento non è affatto esaurito.

Side 27

Come abbiamo accennato, certe tendenze osservate nel toscano antico possono spiegare delle particolarità dell'uso dell'italiano moderno. Per farci un'idea più esatta dei fatti, vediamo quali sono le differenze essenziali fra il dialetto antico e la lingua moderna.

Come nella comparazione di uguaglianza reale, che nel toscano antico era il tipo di uso più frequente e generale, nel complesso si adopera nell'italiano moderno come nella lingua antica, a parte i dettagli seguenti : sì quale avverbio rafforzativo e correlativo non è più usato nell'italiano moderno; così è oggi l'avverbio normale. Nella comparazione irreale si usa normalmente come se; come semplice appartiene alla lingua letteraria molto ricercata e a quella dialettale.

Nella proposizione completiva di modo l'uso odierno non si distingue notevolmente da quello antico. Della congiunzione in funzione completiva quale equivalente a che, di frequenza non molto rilevante nella lingua antica e al quale che era di gran lunga preferito, non ci sono tracce nella lingua moderna colta.

Come in proposizioni finali, congiunzione ibrida d'impiego molto raro
nel toscano antico, è totalmente scomparso.

In funzione temporale, come si adopera oggi soltanto quando si vuole esprimere la simultaneità o la successione immediata di due azioni. Come abbiamo potuto osservare, una tendenza appunto in questo senso esisteva nella lingua antica, impiegandosi la congiunzione più spesso in questo tipo. Il costrutto come prima è stato sostituito da locuzioni come appena {che) e altre.

La forma normale in funzione causale è oggi siccome; come è della lingua letteraria antiquata. L'avverbio così come correlativo alle temporali e causali è raro nella lingua moderna; è più frequente nello stile meno elevato e parlato.

Come che (comecché/comeché) in proposizioni concessive è una forma
antiquata non più in uso.

La situazione qual'era nel toscano antico si è dunque modificata: si è operata una scelta, l'uso si è precisato. Abbiamo visto che l'evoluzione dal latino al dialetto antico aveva comportato un'enorme estensione delle funzioni della congiunzione. Invece, in confronto alla lingua antica, l'uso della congiunzione nell'italiano moderno si è ristretto notevolmente in determinate accezioni, e cioè precisamente in quelle in cui nella lingua antica il suo impiego non si era pienamente affermato.

BERGEN